
La tensione si tagliava a fette, nei dintorni della Procura generale della Repubblica del Mozambico a Maputo, in attesa dell’arrivo di Venâncio Mondlane, candidato di Podemos alle scorse elezioni presidenziali e principale esponente dell’opposizione all’attuale governo monocolore del Frelimo.
Nella mattinata di ieri 11 marzo, una massiccia presenza delle forze dell’ordine era visibile in tutte le arterie urbane vicine alla sede della procura. Obiettivo dichiarato: impedire le manifestazioni della solita folla che era accorsa numerosa per salutare il “presidente del popolo” Mondlane e scongiurare quindi eventuali disordini e proteste contro un governo sempre più stretto nella morsa del dissenso.
Mondlane, che nelle scorse settimane si è separato dal partito Podemos che lo aveva sostenuto al voto, afferma di essere il reale vincitore delle elezioni dello scorso 9 ottobre. Il risultato ufficiale del voto dice invece dell’ennesimo trionfo del partito Frelimo che governa il Mozambico da 50 anni.
Una vittoria confermata nonostante la stragrande maggioranza degli osservatori nazionali e internazionali abbia denunciato brogli. Irregolarità sono state ammesse della stessa giustizia mozambicana.
Nessuna accusa, ma già una condanna
Secondo quanto raccontato dallo stesso Mondlane all’uscita dell’udienza, sono state almeno due le circostanze che sono emerse dall’interrogatorio: la prima ha a che vedere con l’imputazione. In circa 10 ore di interrogatorio, nessuna accusa esplicita è stata formulata contro il leader dell’opposizione.
Tuttavia, le domande a cui il politico mozambicano è stato sottoposto riguardavano la sua attività come organizzatore delle continue manifestazioni di protesta nella fase post-elettorale (quindi da ottobre scorso a oggi), con tanto di incitazione alla violenza e sabotaggio economico. E la seconda si riferisce ai provvedimenti cautelari emersi dall’interrogatorio.
Nonostante l’estrema ambiguità dei capi di accusa, al principale esponente dell’opposizione sono state imposte importanti misure restrittive, sintetizzabili con l’obbligo, per l’accusato, di non restare lontano dalla propria residenza per più di cinque giorni, informando la procura dei suoi spostamenti, anche all’interno del paese.
Un provvedimento che ricorda quelli di stampo marxista-leninista di sapore samoriano, primo presidente del paese. Inoltre, a Mondlane era già stata avanzata la richiesta di indennizzare lo stato mozambicano per 1,5 milioni di euro per i danni economici che sarebbero stati provocati dalle manifestazioni da lui organizzate.
Ferme le indagini sulle denunce da parte di Mondlane
Mondlane aveva ricordato, poco prima dell’udienza dell’11 marzo, che i casi che lui stesso aveva sottoposto all’attenzione della giustizia mozambicana non avevano avuto alcun sviluppo.
Si tratta di 398 denunce contro atti di violenza estrema commessi dalle forze dell’ordine dello stato mozambicano. Aggressioni che sarebbero risultate nella morte di almeno 40 sostenitori del politico contrario al governo.
Il confronto fra la procura e Mondlane pare aver confermato i timori di quest’ultimo: nessuna indagine è stata aperta sull’attentato contro lo stesso Mondlane di pochi giorni fa così come sulla sua denuncia contro il presidente della repubblica, Daniel Chapo.
Il capo dello stato è stato accusato da Mondlane di aver incitato alla violenza di stato dopo aver detto che le manifestazioni popolari di dissenso dovevano essere «lavate nel sangue».
L’impatto e le misure di prevenzione politica
L’impatto politico di queste prime misure cautelari appare già notevole: Mondlane sarà, da oggi, un sorvegliato speciale, con libertà di movimento molto limitata, sia all’interno del paese (al fine di spegnere l’ondata di manifestazioni anti-governative in corso) che in proiezione esterna (annullare il lavoro diplomatico di Mondlane, che sta dando notevoli frutti e una rinnovata credibilità al principale membro dell’opposizione).
Le misure restrittive imposte al politico, tuttavia, hanno anche un altro, implicito scopo: tutti, anche all’interno del Frelimo, sono convinti che, in una tornata elettorale giusta e trasparente, sarà Mondlane a trionfare, contro qualsiasi avversario.
Tuttavia, in caso di condanna giudiziaria, Mondlane non potrà partecipare alle prossime elezioni presidenziali (a regola da tenersi nel 2029), lasciando così campo aperto all’ennesima vittoria di un Frelimo sempre più indebolito e privo di leadership politica.
Uno scivolone giuridico da parte di Mondlane, magari indotto con formalismi legulei da parte della stessa procura, non è affatto da escludere, nel lungo periodo che separa il paese dalle prossime elezioni.
Insomma, il Frelimo sta già correndo ai ripari in vista di una possibile, futura perdita del potere. Il risultato è però incerto, e anche in contraddizione con quanto previsto dal recente accordo fra il presidente Chapo e i partiti di opposizione Mondlane escluso, siglato nei giorni scorsi.
Uno dei punti cardini dell’intesa prevede l’autonomia del sistema giudiziario da quello politico. Circostanza che, nel medio periodo, non sembra realizzabile, almeno a giudicare da cosa succede nel paese a oggi.