Mali: la giunta militare cancella tutti i partiti politici - Nigrizia
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La stretta autoritaria del generale Assimi Goita torna a colpire anche la stampa, con la sospensione dell’emittente francese TV5 Monde
Mali: la giunta militare cancella tutti i partiti politici
14 Maggio 2025
Articolo di Redazione
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Il leader della giunta militare golpista Assimi Goita

L’annuncio temuto da settimane è arrivato ieri. Il governo militare del Mali ha decretato lo scioglimento di tutti i partiti e le organizzazioni politiche del paese.

Il decreto precisa però che i funzionari della giunta che lavorano per le istituzioni politiche e amministrative dello stato “possono svolgere la loro missione senza dover identificarsi come rappresentanti di partiti politici”.

Quest’ultimo atto della stretta autoritaria dei militari golpisti è iniziato a fine aprile con le raccomandazioni emerse da un forum nazionale di consultazione sulla revisione della carta dei partiti politici.

Vi si suggeriva di elevare l’attuale leader della giunta militare, il generale Assimi Goita, al ruolo di presidente della Repubblica per un mandato quinquennale rinnovabile, a partire dal 2025, e di dissolvere tutte le formazioni politiche esistenti, introducendo condizioni estremamente restrittive per la creazione di nuovi partiti.

Partiti le cui attività erano già state sospese il 10 aprile 2024 e poi, più di recente, il 7 maggio scorso per “il rischio di turbative dell’ordine pubblico”.

Sempre a inizio maggio, in un inedito atto di protesta, una coalizione di circa 100 partiti aveva organizzato dei raduni di protesta a Bamako, chiedendo la fine del regime militare entro dicembre, come inizialmente promesso, e “la definizione di un calendario per un rapido ritorno all’ordine costituzionale”.

Partiti e stampa da tempo nel mirino

Ma il generale Goita – salito al potere con un colpo di stato nel 2020, cui era seguito un secondo golpe l’anno successivo per consolidare il suo potere, con il sostegno della Russia – tira dritto. Lo fa anche aumentando la stretta nei confronti dell’informazione, e in particolare di quella legata all’ex potenza coloniale, la Francia, cacciata da un Mali sempre più gravitante nell’orbita di Mosca, in compagnia delle altre giunte militari golpiste saheliane, Burkina Faso e Niger.

Dopo aver bandito dal paese France 24 e Radio France Internationale (RFI), ieri la giunta da lui guidata da sospeso l’emittente TV5 Monde, colpevole d’aver mandato in onda un reportage sulla manifestazione del 3 maggio che l’Alta autorità della comunicazione (HAC) ha definito “mancante di impegno all’imparzialità”.

Non una première per TV5 Monde che era già stata sospesa per tre mesi a settembre dello scorso anno per simili motivi. Sorte che era toccata sette mesi prima a France 2, accusata di “gravi violazioni dell’etica e della deontologia giornalistica” e di “apologia del terrorismo”, e quindi sospesa per quattro mesi.

D’altronde il comunicato diffuso già ad aprile 2024 dalla HAC, organo che regola l’attività dei media nel paese, parlava chiaro, invitando “tutti i media (radio, televisione, giornali cartacei e online) a cessare ogni diffusione e pubblicazione delle attività dei partiti politici e delle attività a carattere politico delle associazioni”.

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