Il Kenya al centro della tratta di esseri umani - Nigrizia
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Secondo il “Trafficking in Persons Report”, resta tra i maggiori paesi africani di origine, transito e destinazione
Il Kenya al centro della tratta di esseri umani
01 Ottobre 2025
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti

Tra i crimini più esecrabili e devastanti quotidianamente perpetrati contro persone innocenti va indubbiamente denunciato quello posto in atto da organizzazioni criminali transnazionali. Una conferma al riguardo viene dal 25° rapporto sulla tratta delle persone (2025 Trafficking in Persons Report), pubblicato il 29 settembre dal Dipartimento di stato americano.

Riguardo all’Africa la relazione sottolinea quanto avviene in Kenya. Nonostante nel paese si registrino ultimamente buoni progressi nella lotta al crimine, secondo il rapporto il Kenya resta classificato tra i maggiori paesi di origine, transito e destinazione nella tratta di esseri umani.

“Il governo del Kenya non soddisfa pienamente gli standard minimi per sconfiggere il fenomeno della tratta, tuttavia sta compiendo sforzi significativi per riuscirci”, si legge nel rapporto.

Nel 2024 – dice il report – le autorità hanno indagato su 42 nuovi casi, quasi il doppio dei 22 segnalati nel 2023. I procedimenti giudiziari sono saliti a 44 casi, con 21 condanne, in forte aumento rispetto alle sole 3 dell’anno precedente. Il governo ha inoltre identificato 195 vittime, tra cui 154 kenyani sfruttati all’estero, e ne ha favorito il rimpatrio.

Da sottolineare anche che è stato aperto un luogo di rifugio parzialmente gestito dallo stato per le sopravvissute alla tratta, gestito da personale qualificato.

Il documento afferma, peraltro, che il governo ha collaborato con alcune organizzazioni non governative nell’assistenza a 321 vittime, quasi il doppio del numero raggiunto nel 2023, e che le donne sopravvissute, in particolare quelle sfruttate negli stati del Golfo, hanno dato il loro contributo all’elaborazione di politiche più incisive riguardo alla tratta.

Nonostante questi progressi, il rapporto ha evidenziato tuttora alcune carenze critiche. Ad esempio, i servizi di protezione per gli adulti rimangono minimi, i rifugi sono scarsi e le vittime spesso si rifiutano di testimoniare per timore di rappresaglie o per mancanza di supporto a lungo termine.

D’altro canto sono emerse prove di complicità da parte di agenti di polizia, magistrati e personale di alcune ambasciate che aiutano i trafficanti o estorcono denaro alle vittime.

In Medioriente la destinazione principale è l’Arabia Saudita. Il rapporto parla di almeno 274 lavoratori keniani, per lo più donne, morti in questo paese negli ultimi 5 anni.

Come in genere succede, donne e bambini rimangono i più vulnerabili. Bambine e bambini sono costretti a prostituirsi o a lavorare nell’agricoltura e nella pesca, nell’industria mineraria, nell’allevamento di bestiame e persino in attività criminali come il trasporto di droga.

Il Kenya, tra l’altro, costituisce un centro di transito regionale, con migranti provenienti da Etiopia, Burundi e Tanzania, sfruttati localmente o trafficati verso i paesi dell’Africa australe.

Come emerso da una recente inchiesta, il paese sarebbe anche al centro di traffici internazionali di organi.

Nel rapporto il governo kenyano viene inoltre esortato a rafforzare le tutele per i lavoratori migranti all’estero, a reprimere le agenzie di reclutamento fraudolente e a perseguire i funzionari complici che alimentano le reti di tratta che godono di sostanziale impunità.

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