Migranti: il cavallo di Basaglia per abolire i CPR - Nigrizia
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Con Marco Cavallo parte la Campagna di denuncia sulla salute mentale dei detenuti nei Centri per il rimpatrio
Migranti: il cavallo di Basaglia per abolire i CPR
24 Marzo 2025
Articolo di Redazione
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Sit in all'esterno del CPR di Corso Brunelleschi a Torino (Credit: Torino cronaca)

Con il famoso Marco Cavallo, la scultura azzurra simbolo di quella che negli anni Settanta fu la lotta per abolire gli ospedali psichiatrici portata avanti da Franco Basaglia, è partita la Campagna di sensibilizzazione per la salute mentale dentro i Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR).

Prende vita da un luogo non neutro (se di neutralità di questi centri detentivi si può parlare): il CPR di Torino di corso Brunelleschi, dove nel 2021 si tolse la vita Moussa Balde, il 23enne originario della Guinea che era stato rinchiuso nove giorni in isolamento, dopo essere stato vittima di un’aggressione a Ventimiglia e aver mostrato il suo stato di estrema fragilità.

Una copia in vetroresina, alta 4 metri, è apparsa sabato fuori dalla struttura torinese, in vista dell’apertura odierna della stessa. L’iniziativa, promossa da Rete mai più lager, Forum di Salute Mentale, Legal Team e Simm (Società italiana di medicina delle migrazioni) ha visto la partecipazione di diverse persone attiviste dei Gris (gruppi regionali immigrazione e salute), Medici senza Frontiere, Mediterranea Saving Humans e vari centri sociali.

Corso Brunelleschi sarà la prima tappa di un tour di denuncia della Campagna, che vuole toccare le diverse città italiane dove hanno sede i CPR. Perché, spiegano gli organizzatori “i CPR sono dei lager, esattamente come Basaglia definì i manicomi”. E come ai tempi dell’oramai famoso psichiatra filosofo, che portò alla chiusura degli ospedali psichiatrici, utilizzando il cavallo per trasportare la biancheria all’interno della struttura triestina, la scultura azzurra vuole essere simbolo di denuncia ma anche di speranza di cambiamento.

Il CPR torinese che, all’indomani della morte di Balde, era stato luogo di proteste da parte di persone richiedenti asilo, era stato chiuso nel 2023. La chiusura era stata giustificata con la necessità di lavori straordinari, di fatto però le condizioni disumane in cui si viveva all’interno erano state più volte denunciate da varie realtà che si occupano di migranti e delle loro situazioni di detenzione mentre sono in attesa di un rimpatrio che, nella maggior parte dei casi, non avviene.

“I CPR – ha spiegato Nicola Cocco, medico e attivista della Rete – sono gli istituti più violenti e pericolosi del paese, dei lager in cui le persone sono trattenute in un regime di detenzione che sarà pure amministrativo, ma resta un regime che produce sofferenza, degrado e abbandono: una vera e propria deriva manicomiale”.

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