
Sam Nujoma, primo presidente della Namibia indipendente nonchè eroe della lotta di liberazione del suo popolo da colonialismo e apartheid, è deceduto nel fine settimana all’età di 95 anni.
La notizia è stata data dall’attuale presidente Nangolo Mbumba, che ha dichiarato: «Le fondamenta della Repubblica della Namibia sono scosse; in queste tre settimane il padre fondatore e presidente era stato ricoverato in un ospedale di Windhoek. Purtroppo questa volta il figlio più coraggioso della nostra terra non è riuscito a guarire dalla malattia».
Al cordoglio si è unita anche la capo di stato eletta Netumbo Nandi-Ndaitwah, uscita vincitrice dalle elezioni del dicembre scorso e prossima ad assumere l’incarico presidenziale, a marzo. «La sua leadership visionaria e la sua dedizione alla liberazione e alla costruzione della nazione – ha scritto su X la leader eletta parlando di Nujoma – hanno gettato le basi per la nostra nazione libera e unita. Onoriamo la sua eredità sostenendo la resilienza, la solidarietà e il servizio disinteressato. I nostri pensieri sono con la sua famiglia e la nazione in lutto. Possa la sua anima riposare in pace eterna».
Il nome di Nujoma è legato alla lunga lotta della Namibia dal sistema di apartheid imposto dal governo del Sudafrica fino all’indipendenza, raggiunta il 21 marzo 1990 al termine di 23 anni di guerriglia. Nujoma, che fin dalla sua fondazione era stato il leader del principale movimento di liberazione, l’Organizzazione popolare dell’Africa del sud-ovest (South West African People’s Organisation, SWAPO) fu proclamato in quell’occasione primo presidente.
Il Sudafrica iniziò la sua penetrazione in Namibia durante la prima guerra mondiale, quando il paese era ancora una colonia della Germania. Il periodo coloniale tedesco era stato segnato anche da quello che è ritenuto il primo genocidio del ‘900, commesso fra il 1904 e il 1908 contro le popolazioni herero e nama che avevano deciso di combattere l’occupazione di Berlino. Nel 1920 il territorio namibiano è stato poi affidato al Sudafrica con un mandato della Società delle nazioni, precursora dell’Onu. Pretoria vi ha imposto lo stesso di regime di segregazione razziale che stava adottando in patria, l’apartheid. È contro questo sistema di governo che combatteva la SWAPO di Nujoma.
30 anni di esilio
Una lotta, quella del primo presidente della Namibia, che gli è costata 30 anni di esilio in Tanzania come leader del movimento indipendentista. L’allora guerrigliero, passato alla storia come eroe nazionale, avrebbe fatto ritorno nel paese per le prime elezioni parlamentari democratiche, svoltesi alla fine del 1989. Per 15 anni Nujoma ha poi guidato il paese come presidente, guadagnandosi la reputazione di leader di grande carisma, quasi paterno. In quegli anni la Namibia ha potuto erigere e consolidare uno dei sistemi democratici più efficienti in Africa. Questo nonostante la Namibia indipendente sia stata governata sempre e solo dalla SWAPO.
Nujoma è a pieno diritto parte del pantheon degli eroi delle guerre di liberazione dell’Africa australe, combattute contro il dominio coloniale e i governi razzisti delle minoranze bianche. In questo senso il leader namibiano siede insieme a Mandela in Sudafrica, Mugabe in Zimbabwe, Kaunda in Zambia, Nyerere in Tanzania, Machel in Mozambico e Neto in Angola. Ispirato all’ideologia marxista, e per questo inviso a molti leader occidentali, Nujoma ha intrattenuto relazioni particolarmente intense con Corea del Nord, Cuba, Unione Sovietica e Cina. Paesi che lo avevano peraltro sostenuto durante gli anni di guerriglia.
Nujoma è riuscito tuttavia a stabilire contatti anche con i paesi occidentali. Ospite alla Casa Bianca nel 1993, il presidente Bill Clinton lo definì il «George Washington del suo paese», un «vero eroe del movimento globale per la democrazia».