
Si respira un’aria strana, da qualche settimana, in tutto il Mozambico. La vita è tornata a un’apparente normalità, dopo le manifestazioni post-elettorali di fine anno e la designazione, da parte degli organi elettorali, del candidato del Frelimo, Daniel Chapo, alla presidenza della Repubblica.
Più che di normalità, il paese – che il 25 giugno prossimo celebrerà i suoi 50 anni di indipendenza – sembra vivere in una condizione di ibernazione, in attesa di risposte che stentano a venire.
Il malcontento popolare non si è affatto sopito, come dimostrano i dibattiti sempre più accesi nelle reti sociali e alcuni episodi, qua e là, di intolleranza popolare verso chi governa il paese, compreso in quella che una volta era la roccaforte del partito egemonico, la provincia di Gaza, sud del Mozambico.
Il nuovo potere sta mostrando due facce in apparenza contraddittorie.
Da un lato, qualche giorno fa, è uscito il bando pubblico per la selezione di tre specialisti per scrivere i termini di riferimento per contrattare consulenti che andranno ad aiutare la commissione del dialogo inclusivo, presieduta dal frelimista Edson Macuacua, che dovrebbe portare a una radicale riforma dello stato.
E, sulla stessa lunghezza d’onda, anche la società civile dovrà nominare, fra qualche giorno, tre suoi rappresentanti per completare i ranghi politici della suddetta commissione, affiancando così gli esponenti già nominati dai partiti.
Mondlane lavora a un suo partito
Dall’altro lato, però, tutto ciò che orbita intorno a Venâncio Mondlane, il più temuto avversario politico del Frelimo, viene soppesato meticolosamente e, quando possibile, ostacolato.
In primo luogo, il nome del movimento-partito che Mondlane si accinge a fondare. Per tutta la campagna elettorale dello scorso anno, la parola d’ordine di questo movimento è stata Anamalala, una parola della lingua emakhuwa (l’idioma maggiormente parlato in Mozambico, diffuso fra le popolazioni del nord del paese), che significa, grosso modo “tutto questo sta per finire”, o “basta!”.
E l’idea immediata di Mondlane e soci è stata di trasformare questo lemma in nome del nuovo partito. Di opinione diversa è stato il ministero della Giustizia, preposto a convalidare l’iscrizione di partiti politici e altre organizzazioni associative: quel nome non s’ha da fare, poiché derivante da una parola in una delle lingue locali, ritenuta una minaccia per l’unità nazionale del paese, secondo quanto determinato dalla legge sui partiti politici.
Mondlane avrà allora 30 giorni a disposizione per proporre un nuovo nome, rigorosamente in lingua portoghese.
Giustizia su commissione
Ma c’è di più: in parallelo al processo penale in corso da mesi contro Mondlane e i suoi più stretti collaboratori, per avere incentivato e finanziato la distruzione di varie infrastrutture pubbliche durante le manifestazioni post-elettorali, la giustizia mozambicana ne ha istruito – sin dal novembre scorso – un secondo, di tipo civile, che al momento si è chiuso (salvo il diritto dell’accusato di ribattere ai capi di imputazione in 20 giorni) con una salatissima multa di circa 480mila euro.
Una giustizia che sembra lavorare su commissione, visto che non è stata mossa, a oggi, alcuna azione penale contro le forze di polizia che hanno represso nel sangue, in quei conturbati giorni, le manifestazioni popolari, a cui la stessa Associazione dei giudici mozambicani chiese a suo tempo di porre rapidamente fine.
Politica al palo
Nel frattempo, in questa guerra di trincea, da più parti il nuovo esecutivo è accusato di inerzia e intolleranza, guardando più a risolvere diatribe interne che i problemi del paese.
Se i sindacati insistono per poter sindacalizzare i lavoratori della funzione pubblica, a cui il governo si sta opponendo strenuamente, la Procura generale della Repubblica avrebbe notificato l’ex-presidente Felipe Nyusi e l’ex-ministro dell’agricoltura Celso Correa, per approfondire questioni relative alla gestione a dir poco allegra del programma di sviluppo rurale “Sustenta” della passata legislatura.
Mentre, in chiave programmatica, le opposizioni hanno aspramente criticato la prima bozza del Piano economico e sociale e del bilancio preventivo presentati dal governo in parlamento il mese scorso, che non prevederebbe alcuna misura concreta per ridurre le diseguaglianze ormai stridenti fra le classi sociali del Mozambico, anche gli imprenditori, da sempre vicini al Frelimo, hanno lanciato un ennesimo grido di allarme per la mancanza di valuta straniera capace di assicurare le importazioni fondamentali per i prossimi mesi.
Da un giorno all’altro il paese potrebbe risvegliarsi dallo stato di ibernazione in cui è caduto, riaccendendo recenti conflitti, nel caso in cui sia la componente socio-economica che quella più prettamente politica dovessero continuare a dare risposte insoddisfacenti dinanzi a una popolazione ormai più cosciente e vigile rispetto a un passato di passività che difficilmente potrà tornare.