
Si è concluso il 1° marzo scorso nella capitale del Burkina Faso Ouagadougou il prestigioso Festival panafricano del cinema e della televisione Fespaco, giunto quest’anno alla sua ventinovesima edizione.
Ad aggiudicarsi il premio più prestigioso, lo Stallone d’oro di Yennega (Étalon d’or du Yennega) è stato il regista burkinabé Dani Kouyaté con il suo film Katanga, la danse des scorpions, ispirato al Macbeth di Shakespeare, una favola in bianco e nero che mescola codici tradizionali e modernità, raccontando la caduta di un re, rovesciato dalla sete di potere del cugino.
La trama racconta la caduta di re Pazouknaam, sovrano del regno di Ganzurgu, che nomina il cugino Katanga capo dell’esercito dopo un fallito colpo di stato. Katanga però lo tradisce, prende il potere e cambia il destino del regno.
Una storia che ricorda anche quella recente del Paese, e il golpe militare che nel settembre 2022 portò al potere il capitano Ibrahim Traoré, attuale presidente della transizione, che spodestò il tenente colonnello Henri Sandaogo Damiba, il quale nel gennaio dello stesso anno aveva a sua volta rovesciato con un golpe il presidente Christian Kaboré.
Per Dani Kouyaté un riconoscimento rincorso da due decenni, da quando, nel 2001, si vide soffiare lo Stallone d’oro dal film Ali Zaoua del regista marocchino Nabil Ayouch. Al suo Katanga sono andati anche altri quattro riconoscimenti: il Premio Speciale FDCT, il Premio Speciale UEMOA per il lungometraggio di fiction, il Premio Sembène Ousmane della Fondazione Ecobank e il Premio della Critica Africana Paulin Soumanou Vieyra.
Nato il 4 giugno 1961 nella capitale economica del Burkina Faso, Bobo Dioulasso, Dani Kouyaté è discendente di una famiglia di griot e figlio del celebre attore Sotigui Kouyaté.
L’edizione 2025 del festival è stata segnata dalla morte, il 19 febbraio, alla vigilia dell’apertura, del grande regista maliano Souleymane Cissé, il cui posto alla presidenza della giuria, è rimasto vuoto.