
I crediti di carbonio, pensati per combattere il cambiamento climatico, si stanno rivelando un boomerang per popolazioni indigene africane. Lo scopo di tali crediti, stabilito nel Protocollo di Kyoto e poi riconfermato negli Accordi di Parigi, è permettere alle aziende di compensare le emissioni nocive incrementando gli investimenti in progetti green.
Fatto sta che ci sono già molti esempi di quanto lo strumento sia spesso messo in atto senza tenere conto delle esigenze e della vita delle comunità dove si va ad agire. È il caso di Verra, il principale organismo accreditato a certificare i progetti di crediti di carbonio.
L’organizzazione no-profit ha dovuto sospendere un progetto controverso che, secondo i valutatori, minaccia i pastori indigeni. Il progetto in questione è il Northern Kenya Rangelands Carbon Project (NKRCP) che fa capo alla Northern Rangeland Trust (NRT) e che per la seconda volta si trova sotto accusa.
Si tratta di un progetto di stoccaggio del carbone nel suolo, che copre un’area complessiva di oltre 2 milioni di ettari e comprende 14 riserve comunitarie. L’utilizzo delle riserve comunitarie ha significato – e significherebbe ulteriormente se il progetto dovesse avanzare – modificare le abitudini di pascolo, gli spazi e il relativo sostentamento delle comunità pastorali, la cui vita non è certo fatta di lusso e sprechi.
Quello del Northern Kenya Rangelands Carbon Project, lanciato nel 2012, è considerato il più grande piano al mondo per immagazzinare il carbonio nel suolo.
Sono moltissime le aziende e le multinazionali che si avvantaggiano di questo piano per compensare le emissioni di CO2, tra questi Netflix e Meta che con il blocco delle attività potrebbero perdere alcuni dei preziosi crediti di carbonio che speravano avrebbero bruciato le loro credenziali ecologiche e dimostrato dunque che le loro attività hanno un ridotto impatto ambientale.
Di sicuro l’impatto evidente è quello sulle popolazioni autoctone denunciato da ambientalisti e associazioni che da decenni si battono per la difesa dei territori e di coloro che tradizionalmente ci abitano, ma che continuano ad esserne espropriati per una ragione o per l’altra e i loro diritti e sistemi tradizionali sempre più compromessi.
Tra questi Survival International che ha da tempo in corso la campagna Blood Carbon e che due anni fa ha pubblicato un accurato dossier, che dimostra come “le compensazioni dei crediti di carbonio rientrano in una nuova tendenza alla mercificazione della natura”.
Quello in atto, affermano i ricercatori e attivisti dell’organizzazione, è un vero e proprio atto di “colonialismo del carbonio” che usa le terre delle comunità locali, parliamo di almeno 100mila persone, come una riserva per generare quei crediti da scambiare sul mercato che le grandi aziende fanno a gara per acquistare ma che finiscono per lasciare via libera all’inquinamento da parte di chi già inquina a sufficienza.
Lasciando poi le persone che di questo mercato non avevano bisogno – ricordiamo che l’Africa è il continente a più basse emissioni di CO2, meno del 4% a livello globale – con più problemi di quanti ne avessero prima.
Un sistema paradossale e opaco, come minimo, anche nei cosiddetti piani di compensazione per i locali e distribuzione dei proventi.
Le persone di cui parliamo sono membri delle comunità Borana, Maasai, Rendille e Samburu del nord del Kenya, tutti pastori, il cui stile di vita è indissolubilmente legato al loro bestiame e dunque al pascolo. È appunto la parte settentrionale del paese, in totale quattro milioni di ettari, che interessa il raggruppamento di progetti della NRT.
This people have sold our air (Questa gente ha venduto la nostra aria), è il titolo esplicito di quel report di Survival che nel 2023 ha aperto uno squarcio su questa vergogna. Il blocco recente delle attività da parte di Verra, è comunque solo l’ultimo in ordine di tempo.
Nel gennaio scorso un tribunale del Kenya aveva stabilito che due delle aree di conservazione della NRT sono state istituite illegalmente. Una sentenza che invalida circa il 20% dei crediti dell’intero progetto. La causa era stata intentata nel 2021 da 165 membri delle comunità.
Il mercato del carbonio è stato spesso criticato. Così come ne sono stati messi in discussione gli effettivi vantaggi. Già da anni ci sono organizzazioni specializzate sul tema che sottolineano che addirittura il 90% dei progetti di “cattura del carbonio” sono un fallimento.
Intanto, un portavoce di Verra ha dichiarato al Wall Street Journal che non potranno essere emessi crediti derivanti dal progetto finché non sarà completata la revisione del progetto stesso.
Progetto ha finora venduto un totale di oltre 6 milioni di crediti di carbonio per un valore totale tra i 42 e i 90 milioni di dollari ad aziende tra cui Netflix, Meta, NatWest Bank, LA Clippers, Kering, Salesforce, Beiersdorf e Aspiration Partners.