Golfo-Africa: miliardi di dollari tra commercio e potere - Nigrizia
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Rapporto della Banca africana di esportazione-importazione (Afreximbank)
Golfo-Africa: miliardi di dollari tra commercio e potere
Nel 2023 lo scambio commerciale tra i paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo e quelli africani ha raggiunto il picco di 121 miliardi di dollari. Investimenti strategici in infrastrutture e risorse, ma con implicazioni geopolitiche, soprattutto in aree instabili come il Sudan
20 Dicembre 2024
Articolo di Redazione
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Il principe ereditario di Abu Dhabi, lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan, con il primo ministro etiope Abiy Ahmed (L) e il presidente eritreo Isaias Afwerki (R) al palazzo presidenziale di Abu Dhabi il 24 luglio 2018.AFP/Getty Images)

Secondo un rapporto pubblicato il 16 dicembre dalla Banca africana di esportazione-importazione (Afreximbank), il commercio tra l’Africa e i paesi membri del Consiglio di cooperazione del Golfo (GCC), ha raggiunto circa 121 miliardi di dollari nel 2023. Sei i paesi interessati: Arabia Saudita, Oman, Kuwait, Bahrein, Emirati Arabi Uniti e Qatar.

Il rapporto, intitolato Rising Gulf Investments in Africa: Unlocking Opportunities and Navigating Challenges, precisa che il valore del commercio bilaterale tra il continente e le 6 petromonarchie è più che raddoppiato rispetto al 2016 (57,7 miliardi di dollari).

Le esportazioni dei paesi del Golfo verso l’Africa sono passate da 30 miliardi di dollari nel 2016 a 51 miliardi di dollari nel 2023, con un picco di 65 miliardi nel 2022.

Le importazioni hanno avuto un incremento ancora più significativo, passando da 28,3 miliardi di dollari nel 2016 a 70 miliardi di dollari nel 2023, con una crescita del 140%. Questo dato dimostra il forte e reciproco vantaggio economico tra le due regioni in diversi settori.

Boom investimenti diretti

Il rapporto, inoltre, sottolinea come i paesi membri del GCC abbiano aumentato significativamente i loro investimenti diretti (IDE) in Africa. Rientra nella strategia complessiva volta a mitigare i rischi legati alla forte dipendenza delle loro economie dai proventi delle esportazioni di idrocarburi.

Tra il 2012 e il 2022, gli IDE di queste sei monarchie petrolifere hanno superato i 100 miliardi di dollari. Il primato ce l’hanno gli Emirati Arabi Uniti con 59,4 miliardi di dollari, il quarto investitore globale in Africa, dopo Cina, Unione Europea e Stati Uniti.

Nel periodo in esame, gli IDE dell’Arabia Saudita sono stati 25,6 miliardi e del Qatar 7,2 miliardi.

Principali partner

I principali partner commerciali dei paesi del GCC sono l’Egitto e il Sudafrica. Il primo ha attirato oltre 11 miliardi di dollari di investimenti diretti nel 2022. Il secondo, 9 miliardi di dollari. Pretoria è soprattutto un importante partner commerciale per gli Emirati Arabi Uniti.

Gli altri paesi africani che hanno rapporti stretti con le petromonarchie sono la Nigeria, il Kenya, il Marocco, l’Eritrea e il Sudan.

Progetti immediati e ad alto rendimento

Spesso sostenuti da fondi sovrani come il Fondo di investimento pubblico (Arabia Saudita) o da società pubbliche come Mubadala (Emirati Arabi Uniti), questi investimenti favoriscono settori con rendimenti immediati ed elevati come il settore immobiliare e progetti agricoli dedicati all’esportazione.

Gli Emirati Arabi Uniti, attraverso la loro multinazionale logistica DP World, gestiscono impianti portuali in quasi una dozzina di paesi africani, tra cui Algeria, Egitto e Sudan. Forse il finanziamento più importante è quello al Porto di Doraleh, a Gibuti, tra scali più avanzati dell’Africa orientale, fondamentale per il commercio internazionale e per il controllo strategico sul Mar Rosso.

Capitolo Sudan

Quest’ultimo paese merita un’analisi specifica, poiché mostra chiaramente come i paesi del GCC possano destabilizzare alcune realtà africane per fini politico-economici.

Fari puntati, soprattutto, sugli Emirati Arabi Uniti. Gli EAU hanno storicamente legami significativi con le Forze di supporto rapido (RSF), guidate da Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemeti. RSF protagoniste di una guerra (contro l’esercito sudanese) tra le più sanguinose al mondo in questo momento.

I legami di Abu Dhabi con Hemeti derivano in parte dal ruolo delle RSF nella sicurezza regionale e dalla loro partecipazione a missioni, come il supporto alla coalizione delle petromonarchie guidata nello Yemen.

Ma poi c’è il capitolo oro: gli EAU sono stati uno dei principali acquirenti di quello estratto in Sudan, molto del quale è sotto il controllo proprio delle RSF. Questo commercio ha rafforzato economicamente queste ultime, fornendo loro risorse per sostenere le operazioni militari.

E poi c’è un interesse strategico: gli Emirati vedono il Sudan come una regione cruciale per la loro influenza geopolitica, data la sua posizione vicino al Mar Rosso e alla regione del Corno d’Africa. I loro investimenti mirano a garantire accesso alle risorse naturali e a contenere l’influenza di altri attori regionali, come il Qatar e la Turchia.

Aiuto pubblico allo sviluppo

Ultimo dato importante raccolto da Afreximbank riguarda i finanziamenti concessi nel 2022 dai sei paesi del Golfo all’Africa sotto forma di aiuto pubblico allo sviluppo (APS): ammontano a circa 9,2 miliardi di dollari, che rappresentano il 14% del totale degli aiuti forniti al continente in quell’anno.

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