Guinea: sospesi tre partiti politici a un mese dal referendum costituzionale
Guinea Pace e Diritti Politica e Società
RPG, UFDG e PRP non potranno fare campagna referendaria. Contro la nuova Costituzione indette proteste di massa dal 5 settembre
Guinea: sospesi tre partiti politici a un mese dal referendum costituzionale
25 Agosto 2025
Articolo di Redazione
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Il leader della giunta militare, generale Mamadi Doumbouya

Il 22 agosto la giunta militare salita al potere con un colpo di stato nel settembre 2021 in Guinea ha sospeso per 90 giorni tre importanti partiti politici: il Raggruppamento del popolo guineano (RPG), del deposto presidente Alpha Condé, l’Unione delle forze democratiche della Guinea (UFDG), guidato dall’ex primo ministro Cellou Dalein Diallo, e il Partito del rinnovamento e del progresso (PRP) di Rafiou Sow.

“Questi partiti non hanno adempiuto agli obblighi loro imposti”, precisa l’ordinanza.

La mossa impedisce di fatto agli schieramenti politici di fare propaganda per il referendum sulla nuova Costituzione, previsto il 21 settembre, il cui inizio della campagna elettorale è stato posticipato dal 24 al 31 agosto, accorciando così di una settimana la sua durata.

Intanto le opposizioni e i gruppi della società civile si preparano a tenere proteste di massa a partire dal 5 settembre contro la revisione della Costituzione che, sostengono, permetterà al leader della giunta, il generale Mamadi Doumbouya, di mantenersi al potere.

La bozza di Costituzione, presentata nell’agosto 2024 dal Consiglio nazionale di transizione, prevede un rigido limite di due mandati per la presidenza, ciascuno per cinque anni, e propone un sistema bicamerale composto da Assemblea Nazionale e Senato.

Dovrebbe sostituire la Carta della transizione, varata all’indomani del golpe, che stabilisce che Doumbouya non possa candidarsi alla presidenza, così come nessuno dei membri del governo o responsabili delle istituzioni. Una clausola alla quale la nuova Costituzione non fa però riferimento, lasciando intendere che sia il generale che gli altri membri della giunta possano presentarsi a future elezioni.

La svolta autoritaria della giunta militare, che inizialmente aveva promesso un rapido ritorno a un governo civile e democratico, è stata chiara dopo che, nel 2022, il governo ha vietato tutte le manifestazioni di dissenso, arrestando, sequestrando, processando o costringendo all’esilio diversi leader dell’opposizione, con un recente aumento di rapimenti e sparizioni forzate.

Decisa anche la stretta sui partiti politici, 53 dei quali sono stati sciolti nell’ottobre 2024, mentre per altri 67 era scattata, anche allora, la sospensione per tre mesi.

In base agli accordi siglati con la Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale (CEDEAO/ECOWAS) il paese avrebbe dovuto tenere libere elezioni entro la fine dello scorso anno, mettendo fine al periodo di transizione militare.

La giunta  ha però poi decretato un allungamento dei tempi previsti e lo slittamento di un anno del voto, che il primo ministro Amadou Oury Bah ha assicurato che si terrà entro la fine del 2025. Nessuna data è stata però ancora fissata.

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