Mediterranea: il diritto di disobbedire - Nigrizia
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La nave di salvataggio attracca a Trapani invece che a Genova. Fermo amministrativo e sanzione per la ong
Mediterranea: il diritto di disobbedire
26 Agosto 2025
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 4 minuti
Salvataggio della nave Mare Ionio di Mediterranea Saving Humans nel Mediterraneo centrale

Giovedì 21 agosto, Beppe Caccia, armatore e capomissione della nave Mediterranea, la seconda imbarcazione salva persone migranti che duplica l’impegno della Mare Jonio, si collega al festival oristanese Propagazioni per raccontare cosa è accaduto nelle primissime ore di quella giornata, a circa trenta miglia nautiche dalla Libia.

“Un’imbarcazione di tipologia militare, senza alcuna comunicazione di riconoscimento, procedendo a luci spente, si è avvinata a velocità sospetta alla nostra nave che si trovava in acque internazionali in attività di ricerca. Subito abbiamo fatto partire i nostri RIB, i gommoni di soccorso, immaginando qualcosa di anomalo.

Ed effettivamente abbiamo assistito a una scena mai vista in questi anni di salvataggi: dal natante sono stati gettati violentemente in mare, a pugni e calci, dieci ragazzi. Inizialmente puntini nel buio di una notte senza luna, con vento di scirocco e onde alte un metro e mezzo, poi volti e braccia che abbiamo tirato su e portato in salvo.

L’imbarcazione libica era del tutto uguale a quelle che, qualche giorno prima, ci aveva circondati, intimiditi, intimandoci di allontanarci, dopo aver condotto pericolose manovre attorno alla prua della nave. Natanti tipo gommoni, con miliziani a bordo, in divisa e molti con il volto coperto dal passamontagna, che non hanno lesinato gesti di minaccia all’indirizzo del nostro equipaggio.

Probabilmente ci siamo trovati davanti ancora gli stessi. Ma questa volta avevano ragazzi a bordo e li hanno buttati in mare come rifiuti”.

Giovedì, alle 3.20 il salvataggio e, successivamente, la comunicazione, da parte delle autorità italiane, del cosiddetto “porto sicuro” per i dieci salvati: Genova. Un attracco lontano.

Il porto lontano e il blocco della nave

Lunedì 25 agosto, Beppa Caccia, si collega ancora, l’appuntamento questa volta è a Monselice, nel padovano, per l’EcoPark festival, e il racconto prosegue, con quel che è accaduto nel mentre, dopo il salvataggio, è quasi in presa diretta. Mediterranea è arrivata a Trapani, ha fatto sbarcare i dieci ragazzi siriani, egiziani, curdi e iracheni.

Caccia e il comandante hanno disobbedito all’ordine del ministro dell’Interno Piantedosi. Non hanno accettato come porto sicuro il lontano attracco di Genova. In prossimità delle coste sicule hanno scelto, nonostante le intimidazioni, questa volta governative, di far sbarcare i dieci ragazzi in un porto prossimo, come dicono le leggi internazionali.

Contravvenendo così a una prassi consolidata: l’assegnazione di un porto lontano. Una destinazione che allunghi viaggio e sofferenze, privando le persone di soccorso, aumentando i costi per le navi che salvano.  

“Abbiamo deciso di obbedire al diritto del mare, a quello internazionale, al sentire della nostra Costituzione. Abbiamo deciso di disobbedire a un ordine ingiusto, inumano. Abbiamo puntato su Trapani, troppo lontana Genova per questi ragazzi. Alcuni poco più che adolescenti, 14 anni, così provati da quanto è accaduto e dal loro viaggio attraverso il deserto e la Libia, con la realtà degli abusi e dei campi di detenzione.

La nostra prima preoccupazione era ed è tutta rivolta a loro, alle persone che avevamo a bordo, che ci hanno raccontato che c’erano almeno altre quattro persone, ora disperse in mare. Il nostro staff medico li ha visitati e ha stabilito che non erano nelle condizioni psicofisiche per essere sottoposti a ulteriori giorni di navigazione.

È stato un continuo scambio di messaggi, di mail, di tentativi di imporci sempre e solo il porto ligure come destinazione. Ma abbiamo deciso di contravvenire all’ordine e ora abbiamo un fermo amministrativo della barca e una multa che ci verrà comunicata nei prossimi giorni (l’ammontare della sanzione pecuniaria arriva fino a 10mila euro, ndr).

Questura, Guardia di finanza e Capitaneria di Porto di Trapani hanno notificato a bordo il verbale con cui la nave Mediterranea viene colpita dalle misure previste dal decreto legge Piantedosi.

Ma i ragazzi sono a terra, salvi, già in una struttura. E questa per noi è la sola notizia che conta. Con il comandante ci assumiamo la responsabilità di questa scelta. L’unica giusta per quel che ci riguarda”.

Nelle stesse ore in cui la Mediterranea faceva rotta su Trapani, alle 15 di domenica 24 agosto, un’altra nave di salvataggio, la Ocean Viking dell’ong Sos Méditerranée, che si trovava in acque internazionali con 87 persone a bordo soccorse poche ore prima, diventava bersaglio di raffiche di spari ad altezza d’uomo partite da un pattugliatore della Guardia costiera libica, con ogni probabilità fornito proprio dall’Italia.

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