
Sale in Ghana la “febbre” delle elezioni presidenziali e parlamentari del 7 dicembre, con candidati e partiti politici che hanno aumentato il ritmo di comizi, pubblicità radiofoniche e televisive. Inutile dire che gran parte dell’attenzione è puntata sul voto presidenziale, con pochi collegi che si concentrano su entrambe le sfide, o solo sulle elezioni parlamentari.
Questa pratica, sebbene di per sé non nuova, è degna di menzione perché la democrazia elettorale del Ghana è caratterizzata da regionalismo, etnocentrismo e dinamiche geografiche che influenzano i modelli di voto dei suoi cittadini.
Ad esempio, ciascuno dei due principali partiti, il Nuovo partito patriottico (Npp, al governo) e il principale partito di opposizione, il Congresso nazionale democratico (Ndc), hanno regioni a cui si riferiscono come loro roccaforti che votano prevalentemente per loro.
La regione Ashanti, nella parte centro-meridionale del paese, e la regione orientale, entrambe a predominanza etnica Akan, sono bacini dell’elettorato del Npp, mentre, la regione del Volta, nella zona del confine sud-orientale e settentrionale del paese, vota prevalentemente per il Ndc.
A raccontarci come si vivono questi giorni di vigilia elettorale, da Accra, è la giornalista Antonella Sinopoli:
Incognita regionale
Le elezioni di quest’anno sono uniche per molti versi e si ritiene che questa unicità possa influenzarne i risultati. Particolare attenzione è rivolta alle sei nuove regioni (Oti, Bono East, Ahafo, Western North, North East e Savannah) create dal governo nel 2018.
La nascita di queste regioni è stata in gran parte guidata dalla necessità di sviluppare poli di crescita economica che potessero garantire un’equa distribuzione del reddito nazionale. E’ dunque logico prevedere che queste regioni voteranno per il governo in carica, e per il suo candidato, come un “messaggio di ringraziamento”.
Tuttavia, l’esperienza evidenzia come l’elettore ghaneano sia influenzato da molteplici fattori – etnia, appartenenza politica e status economico – che sono dominanti rispetto al semplice regionalismo. Inoltre, poiché queste regioni votano per la prima volta è difficile poter fare previsioni basate su precedenti.
Effetto coronavirus
Un altro fattore determinante potrebbe essere la pandemia di coronavirus che ha indotto il presidente a imporre restrizioni sui raduni. Ciò ha reso impossibile per i partiti tenere le imponenti manifestazioni che hanno sempre caratterizzato le campagne elettorali in Ghana, favorendo invece il ricorso a piccoli raduni comunitari con pochi partecipanti.
La pandemia ha anche costretto partiti e candidati a utilizzare metodi innovativi – e costosi – di promozione, come l’uso dei social media, di pubblicità radiofoniche e televisive, di manifesti ambulanti posizionati su furgoni che visitano le comunità annunciando i vari programmi politici.
Il Covid-19 potrebbe influenzare il voto anche incidendo sull’affluenza perché chi ha paura di contrarre il virus mettendosi in coda ai seggi, resterà semplicemente a casa. Una tendenza, questa, che si è già manifestata durante la campagna di registrazione negli elenchi degli aventi diritto al voto, tra luglio e agosto, quando molte persone non si sono registrate nel timore di essere contagiate.
Altri lo hanno invece fatto con il solo scopo di ottenere più facilmente la carta d’identità, ed è facile prevedere che queste persone non voteranno, poiché la loro motivazione era unicamente acquisire quel documento.
Il loop dell’alternanza
Le elezioni di quest’anno sono uniche anche per un altro motivo. E’ infatti la terza volta consecutiva che i due principali candidati alla presidenza, il capo dello stato uscente Nana Akufo-Addo (Npp) e John Dramani Mahama (Ndc), si sfidano. I due si erano già scontrati nel 2012 e nel 2016, ottenendo una vittoria ciascuno.
Ognuno di loro è stato dunque presidente per un mandato, prima di lasciare il posto all’altro. Un trascorso di cose fatte e di promesse ancora da mantenere che è alla base delle loro campagne.
L’esponente dell’attuale governo promuove i suoi risultati nell’implementazione dell’istruzione gratuita per le scuole superiori, nell’attuazione di una serie di progetti infrastrutturali, nella digitalizzazione dell’economia, nella creazione di posti di lavoro e, in generale, nella gestione dell’economia. Gli stessi temi sono anche alla base della campagna dell’avversario e del suo partito, Ndc, ed entrambi gareggiano rivendicando d’aver fatto di più, e meglio, del predecessore.
La famiglia Rawlings
Su queste elezioni peserà anche la morte, il 12 novembre scorso, del padre della patria e fondatore del Ndc, tenente Jerry John Rawlings, figura di spicco e leader carismatico nella politica ghaneana. Resta da vedere come la sua scomparsa influenzerà il voto, in particolare nelle roccaforti del Ndc.
L’ultima volta che un ex leader del Ndc è morto in un anno elettorale, infatti, questo ha fortemente influenzato le dinamiche di voto, favorendo la vittoria del partito e del suo candidato. Si trattò dell’allora presidente John Evans Atta Mills, morto nel luglio 2012, a circa sei mesi dalle elezioni, e che fu sostituito dal suo vicepresidente, John Dramani Mahama. Alle elezioni Mahama vinse per una manciata di voti su Akufo-Addo.
Oggi ad andarsene è stato un ex presidente in evidente disaccordo con il partito e la cui moglie, Nana Konadu Agyeman-Rawlings, candidata alla presidenza, ha lasciato il Ndc per formare un suo partito, il Partito democratico nazionale. C’è poi anche la prima figlia di Rawlings, candidata al parlamento per il Ndc in un collegio elettorale altalenante.
Paradossalmente, il presidente in carica, Nana Akufo-Addo, ha mantenuto un rapporto più amichevole con il defunto ex presidente, rispetto al gelido rapporto che questi ha avuto negli ultimi anni col partito da lui fondato.
La macchina elettorale
Infine la Commissione elettorale che sembra aver mantenuto la sua indipendenza e finora si è comportata in modo credibilmente buono. Il materiale per le votazioni è stato consegnato per tempo a tutti i collegi del paese e il 1 dicembre hanno regolarmente votato coloro che il 7 dicembre saranno al lavoro: membri dei servizi di sicurezza, personale sanitario, gli stessi funzionari elettorali e membri dei media.
L’Unione europea ha inviato più di mille osservatori, così come hanno fatto anche altre organizzazioni internazionali, inclusa l’Unione africana. Spetta adesso a tutte le parti interessate fare tutto ciò che è in loro potere per far sì che il Ghana possa migliorare le proprie credenziali democratiche e il riconoscimento nella comunità internazionale.