Mauritania: “Una farsa” l’accordo migratorio con l’Europa - Nigrizia
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Intervista a Biram Dah Abeid, avvocato, storico attivista per l’abolizione della schiavitù e deputato dell’Assemblea nazionale
Mauritania: “Una farsa” l’accordo migratorio con l’Europa
Per l’attivista mauritano l’intesa di partenariato migratorio siglato un anno fa ha solo gonfiato le tasche della élite corrotta che domina il Paese, legittimando implicitamente il sistema schiavista. Intanto, il disastro della migrazione con il suo carico di morte continua. A farne le spese soprattutto subsahariani e afromauritani. Anche per la libertà di espressione il quadro è cupo
11 Marzo 2025
Articolo di Nadia Addezio
Tempo di lettura 4 minuti
Biram Dah Abeid

È passato un anno dal partenariato migratorio non vincolante dal valore di 210 milioni di euro stretto tra la Mauritania e l’Unione Europea. Il 7 marzo 2024, infatti, veniva firmato un accordo avente tra gli obiettivi ufficiali la prevenzione della migrazione irregolare, i sostegni all’occupazione, il rafforzamento delle frontiere e il supporto e protezione dei rifugiati.

Ne abbiamo parlato con Biram Dah Abeid, attivista che lotta da 50 anni contro la perdurante schiavitù in Mauritania, presidente dell’Iniziativa per la rinascita del movimento abolizionista (IRA) e deputato dell’Assemblea nazionale.

Perché la schiavitù continua a esistere in Mauritania?

La schiavitù sopravvive in Mauritania perché l’élite dominante arabo-berbera beydan, che controlla e governa lo Stato, fonda il proprio codice d’onore e il proprio stile di vita sulla schiavitù.

Il governo e il potere degli schiavisti sono intanto legittimati dall’UE, che gli fornisce supporto economico, materiale militare. In cambio, la Mauritania stringe accordi sull’immigrazione, cede le sue ricchezze (oro, pesce, gas, ferro). E l’élite dominante si arricchisce a discapito della restante popolazione.

A un anno dalle promesse del partenariato migratorio stretto tra Mauritania e Unione Europea, cosa è cambiato in Mauritania?

Questo partenariato non ha avuto alcun impatto percepibile per i cittadini mauritani, non c’è stato alcun miglioramento. È solo una farsa. L’Europa fornisce fondi, i soldi finiscono nelle tasche dei corrotti che governano il paese.

Non è un caso se la Mauritania sia tra i paesi con i peggiori record in termini di corruzione, cattiva gestione, appropriazione indebita di fondi pubblici e riciclaggio di denaro (secondo Transparency International, si colloca al 130esimo posto su 180 paesi, ndr).

Intanto, il disastro della migrazione con il suo carico di morte continua. Dalla firma di questo accordo, c’è stata un’emorragia di giovani che hanno lasciato il paese per raggiungere le Americhe e l’Europa attraverso canali di immigrazione irregolare. Inoltre, i migranti africani subsahariani subiscono enormi maltrattamenti nel nostro paese. Il denaro dell’UE non viene utilizzato per aiutarli.

Ci sono state conseguenze anche sugli haratin (o “mori neri”, arabofoni, discendenti da persone rese schiave) e sugli afromauritani (di lingua ed etnia fulani, soninke, wolof, bambara)?

Gli haratin e gli afromauritani sono coloro che soffrono di più per la povertà, l’esclusione e la marginalizzazione. Anche loro cercano disperatamente di fuggire dall’inferno che è la Mauritania. E questo partenariato non è affatto in loro favore. La Mauritania è come una prigione e l’Europa, che dovrebbe accoglierli e proteggere, sembra volerli mantenere lì confinati.

Come ha reagito la società civile mauritana al partenariato migratorio?

Il popolo mauritano è stato sin dall’inizio estremamente ostile al partenariato. Tutti i mauritani lo rifiutano, perché lo vedono come una forma di corruzione e mercenariato. Dicono che l’Europa non ha il diritto di far pattugliare le coste e il territorio mauritano dalla sua Guardia Civile (la Guardia Civil spagnola, ndr).

I mauritani sono molto arrabbiati e penso che, se questi tipi di accordi continueranno tra l’Unione Europea e l’attuale governo, l’UE finirà per essere cacciata dalla Mauritania, proprio come è stata cacciata dal Mali, dal Burkina Faso e dal Niger.

Qual è la situazione della libertà in Mauritania?

È un quadro nero. La libertà di espressione è stata totalmente confiscata dall’arrivo al potere di Mohamed Ghazouani, il presidente alleato dell’Europa (eletto nel 2019 e rieletto a luglio 2024, ndr). Ha emanato la Loi n°2021-021 portant protection des symboles nationaux che è diventata l’arma per chiudere tutte le emittenti e le radio indipendenti, nonché incarcare giornalisti, blogger, deputati.

I canali ufficiali dello Stato, come la televisione e la radio nazionale, sono vietati agli oppositori. Qui in Mauritania pochissimi hanno il coraggio di esprimersi e lo fanno con estrema prudenza. Non c’è libertà di associazione, i partiti di opposizione più forti e i movimenti che criticano il governo sono vietati o fortemente ostacolati nelle loro azioni politiche.

Poche settimane fa, il progetto Greater Tortue Ahmeyim (GTA) tra Senegal e Mauritania, guidato dalla multinazionale energetica BP con la Kosmos Energy, ha prodotto il primo carico di GNL. Il 5 marzo è stata rilevata una fuga di gas. Cosa pensa di tale progetto?

Il governo consulta solo la società civile che ha creato e che paga per sostenere le sue posizioni, e che per giunta non ha alcuna competenza in materia di diritti umani o tutela dell’ambiente. La società civile indipendente, come la nostra, non viene mai interpellata.

Noi siamo molto preoccupati, perché sappiamo che i profitti derivanti dal gas verranno dirottati nelle tasche di pochi. Sappiamo anche che l’ambiente verrà devastato e che i diritti umani continueranno a essere violati. Tale progetto non rappresenta per noi un’opportunità per migliorare l’economia mauritana.

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