Il Lesotho rischia di rimanere al buio - Nigrizia
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La società statale dell'energia è in grossa crisi a causa di malgoverno e corruzione
Il Lesotho rischia di rimanere al buio
Centrano anche anni di siccità e una serie di problemi strutturali del piccolo regno
01 Aprile 2025
Articolo di Redazione
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Veduta notturna di Maseru, capitale del Lesotho. Foto da Wikimedia Commons

Il Lesotho rischia di rimanere al buio e la causa è da rintracciarsi nei diversi guai che investono la società statale dell’energia, a cui si sommano le fragilità insite nella geografia del paese. Il Lesotho è un piccolo regno fra le montagne esteso circa un decimo dell’Italia e abitato da 2,3 milioni di abitanti; il suo territorio è completamente circondato da quello del Sudafrica, oltre quaranta volte più grande.

Compagni di guai 

E del resto le vicende della compagnia energetica nazionale ricordano per certi versi quella dell’omologa sudafricana Eskom. La “sorella maggiore” dell’impresa del Lesotho è attraversata da una crisi che rallenta l’economia sudafricana e che nel 2023 ha tenuto al buio i cittadini del paese per diverse ore per più di 320 giorni.

La situazione di Eskom è migliorata nell’ultimo anno ma la società resta un caso clinico di inefficienza. Fra le diverse criticità che colpiscono la compagnia ci sono corruzione e malversazioni diffuse a livello sistemico, attacchi alla rete pubblica da parte di gruppi criminali, dipendenza dal carbone e da infrastrutture fatiscenti e debiti mai riscossi dalle amministrazione locali. 

Se si immagina che Eskom è la società che per prima rifornisce di energia l’omologa del Lesotho però, si inizia a comprende l’entità dei problemi che affliggono il piccolo regno dell’Africa australe.

Il paese importa infatti oltre metà del suo fabbisogno energetico dal Sudafrica e in misura minore dal Mozambico e dalla sua società statale EDM. Il Lesotho non dispone di fonti di energia fossile e non ha accesso al mare; è ricco però di acqua, da cui proviene l’altra quota delle sue forniture di energia, grazie a un impianto idroelettrico, e che vende al Sudafrica in perenne crisi idrica per fare cassa.

Il regno presenta anche un grande potenziale per quanto riguarda le energie rinnovabili. Questo comparto però deve essere ancora sviluppato in larga parte. 

Cosa è successo alla LEC

Tornando alla crisi della società statale dell’energia, i guai della Lesotho Electricity Company (LEC), questo il nome della compagnia, hanno toccato il loro picco nei mesi scorsi. A gennaio, secondo quanto riferito dal ministro dell’energia Mohlomi Moleko e riportato da media locali, un audit esterno e un’ altra «approfondita» analisi hanno rivelato che la complessa situazione finanziaria della LEC sarebbe causata da anni di cattiva gestione e corruzione. 

«La revisione – ha affermato il ministro in riferimento all’audit – contiene prove credibili di gravi carenze di governance, pratiche finanziarie fraudolente e inefficienze operative che hanno messo a rischio sia l’azienda che la fornitura di energia elettrica nazionale». 

Alla luce di quanto emerso, il board della società statale ha lanciato un audit forense – un’indagine per verificare eventuali illeciti – e sospeso il direttore Mohlomi Seitlheko e tutta la sua squadra per tre mesi. L’inchiesta si concentrerà adesso sui processi di approvvigionamento, la gestione finanziaria, la governance e le mancanze operative della società.

L’audit pubblicato a gennaio è servito a individuare le cause della crisi della LEC ma anche a quantificarla in termini economici. Le perdite della società statale, si è scoperto, hanno superato il valore degli asset dell’azienda di più di 98 milioni in valuta locale, quasi cinque milioni di euro. Le riserve di liquidità sono diminuite invece di 145 milioni, oltre sette milioni di euro. Il lasso di tempo coperto dall’audit non è però stato comunicato. 

La LEC insomma, è un morto che cammina. Ed è per tanto totalmente dipendente dal sostegno statale. Secondo quanto affermato dal ministro Moleko, il governo ha di recente iniettato nuovi 300 milioni di valuta locale (15 milioni di euro), per permettere alla compagnia statale di comprare energia. 

La chiusura di Muela

A peggiorare la fornitura dell’energia del Lesotho è stata anche la temporanea chiusura dell’unico impianto idroelettrico del paese, la stazione di Muela, in manutenzione da ottobre dell’anno scorso. In teoria la struttura dovrebbe riaprire in questi giorni. Da Muela provenivano 72 dei circa 200 megawatt che servono alla rete elettrica del paese. In questi mesi la LEC ha dovuto importare tutta l’energia necessaria da Sudafrica e Mozambico, con un ovvio aumento dei costi.

In più, stando a quanto sostenuto da dirigenti del governo, le tariffe dell’energia sarebbero troppo basse e assolutamente insufficienti a ripagare le spese di importazione. Negli ultimi anni la compagnia statale ha chiesto all’ente regolatore del paese di aumentare i costi al consumatore, ottenendo degli incrementi inferiori a quelli ritenuti necessari. L’aumento delle tariffe è stato comunque contestato perchè non avrebbe tenuto conto delle grandi disparità che segnano lo scenario economico e sociale del Lesotho. 

Disuguaglianze che emergono chiaramente anche da come è distribuito l’accesso alla rete elettrica, come evidenziato in un recente sondaggio dell’osservatorio panafricano Afrobarometro. Nel complesso circa due terzi degli abitanti del Lesotho vive in aree raggiunte dalla rete elettrica: questa percentuale è però al 96% nelle città (che oltre alla capitale Maseru sono a dire il vero poche) e del 36% in quelle rurali. Ed è sempre in queste aree del paese che si concentra buona parte di quel 32% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà di due dollari al giorno.

Dalle rilevazioni di Afrobarometro è inoltre venuto fuori che tre abitanti del Lesotho su quattro credono che il loro governo non stia facendo abbastanza per garantire l’accesso all’elettricità.

Non da ultimo, il Lesotho è da anni alle prese con cicliche fasi di siccità, così come tutta la regione dell’Africa australe. Un problema non da poco per un paese che fa tanto affidamento sull’idroelettrico. Nel 2020 le due principali dighe del paese hanno fatto registrare livelli fra i più bassi di sempre. Quest’anno è andata diversamente. Con lo stabilimento di Muela fuori uso però, gli abitanti del Lesotho non se ne sono accorti, e il rischio di rimanere al buio non è così remoto. 

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