
I minori in zone di conflitto non sono mai stati tanto minacciati. In Sudan i bambini rappresentano il 50% dei 30 milioni di persone che necessitano di aiuti umanitari e 12 milioni di loro sono sfollati, con coloro che sono separati dalla famiglia o non accompagnati che corrono maggiori rischi di abusi, sfruttamento e traumi, afferma l’Ufficio ONU per il Coordinamento degli affari umanitari (OCHA).
A lanciare l’allarme è anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres: “Nel 2024, la violenza contro i bambini nei conflitti armati ha raggiunto livelli senza precedenti, con un sorprendente aumento del 25% delle violazioni gravi rispetto al 2023”.
“Questo deve essere un campanello d’allarme. Siamo al punto di non ritorno”, ha aggiunto la rappresentante speciale dell’ONU su questo tema, Virginia Gamba, presentando il rapporto annuale sulla condizione dei minori nei conflitti.
I numeri sono impressionanti, e certificano solo le gravi violazioni confermate nel 2024, che sono ben 41.370, di cui 36.221 commesse nel 2024 e 5.149 commesse in precedenza ma confermate nel 2024. È il numero più alto da quando questo strumento di monitoraggio è stato istituito quasi trent’anni fa, fa notare l’ONU.
Il numero di bambini vittime di molteplici violazioni gravi – bambini uccisi e mutilati, reclutamento, rapimenti, negazione dell’accesso umanitario e violenza sessuale – è cresciuto del 17%, arrivando a quota 22.495, un numero che include 11.967 bambini uccisi o mutilati, la violazione più diffusa, seguita da 7.906 casi di negazione dell’accesso umanitario e 7.402 bambini reclutati.
Aumentati anche gli attacchi alle scuole (del 44%) e gli stupri e altre forme di violenza sessuale (+34%), con 3.018 bambini detenuti per la loro effettiva o presunta associazione con le parti in conflitto.
In testa a questa tragica classifica ci sono i territori palestinesi, con oltre 8.500 violazioni gravi, la stragrande maggioranza attribuite alle forze israeliane. I dati raccolti parlano di 1.259 bambini palestinesi uccisi ma l’ONU sta verificando segnalazioni di ulteriori 4.470 bimbi uccisi lo scorso anno.
Nella “lista della vergogna”, dopo i territori palestinesi, ci sono tre paesi africani: la Repubblica democratica del Congo (oltre 4mila gravi violazioni), la Somalia (oltre 2.500) e la Nigeria (quasi 2.500), seguiti da Haiti (oltre 2.200), dove queste violazioni sono aumentate del 490% in un anno.
Nella lista restano l’esercito sudanese (SAF) e le milizie Forze di supporto rapido (RSF), ma anche le forze armate russe, responsabili di un aumento del 105% delle violazioni gravi tra il 2023 e il 2024 in Ucraina.
Un altro dato allarmante riguarda il ruolo “sproporzionato” di attori non statali nelle violazioni, mentre “gli attori governativi sono stati le principali forze responsabili di uccisioni e mutilazioni, attacchi a scuole e ospedali e negazione dell’accesso umanitario”.
Il rapporto elenca otto paesi – la metà sono africani – le cui forze governative hanno violato il diritto internazionale e commesso gravi violazioni contro i bambini: Repubblica democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Israele, Siria, Myanmar e Russia.
“I bambini che vivono in mezzo alle ostilità vengono privati della loro infanzia… Quando permettiamo che ciò accada, non solo non proteggiamo i bambini, ma stiamo anche privandoli della possibilità di crescere al sicuro, di andare a scuola e di vivere una vita con dignità e speranza”, ricorda Virginia Gamba.
“Ci troviamo di fronte a una scelta che definisce chi siamo: prenderci cura di loro o voltare le spalle… Condividiamo tutti il dovere di agire – con urgenza, con determinazione – per porre fine a questa sofferenza. Non domani. Non un giorno. Oggi”.