
Dai migranti agli aiuti allo sviluppo, la Chiesa cattolica degli Stati Uniti ha preso una posizione netta contro il presidente Donald Trump e i numerosi ordini esecutivi del suo inizio mandato. Misure pericolose, secondo i vescovi.
Timothy Broglio, Ordinario militare degli Stati Uniti d’America e presidente della Conferenza episcopale cattolica, ha evidenziato in un comunicato ufficiale i pericoli che si annidano nelle recenti decisioni del presidente, alcune delle quali mettono a repentaglio la dignità delle popolazioni di molti paesi fra i meno privilegiati del paese: «Alcune disposizioni contenute negli ordini esecutivi – recita il comunicato -, come quelle incentrate sul trattamento degli immigrati e dei rifugiati, sugli aiuti esteri, sull’estensione della pena di morte e sull’ambiente, sono profondamente preoccupanti e avranno conseguenze negative; molte di esse danneggeranno i più vulnerabili tra noi».
E ancora: «Non importa chi occupa la Casa Bianca o detiene la maggioranza, gli insegnamenti della Chiesa rimangono immutati. La nostra speranza è che la leadership del nostro paese riconsideri quelle azioni che ignorano non solo la dignità umana di pochi ma di tutti noi».
L’interesse nazionale non può essere contrario alla legge morale
Monsignor Mark Joseph Seitz, vescovo della città di frontiera di El Paso e presidente del Comitato per le migrazioni della Conferenza episcopale, gli ha fatto eco: «Come pastori non possiamo tollerare l’ingiustizia e sottolineiamo che l’interesse nazionale non giustifica politiche con conseguenze contrarie alla legge morale. L’uso di generalizzazioni radicali per denigrare qualsiasi gruppo, ad esempio descrivendo tutti gli immigrati clandestini come “criminali” o “invasori”, per privarli della protezione della legge, è un affronto a Dio che ha creato ciascuno di noi a sua immagine».
La presa di posizioni dei religiosi segue l’avvio delle politiche di deportazione dei migranti non regolari lanciata da Trump al suo primo giorno alla Casa Bianca. Oltre 5mila le persone già trasferite a forza fuori dal paese, stando a dati ufficiali della scorsa settimana.
Le parole dei vescovi fanno riferimento anche alla sospensione per 90 giorni di buona parte dei programmi di aiuti allo sviluppo degli USA nel mondo e della sostanziale cancellazione dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (USAID), sempre effettuata nei giorni scorsi. Queste sono solo alcuni dei provvedimenti più controversi ordinati da Trump.
La missiva di Papa Francesco
Sulla situazione è intervenuto anche papa Francesco, con una lettera inviata ai pastori della Chiesa cattolica. Nella missiva si denunciano senza mezze misure i rischi che le scelte di Trump comportano.
«Un autentico stato di diritto – si legge nella comunicazione del Pontefice – si attua sulla base del trattamento dignitoso che meritano tutte le persone, soprattutto quelle più povere ed emarginate; il vero bene comune si promuove quando la società e i governi, con creatività e rispetto rigoroso dei diritti di tutti accolgono, proteggono, promuovono e integrano i più fragili, indifesi e vulnerabili».
E aggiunge: «L’atto di deportare persone che in molti casi hanno lasciato la propria terra per motivi di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, ferisce la dignità di tanti uomini e donne, di intere famiglie, e li pone in uno stato di particolare vulnerabilità».
Il papa afferma inoltre: «Accogliere non impedisce lo sviluppo di una politica che regolamenti una migrazione ordinata e legale. Tuttavia, questo sviluppo non può avvenire attraverso il privilegio di alcuni e il sacrificio di altri. Ciò che si costruisce sulla base della forza, e non sulla verità e sulla pari dignità di ogni essere umano, inizia male e finirà male».
La polemica su Sant’Agostino
Il santo padre ha poi risposto alle parole del vice presidente JD Vance. Il secondo di Trump, un convertito al cattolicesimo, ha giustificato le misure anti-immigrazione illegale assunte da Trump ricorrendo al concetto agostiniano dell’ordo amoris, secondo cui si deve pensare prima a se stessi, alla famiglia, ai vicini di casa, alla propria comunità, al proprio paese e solo poi a chi vive altrove.
«Il vero ordo amoris da promuovere – scrive in risposta il papa – è quello che scopriamo meditando costantemente la parabola del ‘buon Samaritano’, meditando cioè sull’amore che costruisce una fraternità aperta a tutti, nessuno escluso. Preoccuparsi dell’identità personale, comunitaria o nazionale, prescindendo da queste considerazioni introduce facilmente un criterio ideologico che distorce la vita sociale e impone la volontà del più forte come criterio di verità».
Riconoscendo infine la coraggiosa presa di posizione di numerosi vescovi e della Conferenza episcopale Usa nel criticare gli ordini esecutivi emanati da Trump, Francesco li ringrazia per «i preziosi sforzi» nel lavoro «a stretto contatto» con migranti e rifugiati e nella difesa dei diritti umani, e scrive: «Dio ricompenserà abbondantemente tutto ciò che fate per la protezione e la difesa di coloro che sono considerati meno preziosi, meno importanti o meno umani».
Si rivolge infine a tutti i fedeli cattolici e a uomini e donne di buona volontà lanciando l’appello «a non cedere a narrazioni che discriminano e fanno soffrire inutilmente i nostri fratelli migranti e rifugiati».
In una replica dai toni stizziti Tom Homan, egli stesso cattolico, nominato dal presidente Donald Trump responsabile delle frontiere, ha dichiarato ai giornalisti: «Vorrei che il Papa si concentrasse sulla Chiesa cattolica e lasciasse a noi occuparci dei nostri confini». Homan si è poi chiesto: il papa «vuole attaccarci perché garantiamo la sicurezza dei nostri confini? Non ci sono mura anche intorno al Vaticano? Noi pertanto possiamo mettere un muro intorno agli Stati Uniti».
L’effetto dei tagli a USAID
D’altro lato, la sospensione e il congelamento per 90 giorni degli aiuti umanitari sono stati decisi da Trump in modo così perentorio che l’intero sistema di cooperazione USA è entrato in crisi. Trump ha incaricato Elon Musk – che ha falsamente accusato USAID di essere un’organizzazione «criminale» – e il Dipartimento per l’efficienza del governo (DOGE) che presiede di eseguire il blocco imposto a USAID.
L’impatto sul settore degli aiuti globali ha già avuto conseguenze gravissime. Gli Stati Uniti sono notoriamente il maggiore donatore a livello internazionale, con circa 42 miliardi investiti attraverso il sistema della cooperazione Usa l’anno scorso. Volontari o funzionari di molte ong italiane e estere hanno denunciato gli effetti disastrosi che già si stanno osservando a causa del blocco di migliaia di progetti in corso.
Interventi che finanziano ospedali, scuole, rifugiati e sfollati nei campi profughi, programmi a sostegno di persone in fuga da condizioni di siccità e carestia, conflitti ed emergenze di ogni genere. Viene in tal modo messa a repentaglio la vita di milioni di persone che vivono in contesti di vulnerabilità e fragilità.
Secondo varie ong sono oltre 90 milioni le persone che verranno più direttamente colpite dalla sospensione degli aiuti di USAID. Sarà il continente africano, e soprattutto i paesi in guerra, a pagare il prezzo più alto della politica di Trump: il Sudan, in pieno conflitto civile e con 12 milioni di sfollati, la Repubblica democratica del Congo dove, nella regione orientale, si protrae uno stato di guerra che ha provocato milioni di vittime e altrettanti flussi di rifugiati e sfollati, gli stati del Sahel, l’Etiopia e la Somalia dove intere popolazioni subiscono gli effetti di conflittualità e condizioni climatiche avverse.
Un portavoce di una nota ong ha dichiarato che nella Rd Congo e in Sudan le forniture mediche sono bloccate nei magazzini e centinaia di migliaia di bambini sono rimasti senza cibo dopo che Musk ha avviato l’operazione di chiusura di USAID. Migliaia di donne e ragazze, d’altro canto, rischiano di morire per complicazioni durante la gravidanza e il parto, mentre la sospensione delle cure a base di medicinali antiretrovirali per chi è in cura contro l’aids provoca gravi rischi per chi vive con questo disturbo.
La Caritas è in prima linea fra le realtà che hanno denunciato la decisione di Trump e papa Francesco ha richiamato l’intera nuova amministrazione USA a riflettere sull’inviolabile principio umano ed evangelico riguardante l’attenzione e l’assistenza ai poveri e ai vulnerabili.
Da notare che due delle ong sostenute da USAID sono di ispirazione cristiana: il Catholic Relief Service, fondato dai vescovi Usa nel 1943 in pieno conflitto mondiale e World Vision; organizzazioni no-profit che sostiene milioni di persone provvedendo alimenti, acqua e medicinali specie in aree di conflitto.
Un caso tra gli altri, ad esempio, riguarda l’Associazione Medici con l’Africa (Cuamm). Come ha dichiarato il direttore don Dante Carraro, la chiusura di USAID con l’improvvisa sospensione dei fondi attraverso il Catholic Relief Service degli Stati Uniti ha già innescato un effetto domino che costringe a interrompere interventi vitali per le popolazioni locali specie in Africa.
Da 75 anni il Cuamm porta avanti progetti di promozione e tutela della salute specialmente delle popolazioni africane, e opera con oltre 1.600 unità in 41 paesi del mondo, per portare cure e servizi anche a chi vive nelle realtà di maggiore povertà.
Secondo quanto dichiarato dall’amministratore delegato del Crs, Sean Callahan, l’agenzia cattolica statunitense è costretta a chiudere molti progetti gestiti dalle organizzazioni da esso finanziate. Callahan ha specificato che i licenziamenti a tappeto sono già iniziati, e toccheranno più della metà del personale del Crs, mentre i programmi di assistenza saranno sottoposti a drastiche riduzioni.