
La gestione delle politiche migratorie non si misura solo dal numero di persone che attraversano i confini, ma anche da quante perdono la vita nel tentativo di farlo.
È quella che Shaharam Khosravi, sociologo iraniano autore del celebre saggio Io sono confine, già 15 anni fa definiva la “necropolitica dei confini” europea. E che trova espressione di anno in anno nei dati raccolti da UNHCR, UNICEF, OIM e dalle tante realtà che si occupano di migrazioni.
Si parla, in 10 anni, di oltre 30mila vittime solo lungo la rotta del Mediterraneo.
2024: cresce il tasso di mortalità
Se il 2023 era stato l’annus horribilis, con il più alto numero di decessi e di dispersi nel Mediterraneo dal 2017, il 2024 non è stato da meno. La trazione, in positivo, è stata minima: 2.279 persone secondo il progetto Missing Migrants nell’anno appena concluso contro le 3.155 del precedente. Senza contare tutte le persone morte nel deserto, e nelle tappe precedenti delle rotte migratorie.
Significa che c’è stata una riduzione complessiva del 27%, a fronte però di un calo dell’oltre 60% degli sbarchi sulle coste italiane, e del 40% su quelle europee.
E che il tasso di mortalità, in realtà, se visto in percentuale, è aumentato.
Persone in fuga, sempre più criminalizzate
Questo quadro è in linea con la crescente criminalizzazione delle persone migranti, che trova massimo compimento nel nuovo Patto europeo sull’asilo che entrerà in vigore dal 2026. Vedere la maglia del diritto assottigliarsi per le persone rifugiate, colpisce ancora di più se si tiene conto del fatto che il 2024, per il secondo anno consecutivo, ha visto il record assoluto di sfollati nel mondo a causa di guerre, conflitti e disastri ambientali.
E che buona parte delle persone in fuga lungo il Mediterraneo scappavano e scappano tuttora proprio da queste situazioni, come ricorda Regina De Dominicis, Coordinatrice speciale UNICEF per la risposta ai rifugiati e ai migranti in Europa.
Restrizioni sui soccorsi
Complici dell’aumento della pericolosità delle rotte anche le continue restrizioni imposte lo scorso anno alle navi Ong. Fermi, sequestri, porti lontani giorni e giorni di navigazione, a partire dal Decreto legge 1/2023 che, tra le altre cose, impedisce di fatto a una nave che ha già effettuato un primo soccorso di fermarsi per accogliere altri naufraghi a bordo. Legge ampiamente contestata in quanto in totale violazione delle norme internazionali sull’obbligo inderogabile di soccorso.
Rotta atlantica in crescita: record per le Canarie
Intanto, gli sbarchi che non interessano le coste italiane si riversano altrove. Secondo Frontex, da gennaio e novembre 2024, gli arrivi lungo la rotta mediterranea sono diminuiti complessivamente del 40%, ma sono aumentati del 19% quelli lungo la rotta atlantica.
Tra le principali destinazioni, le Isole Canarie, che infatti hanno registrato nell’ultimo anno un record di arrivi, superando quello del 2023. Delle 63.970 che ha accolto la Spagna nel 2024, 46.843 avevano raggiunto le coste delle Canarie.
La rotta atlantica è attualmente ritenuta la più mortale al mondo, con oltre 6.829 persone morte solo nel tratto di mare tra la costa occidentale africana e la Canarie, secondo un report pubblicato dalla ong Caminando Fronteras a fine dicembre. Il 58% in più rispetto allo scorso anno. La maggior parte delle persone proveniva da Mali, Senegal e Marocco. (AB)