
La Giornata mondiale del rifugiato è ogni anno l’occasione per fare il punto della situazione su un fenomeno divenuto oramai strutturale come quello delle persone costrette a fuggire dalle loro case.
Un numero, secondo il rapporto Global Trends 2024 dell’Agenzia dell’ONU per i rifugiati UNHCR, che alla fine di aprile di quest’anno contava 122,1 milioni le persone, in aumento dunque, rispetto ai 120 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso.
Un aumento senza precedenti, afferma l’UNHCR, che riguarda soprattutto le persone rifugiate e sfollate in particolare nei paesi e nei territori colpiti da conflitti come il Sudan, la Repubblica democratica del Congo e ovviamente Gaza.
Una cifra cui Fondazione ISMU affianca quella dei dati Eurostat, sulle domande di protezione internazionale che sono state presentate nei paesi dell’Unione Europea lo scorso anno: 997mila, e che registra un calo del 12% rispetto al milione e 130mila del 2023. Una cifra che per quasi 159mila richieste di asilo riguarda l’Italia.
Stato, il nostro, che si colloca in terza posizione per domande, venendo dopo la Germania e la Spagna, registrando una percentuale pari al 16% di tutte le richieste che vengono presentate nell’Unione Europea. Dato questo in crescita, che sta accanto a un dato opposto: secondo quanto afferma ISMU, lo scorso anno nel nostro paese quasi due terzi delle richieste di protezione (oltre 50mila in numero assoluto su 78mila esaminate) hanno avuto esito negativo.
Un dato quello italiano superiore a quello europeo, dove i dinieghi sono meno della metà (48,6%) delle domande totali.
Basti pensare che, soffermandoci sulle persone rifugiate, in Italia a ottenere il riconoscimento dello status è solo il 7,6% delle domande, una percentuale che equivale a 6mila persone. E che come trend non è nuovo: tra il 2012 e il 2024 in Italia, mediamente, il riconoscimento dello status di rifugiato si ferma al 10% dei casi esaminati, a fronte di una media europea del 23%.
Ma chi vince la lotteria del riconoscimento nel nostro paese? Nel 2024 a ottenere lo status di persona rifugiata è per il 46% chi è arrivato dall’Afghanistan, per il 20% dal Camerun, il 18% dalla Costa d’Avorio e per il 16% dalla Nigeria.
Nel caso delle nazionalità africane a prevalere sono le donne, che rappresentano oltre due terzi. Mediamente invece nell’Unione Europea a registrare la percentuale più alta è l’Eritrea (oltre due terzi), seguita da Afghanistan (54%) e Somalia (36%).
La maggior parte delle persone che hanno ottenuto il riconoscimento è donna. Lo scorso anno in Italia sono state 68mila le domande di protezione presentate da uomini e 10mila da donne, tra queste ultime oltre 6mila hanno ricevuto esito positivo per la richiesta di asilo (60%), mentre per i maschi è prevalso l’esito negativo.