Alea iacta est. Il Rubicone di Venâncio Mondlane è stato superato: il politico dell’opposizione ha adesso il suo partito, ANAMOLA, ed è intenzionato a organizzarlo a sua immagine e somiglianza tanto centralmente che a livello periferico.
Non è stato un percorso facile, tutt’altro. Sin dai tempi in cui era membro della Renamo, Mondlane aveva, come piano B, la formazione di un partito da lui guidato, per sfidare in modo concreto e con elevate possibilità di vittoria il dominio ormai cinquantennale del Frelimo. Uscito dalla Renamo – a cui era arrivato dopo aver prima abbandonato il Movimento democratico del Mozambico (MDM) -, alle elezioni dell’ottobre 2024 Mondlane aveva intrapreso una corsa solitaria per sfidare l’attuale presidente della Repubblica, Daniel Chapo, alla massima carica dello stato.
Orfano di qualsiasi partito, Mondlane si era associato all’Alleanza democratica (CAD), poi esclusa per dubbi motivi formali da parte dalla Commissione nazionale elettorale (CNE). A quel punto, il politico aveva accettato la proposta di sostegno partita dal partito PODEMOS.
Dopo le conteste elezioni, con PODEMOS e Mondlane finiti al secondo posto, rispettivamente dietro a Frelimo e a Chapo, la rottura è stata quasi immediata. Così, Mondlane è tornato al suo famoso piano B, la formazione di un nuovo partito.
Il percorso è stato complicato dagli organi di giustizia, che hanno fatto di tutto per ostacolare la nascita della formazione politica targata Mondlane. Il primo nome proposto, “Anamalala”, è stato ritenuto foriero di divisione nazionale e regionalismo, vietati dalla legge mozambicana. In realtà, il termine è stata la parola d’ordine della campagna elettorale di Mondlane, che ha mobilitato milioni di mozambicani a suo sostegno, terrorizzando il Frelimo e le istituzioni a esso fedeli.
Un cambio (obbligato) di poche vocali
“Anamalala” è una parola della lingua emakhuwa (nord del Mozambico) che significa letteralmente “cesseranno di esistere”; il termine è stato associato allo Chega – “basta” – dell’estrema destra portoghese, anche se è stato presentato come acronimo di Alleanza nazionale per un Mozambico libero e autonomo”.
Dopo settimane di attesa, la denominazione proposta è stata rimandata al mittente. Mondlane non si è perso d’animo: il nuovo nome, ancora ispirato alla lingua emakhuwa, è adesso “ANAMOLA”, acronimo della stessa denominazione precedente “Alleanza nazionale per un Mozambico libero e autonomo”.
In emakhuwa significa “coloro che hanno molto denaro”, che con una libera interpretazione potrebbe tradursi come “i ricchi (di spirito)”, in considerazione dei riferimenti continui di Mondlane alla Bibbia e al suo credo evangelico, in cui la ricchezza materiale simbolizza quella dell’anima e della calvinistica predestinazione divina.
Questa componente religiosa non deve essere trascurata, nel messaggio che Mondlane intende comunicare ai suoi sostenitori. Qualche giorno fa, di rientro dal Portogallo, il leader del neonato ANAMOLA si è genuflesso appena uscito dall’aeroporto di Maputo, per poi baciare il sacro terreno del Mozambico e recitare una preghiera.
Mondlane portava con sè la bandiera del nuovo partito ed è stato accolto da una folla festante, che poco dopo aver lasciato l’aeroporto ha dovuto affrontare anche i gas lacrimogeni sparati dalla polizia, secondo un’abitudine ormai consolidata in Mozambico.
Il partito di Mondlane ambisce a rappresentare i giovani, una forza determinante durante le proteste dell’anno scorso e più in generale l’architrave della società mozambicana, un paese dove l’età media non arriva a 17 anni. ANAMOLA ha anche il potenziale per farsi portavoce delle comunità più periferiche del paese, come lo stesso nome in lingua emakhuwa suggerisce.
Gli obiettivi
Dal punto di vista delle prospettive politiche, Mondlane sta lavorando su tre fronti: in primo luogo, quello giudiziario, il più delicato e scivoloso. La Procura della Repubblica del Mozambico ha infatti aperto un fascicolo con accuse molto pesanti contro di lui, fra cui quelle di incitamento e istigazione al terrorismo, relative alle manifestazioni post-elettorali di ottobre 2024.
Il chiaro obiettivo è portare Mondlane a una condanna, con possibile amnistia successiva da parte del presidente Chapo, in modo da impedirgli di correre alle presidenziali contro il candidato governativo, sia esso Chapo o un altro.
Secondo fronte: alleanze politiche, in vista delle prime elezioni disponibili sul calendario, le comunali del 2028. Mondlane ha già lanciato segnali alle altre forze di opposizione, al fine di formare una coalizione ampia, in grado di strappare diversi comuni al Frelimo.
Al momento, gli unici segnali di interesse sono venuti dal presidente di un partito senza rappresentanza parlamentare, ma in crescita un po’ in tutto il paese, Salomão Muchanga di Nova Democracia, mentre la Renamo – in una crisi forse definitiva – e l’MDM si stanno mantenendo molto cauti rispetto a questa prospettiva. Per non parlare del suo ex partito PODEMOS, con cui i rapporti sono a oggi inesistenti. Sullo sfondo, la questione del dialogo nazionale inclusivo, che sta procedendo in molto molto lento, e a cui Mondlane ha confermato di voler partecipare.
Terzo fronte: la costruzione del nuovo partito. Passi avanti significativi sono stati registrati un po’ in tutte le province, da Maputo a Cabo Delgado, a testimonianza di un entusiasmo popolare che, nelle regioni più periferiche, non si riscontrava da tempo.
Piuttosto, Mondlane adesso dovrebbe riuscire a colmare la distanza con almeno una parte dell’intellighenzia mozambicana. Questa è in parte, specie al sud, legata in larga misura alle logiche governative, e in parte intimorita dalle possibili ritorsioni di uno stato sempre più intollerante nei confronti dei simpatizzanti del partito di Mondlane.