Libertà con le religioni - Nigrizia
Libri
Valentina Gentile
Libertà con le religioni
Giappichelli, 2024, pp. 224, € 22,00
28 Gennaio 2025
Articolo di Rocco Bellantone
Tempo di lettura 3 minuti

Qual è il ruolo delle religioni nelle “nostre” democrazie, interessate da fenomeni migratori che per essere governati implicano un maggiore sforzo di dialogo e convivenza? E quanto le religioni incidono nelle democrazie degli “altri”, in emergenza cronica come quelle africane? Sono alcune delle questioni su cui riflette il libro Libertà con le religioni di Valentina Gentile, professoressa associata in Filosofia politica della Luiss.

Tra le pagine emergono le storie formidabili di uomini di fede, “militanti di pace religiosi” secondo la categoria dello storico americano Robert Scott Appleby. Tra queste c’è quella di Desmond Tutu, primo arcivescovo anglicano nero di Città del Capo che si batté contro l’apartheid e che fu presidente di quella Commissione per la verità e la riconciliazione il cui lavoro sarebbe stato fondamentale per definire la nuova identità nazionale del Sudafrica.

«Qualsiasi persona di fede non ha alcuna opzione reale di fronte all’ingiustizia e all’oppressione, è una disobbedienza a Dio non opporsi a quella forma di ingiustizia», diceva Tutu convinto che difendere i diritti civili fosse un dovere anzitutto religioso.

Altra storia di militanza religiosa è quella del pastore protestante Martin Luther King la cui dottrina antirazzista, sottolinea l’autrice, oltre a voler «scardinare la visione prevalente, politica e secolare, di stampo razzista negli Stati Uniti contro gli afroamericani» puntava a «contrastare una dottrina razzista dominante che era persino radicata in argomenti religiosi».

La sua Lettera dal carcere di Birmingham, scritta il 16 aprile 1963, si rivolgeva infatti «a quell’élite religiosa dominante che non riusciva a prendere sul serio il male della segregazione e il ruolo della resistenza pubblica non violenta».

Il liberalismo politico, sfera del pensiero in cui l’autrice si muove per affrontare questi argomenti, riconosce dunque «il ruolo delle ragioni non pubbliche, e in particolare delle ragioni religiose, nel rafforzare e correggere la concezione della giustizia», confermando dunque la loro capacità di incidere nelle dinamiche politiche oltre le spinte della secolarizzazione.

«Se però quelle di Tutu e King sono state forme di disobbedienza che non hanno mai teso a sforare i limiti di civiltà, la battaglia di Malcolm X, che pure aveva una connotazione religiosa (l’islamismo, ndr) sfora questi limiti in quanto sosteneva una resistenza armata, non più mirata all’espansione dei diritti ma come ritorsione verso il suprematismo bianco e la segregazione razziale», spiega Gentile a Nigrizia.

Nello scontro cui assistiamo oggi in molte democrazie tra libertà di religione e libertà dalla religione, questo libro sostiene allora una terza posizione, un ideale di libertà con le religioni, ovvero «riconoscere un’accezione abbastanza ampia di libertà religiosa, che sia compatibile con un’ideale di convivenza fondato sull’accesso su basi non discriminatorie a libertà, diritti e opportunità».  

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