
Il capo della transizione gabonese, Brice Oligui Nguema, ha vinto le elezioni presidenziali di sabato 12 aprile con il risultato di 90,35 % dei voti espressi, cioè 575.222 voti, secondo i dati proclamati dal ministro degli Interni Hermann Immongault. La conferma ufficiale dei risultati sarà data dalla Corte costituzionale nei prossimi giorni.
Al voto erano stati chiamati 920mila elettori circa, distribuiti su 3.037 seggi elettorali, di cui 96 all’estero.
Questa vittoria conferma e consolida il potere di Oligui Nguema a poco meno di due anni ormai dal colpo di stato contro l’ex presidente Ali Bongo. Dietro di lui, il suo principale avversario, l’ex primo ministro di Bongo Alain Claude Bilie-by-Nze, si deve accontentare del 3,02 % dei voti.
Il tasso di partecipazione al voto è stimato al 70,4 %, una diminuzione importante se confrontata con l’87% annunciato alcune ore dopo lo scrutinio di sabato. Su 636.606 votanti, le schede bianche o nulle sono state 25.859. Le schede valide quindi sono state 610.747 (cifre del ministro degli Interni).
Degli otto candidati alle presidenziali anche una donna, Gninga Chaning Zenaba. Intorno all’1% il risultato di due altre figure pilastro dell’ex partito al potere, il PDG, Stéphane Germain Iloko e Alain Simplice Boungouères.
Le autorità e alcuni osservatori sono d’accordo su uno scrutinio che si è svolto in maniera trasparente e pacifica. Alcuni elettori e in particolare il principale oppositore, Alain Claude Bilie-by-Nze, hanno però denunciato qualche malfunzionamento nell’organizzazione elettorale.
Ad altri è parso che il vincitore non avesse proprio bisogno di vedersi attribuire un risultato così…sovietico! Il plebiscito, supportato dall’aura di eroe del presidente tombeur della dinastia Bongo, durata decenni, sembra sia comunque un fatto irrinunciabile.
La fine della transizione e l’eredità dei Bongo
Questa elezione segna ufficialmente anche la fine della transizione militare, facendo entrare il paese dell’Africa centrale, ricco di petrolio e legname, nella sua quinta repubblica che dovrebbe far dimenticare quel regno della famiglia Bongo, caratterizzato da accuse di corruzione, cattivo governo, appropriazione indebita di denaro pubblico e altre nefandezze.
Durante la campagna elettorale, il 50enne Oligui Nguema, ex comandante della guardia repubblicana del Gabon, ha promesso di liberare il paese da questi “vizi” che ne avevano offuscato l’immagine. Prima delle lezioni, l’opposizione aveva però denunciato che la nuova Costituzione e il Codice elettorale erano stati concepiti su misura per offrire ai militari una via confortevole verso le poltrone più elevate… Così oggi, di fronte al risultato, c’è chi dice che forse si è addirittura tornati, quanto a elezioni, ai metodi della dinastia Bongo.
Al nuovo presidente incombe ora di fare in fretta ad affrontare le diverse urgenze che frenano il paese: alto tasso di disoccupazione, black out frequenti, infrastrutture in rovina, servizi pubblici compromessi e un debito stimato intorno al 73,3 % del PIL.
Ricordando sempre che questo piccolo paese conta solo 2,5 milioni di abitanti e che, nonostante le sue eccezionali risorse, circa il 35% della popolazione vive ancora sotto la soglia di povertà (due dollari al giorno).
L’identikit del presidente
Ma chi è il nuovo presidente eletto?
Brice Oligui Nguema era estremamente vicino a Omar Bongo (papà di Ali), servendolo fino alla morte (2009). Il nuovo uomo forte del Gabon è nato nella provincia dell’Alto-Ogooué, regione feudo della famiglia Bongo. C’è chi dice che sia addirittura cugino di Ali Bongo.
Nguema ha percorso la carriera militare, scalandola. Giovanissimo era entrato nella potente unità della guardia repubblicana del Gabon, dopo la formazione nella prestigiosa Accademia militare del Marocco. Giovane e ambizioso ufficiale, aveva rapidamente attirato l’attenzione degli alti gradi dell’esercito. Ed era diventato l’assistente del presidente Omar Bongo.
Quando Ali Bongo era succeduto al padre nel 2009, il generale Nguema era stato dimesso dalle sue funzioni. Aveva così cominciato ciò che i media del paese hanno descritto come il tempo del suo esilio: per quasi 10 anni aveva servito come addetto alle ambasciate del Gabon in Marocco e Senegal.
Un anno dopo l’ictus che aveva colpito Ali Bongo a Riyad, in Arabia Saudita, nell’ottobre 2018, l’allora colonnello Brice Clothaire Oligui Nguema veniva richiamato in Gabon dove rimpiazzava un altro colonnello che altri non era che il fratellastro del presidente – Frédéric Bongo – alla testa dei servizi di intelligence della guardia repubblicana: la Direzione generale dei servizi speciali (DGSS). Sei mesi più tardi, Brice Oligui Nguema era stato promosso a capo della guardia repubblicana.
Al suo comando, opera delle riforme per renderla più efficiente in una delle sue missioni fondamentali: conservare il regime. Eccolo quindi il nostro Oligui Nguema rafforzare il dispositivo di protezione di Ali Bongo. La sua riforma più importante è stata senz’altro il potenziamento della sezione degli interventi speciali, una unità speciale posta sotto la diretta autorità di Ali Bongo: porta gli effettivi dell’unità da una trentina di elementi a più di 300 (100 i tiratori di precisione), dotandoli di attrezzature di punta, e di cui compone addirittura il canto la cui parola chiave è: «Difenderò il mio presidente con onore e fedeltà».
L’uomo della svolta
Nominato capo della transizione in Gabon dopo la presa di potere da parte dell’esercito in seguito alla contestata elezione presidenziale di fine agosto 2023, il generale Oligui Nguema non temeva di dichiarare al quotidiano Le Monde che «i gabonesi ne avevano abbastanza del regno di Ali Bongo e che il presidente non avrebbe dovuto correre per un terzo mandato. Nessuno però voleva prendersene la responsabilità e così l’esercito era intervenuto a voltar pagina».
Accusato lui pure di corruzione e dopo aver passato l’essenziale della sua carriera nel circolo magico dei Bongo, Oligui Nguema rimane per i gabonesi l’uomo che ha effettivamente «girato la pagina Bongo». E questo, per ora, ai gabonesi basta e avanza.
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