Mozambico: Chapo dialoga ma solo con le “opposizioni inutili”
Mozambico Politica e Società
Dal voto del 9 ottobre scorso emerge un dato importante: le formazioni contrarie al governo si stanno disgregando
Mozambico: Chapo dialoga ma solo con le “opposizioni inutili”
Cresce invece la popolarità di Mondlane, sempre più un presidente parallelo
02 Febbraio 2025
Articolo di Luca Bussotti
Tempo di lettura 5 minuti
GhVZWIEXMAAL7IR

C’è un’immagine che gira da giorni sulle reti sociali del Mozambico: mostra il presidente della repubblica, Daniel Chapo, che passeggia tranquillamente con quattro dei principali leaders dei partiti di opposizione dopo uno dei molti incontri di “convergenza istituzionale” per trovare una soluzione all’attuale crisi politica post-elettorale.

I dirigenti delle opposizioni in questione sono Ossufo Momade, della Renamo, Lutero Simango, del Movimento democratico del Mozambico (MDM), Albino Forquilha (Podemos) e Salomão Muchanga (Nova Democracia).

La legenda che accompagna la fotografia così commenta: «Chapo coi leaders ‘inutili’ delle opposizioni». Una sintesi perfetta di quanto sta avvenendo, negli ultimi giorni, in Mozambico. Il candidato alle presidenziali dello scorso 9 ottobre, Venâncio Mondlane, per molti il presidente eletto, viene accolto da folle oceaniche in delirio in ogni città a cui fa visita, come nel caso di Tete di pochi giorni f.

Tutti gli altri personaggi politici, compreso Forquilha di quel Podemos che aveva sostenuto la candidatura presidenziale di Mondlane, sbeffeggiati (nel migliore dei casi) o accolti con lancio di pietre e insulti di varia natura a ogni loro spostamento.

Da quel che viene riportato da siti indipendenti, lo stesso Chapo sarebbe stato ricevuto in questo modo dalla popolazione della provincia centro-settentrionale della Zambézia, una provincia da sempre roccaforte dell’opposizione e per niente rassegnata rispetto a risultati elettorali ufficiali, che è ben lungi dal riconoscere.

Il nuovo governo senza legittimità

Il governo appena formato dal neo-presidente Chapo si trova già in enormi difficoltà: nessun segnale dell’annunciato “piano dei primi 100 giorni”, legittimità popolare vicina allo zero e credibilità politica sotto i tacchi.

Sulla questione della legittimità, la Missione elettorale dell’Unione europea ha sferzato un ulteriore colpo con la pubblicazione del report completo sull’attività svolta in Mozambico in occasione delle elezioni del 9 ottobre scorso.

Un report durissimo, che ha evidenziato irregolarità, brogli, uso massiccio delle risorse pubbliche da parte del partito-stato Frelimo durante la campagna elettorale, così come l’assenza completa di meccanismi regolatori indipendenti sia in ambito di giustizia elettorale che di informazione.

Un report che riapre, semmai si fosse chiusa, la questione del riconoscimento di elezioni così evidentemente irregolari da parte delle istituzioni comunitarie. E che butta benzina sul fuoco internamente, dando forza a chi aveva chiesto a gran voce l’annullamento delle elezioni e la loro immediata ripetizione, come l’Ordine degli avvocati e diversi partiti di opposizione.

In termini di credibilità politica, la formazione del governo ha costituito un ulteriore macigno per Chapo e il Frelimo: ministri con pochissima esperienza, tutti presi dalle fila del partito egemonico. La sensazione è che si sia badato più a risolvere diatribe interne che a dare risposte almeno in apparenza inclusive.

Un esempio lampante è l’ultima nomina in ordine di tempo, del ministro della giustizia. Si tratta di Mateus Saize, uno dei giudici del Consiglio costituzionale che ha certificato la vittoria di Chapo alle ultime elezioni, evidentemente premiato per il lavoro svolto in favore del partito di governo all’interno del supremo organo di giustizia del paese, con la stampa indipendente a passare subito all’attacco rispetto a una scelta quantomeno inopportuna.

Opposizioni disgregate 

Se il governo pare nato moribondo, le opposizioni “tradizionali” (Renamo e MDM), così come quelle di più recente formazione (Nova Democracia, ma soprattutto Podemos) non godono certo di una salute più florida. ùLa Renamo è da tempo ostaggio del suo presidente, Ossufo Momade.

L’attuale leader ha prima escluso Mondlane dalla competizione per la presidenza del partito con improbabili motivi formali per poi portare la formazione che dirige dal 22% del 2019 a meno del 6% del 2024…Nonostante questo e nonostante qualche annuncio rilasciato qua e là alla stampa mozambicana, Momade continua a essere il leader della Renamo.

Neanche l’occupazione della sede del partito da parte di un consistente gruppo di ex-guerriglieri per esigere le sue dimissioni è riuscita a spostare la flemma di questo improbabile leader, che sta portando il partito che fu di Dhlakama all’autodissoluzione.

L’altra formazione contestata è Podemos. Il eader Forquiha è accusato di aver tradito il patto con Mondlane e di essersi venduto al Frelimo, perseguendo meri interessi personali e familiari.

Forquilha, a differenza della Renamo e dell’MDM, ha immediatamente accettato di occupare i posti in parlamento degli eletti del suo partito, presenziando alla cerimonia ufficiale di investitura di Chapo come presidente della repubblica.

Sono circolate fotografie che lo ritraevano con auto nuove di lusso dopo la cerimonia, mentre uno dei giornali online più credibili del paese ha cercato di spiegare come sarà la lussuosa vita di Forquilha una volta assunta la carica di parlamentare ().

Venâncio Mondlane sempre più popolare

Chi pensava che l’apparato repressivo e l’apatia del popolo mozambicano (ormai un mero ricordo, o forse un’illusione, per chi detiene il potere) sarebbero bastati a far cessare le proteste post-elettorali sta mettendosi l’anima in pace.

In tutto il paese le manifestazioni proseguono, e il livello di popolarità di Mondlane cresce anche fra coloro che, inizialmente, non lo avevano sostenuto. In questo clima, il presidente Chapo continua le sue trattative coi partiti “inutili”, alla ricerca di un dialogo che non ha ancora coinvolto l’unica figura che ha in mano, in questo momento, le chiavi del paese.

Ciò significa lasciare il Mozambico in un clima di assoluta incertezza e portarlo verso una guerriglia civile che in realtà appare già in corso, con più di 300 morti dalla metà dello scorso ottobre. Una crisiche si placherà soltanto quando si riuscirà a ricomporre lo iato fra il presidente “eletto” (Venâncio Mondlane) e quello nominato dal Consiglio Costituzionale (Daniel Chapo).

Fino ad allora, in Mozambico esisteranno due stati paralleli, con due presidenti e due governi, di cui nessuno in grado di governare – per ragioni differenti – un paese già da tempo sull’orlo del collasso economico.

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it