Fiumi inquinati, alberi abbattuti, terreni coltivabili decimati e almeno 2 miliardi di dollari di entrate fiscali persi dallo stato. È il pesante bilancio delle estrazioni illegali di oro in Ghana.
Un business che ha causato la distruzione di circa 4.726 ettari di terra in 7 delle 16 regioni del paese e in 34 delle sue 288 riserve forestali, come denunciato nell’agosto scorso dal presidente della Commissione forestale John Allotey.
Nel 2024 gli affari che ruotano attorno alle miniere illegali, chiamate in Ghana galamsey, sono lievitati a un ritmo forsennato, complice l’aumento del prezzo dell’oro salito di quasi il 30%.
Secondo l’ente nazionale che in Ghana regola il settore minerario, nei primi sette mesi di quest’anno le miniere su piccola scala, il 70-80% delle quali opera senza essere in possesso di alcuna autorizzazione, hanno prodotto 1,2 milioni di once d’oro, più che nell’intero 2023, pari al 40% della produzione totale.
Gli impatti su risorse idriche e ambiente
Gli impatti devastanti sull’ambiente e sulla salute sono sotto gli occhi di tutti. Le sostanze chimiche utilizzate nelle varie operazioni di estrazione, come il mercurio e il cianuro, oltre a essere riversate sui terreni hanno anche contaminato il 65% delle fonti idriche del paese.
Di questo passo, sostengono ricercatori dell’Università di Cape Coast, il Ghana sarà costretto a importare acqua dal 2030. Un segnale è già arrivato dalla Ghana Water Company, la cui capacità di fornire acqua pulita in alcune parti del paese si è ridotta del 75%.
Global Forest Watch dice che le estrazioni illegali di oro hanno distrutto migliaia di ettari di piantagioni di cacao e di foresta. Il Ghana Cocoa Board ha dichiarato che nel 2021 più di 19mila ettari di terreni che erano adibiti a questo tipo di coltura sono stati distrutti dall’avanzare delle miniere, soprattutto nelle regioni occidentali del paese e in quella centro-meridionale di Ashanti.
Mentre nel settembre scorso una coalizione di associazioni espressione della società civile, tra cui gli Eco-Conscious Citizens, ha fatto causa al governo contestando una legge del 2022 che consente le estrazioni nelle riserve forestali, comprese aree che racchiudono sacche di biodiversità di importanza mondiale.
Benefici economici mancati
Essendo il principale produttore di oro in tutta l’Africa e il sesto a livello globale, il Ghana dovrebbe poter beneficiare della preziosa risorsa di cui dispone. Ciò però non è mai accaduto.
La causa principale è che le raffinerie presenti nel paese sono praticamente inattive in quanto non sono autorizzate a bollare l’oro che trattano con il marchio di garanzia internazionale rilasciato dalla London Bullion Market Association (LBMA), ente con sede nel Regno Unito che detta lo standard globale per le raffinerie di oro e argento in tutto il mondo e presso cui è accreditata in Africa una sola raffineria in Sudafrica.
Solo meno dello 0,5% dell’oro estratto nel pianeta viene trattato in una raffineria accreditata dalla LBMA. Tutto il resto si muove in modo più o meno sommerso, compreso quello estratto in Africa.
Ogni anno sarebbero almeno una ventina le tonnellate di oro provenienti da Ghana, Mali e Zimbabwe e contrabbandate in paesi come gli Emirati Arabi Uniti, la Cina e l’India, dove il metallo nobile viene raffinato, mescolato a quello estratto legalmente e immesso sui mercati internazionali.
Verso le elezioni
In vista delle elezioni generali in programma il 7 dicembre, i sondaggi dicono che il tema delle miniere illegali di oro è una delle prime cinque questioni considerate prioritarie dai cittadini. I candidati più quotati a sostituire l’uscente Nana Akufo-Addo, ovvero il vicepresidente Mahamudu Bawumia e l’ex presidente John Mahama, hanno promesso che se verranno eletti si impegneranno a mettere in regola le miniere informali.
Nelle ultime settimane Nana Akufo-Addo ha rivendicato i progressi registrati durante la sua presidenza iniziata nel 2017, a cominciare dai sequestri e dalla distruzione dei macchinari utilizzati nelle miniere illegali e dall’avvio di indagini che sono arrivate a interessare personale della sicurezza nazionale, uomini d’affari e politici. All’inizio del 2024 è inoltre partita la joint venture pubblico-privato Royal Ghana Gold Refinery che punta a essere accreditata dall’LBMA.
Eppure, secondo i dati del Ghana Mining Repository, tra il 2017 e il 2021, dunque negli anni del mandato di Akufo-Addo, sono state rilasciate più di 2mila licenze di estrazione mineraria per siti su piccola scala, pari al 95% di tutte quelle concesse dal 1989.
Molte di queste licenze sono finite nelle mani di intermediari stranieri, in prevalenza cinesi, che di fatto hanno trasformato miniere formalmente in regola in galamsey. In Ghana ci sono veri e propri hotspot di galamsey, concentrati soprattutto nella parte occidentale del paese e in mano a imprenditori cinesi.
Uno dei più trafficati è Wassa Akropong, dove si trova la più grande Chinatown del Ghana e dove sono stati aperti negozi di macchinari per le attività estrattive artigianali, ma anche cliniche private, casinò, pub e ristoranti.
Un macchinario multiuso tra i più venduti per l’estrazione di oro si chiama Changfan e consente di setacciare anche il letto dei fiumi. Nell’agosto 2022 in una serie di retate i soldati dell’esercito ne hanno dati alle fiamme 838.
Il giro di vite ordinato da Akufo-Addo non è però andato oltre la superficie del fenomeno. Le reti criminali che gestiscono i siti illeciti hanno proseguito a trafficare nei loro affari. Lo dimostra il fatto che, in parallelo alla crescita delle estrazioni di oro, in Ghana sono aumentati anche il riciclaggio di denaro e il traffico di armi, di cui i gruppi criminali si servono per sorvegliare le miniere che gestiscono.
È stato inoltre scoperto che diverse delle licenze estrattive rilasciate negli ultimi anni dal governo erano collegate direttamente o indirettamente anche ad amministratori locali e personaggi politici, compresi esponenti del partito al governo, il Nuovo partito patriottico (NPP) di cui Akufo-Addo è il leader.
Aumento della disoccupazione e dispersione scolastica
Il mercato illecito dell’oro in Ghana cresce facendo leva sulla grave crisi economica che attanaglia il paese dal 2022. Una crisi che per essere arginata ha costretto il governo a chiedere un prestito di soccorso di 3 miliardi di dollari al Fondo Monetario Internazionale.
Nel secondo trimestre del 2024, come segnalato da Reuters, l’economia del paese ha dato segni di risveglio crescendo del 7%, il ritmo più veloce registrato negli ultimi cinque anni. La situazione economica rimane però allarmante.
Con l’aumento dell’inflazione da una parte e della disoccupazione dall’altra, molte persone povere o rimaste improvvisamente senza lavoro e residenti soprattutto nelle aree rurali, si sono rivolte alle associazioni che rappresentano i minatori illegali o hanno deciso di iniziare a estrarre oro in modo autonomo.
Per questo tipo di attività il guadagno medio sarebbe di circa 2mila cedi a settimana, pari a 125 dollari, ovvero lo stipendio mensile di un insegnante. Attualmente in Ghana più di 1 milione di persone lavora nel settore minerario informale in 14 delle 16 regioni del paese.
La popolarità delle galamsey è stata confermata da un sondaggio condotto recentemente da WaterAid nella regione Upper East, nei distretti di Bongo e Bawku West. Qui oltre il 75% degli intervistati ritiene che l’attività mineraria rappresenta una fonte di reddito redditizia, nonostante il 97% riconosca che danneggia l’ambiente e le fonti idriche, mentre il 79% denuncia problemi di salute, come dolori al petto, collegandoli al lavoro svolto nelle miniere.
Un altro effetto collaterale del proliferare delle galamsey è la dispersione scolastica. I figli delle famiglie più povere, e non solo, lasciano presto la scuola per andare a lavorare nelle miniere o per vendere cibo per strada ai minatori.