
Il primo ministro della Guinea Amadou Oury Bah ha annunciato ieri in conferenza stampa che il 2025 vedrà il ritorno alla democrazia, con l’organizzazione di un referendum, delle elezioni presidenziali e legislative. Si porrebbe così fine alla transizione militare, avviata con il colpo di stato del settembre 2021, con cui è arrivato al potere l’attuale capo di Stato, il generale Mamadou Dambouya.
Bah ha dichiarato che il processo è ancora in fase di studio e ha indicato la creazione di un registro elettorale affidabile come una delle principali sfide. «Il timing è in fase di studio, ma la principale difficoltà resta la costituzione del registro elettorale», ha affermato. Al momento non sono state comunicate date per il ricorso alle urne.
Da vedere quanto siano credibili le dichiarazioni di Bah. Secondo il calendario per il ritorno all’ordine costituzionale stilato dalla stessa giunta al potere, nel 2024 si sarebbero dovute tenere sia il referendum per la nuova Costituzione sia le nuove elezioni presidenziali. Ma nel corso dell’anno passato, il governo le ha posticipate una dopo l’altra, rimandandole al 2025.
Qualche ragione in più per credere alle dichiarazioni di Bah viene dal messaggio di fine anno di Doumbouya. Il presidente guineano aveva lasciato presagire il ritorno all’ordine costituzionale, dichiarando come l’anno in arrivo sarebbe stato cruciale per la transizione. Anche in quel caso, non era stato fornito alcun calendario.
Oltre al nodo della data, rimane da sciogliere quello del candidato. Doumbouya si presenterà o no? La Carta di transizione attualmente vieta ai membri della giunta di concorrere, ma l’adozione di una nuova Costituzione potrebbe portare ad un cambiamento di regole. E sembrerebbe questo lo scenario più probabile, a giudicare dai numerosi appelli a candidarsi che Doumboya sta ricevendo dai membri del governo ormai da mesi.
Ancora nessuna notizia dei due oppositori e del giornalista spariti
Nella conferenza stampa, Bah è stato anche sollecitato sul fronte delle indagini riguardanti la sparizione di oppositori e giornalisti critici del regime. Oumar Sylla, detto Foniké Menguè, e Mamadou Billo Bah sono scomparsi nel luglio 2024, mentre del giornalista Habib Marouane Camara non si hanno notizie dal dicembre scorso.
«Le indagini stanno proseguendo. Dobbiamo fare prova di prudenza e di serenità, senza cadere in giudizi affrettati», ha dichiarato Bah, respingendo le responsabilità del governo. Tuttavia, organizzazioni della società civile denunciano un clima di repressione che getta ombre sulle reali intenzioni della giunta militare.