Nigeria: il supercop scampa l’estradizione verso gli Usa. Per ora - Nigrizia
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La rovinosa parabola del super poliziotto Abba Kyari
Nigeria: il supercop scampa l’estradizione verso gli Usa. Per ora
La richiesta degli inquirenti statunitensi rifiutata perché Kyari è già sotto processo in Nigeria per altri casi giudiziari. Negli Stati Uniti è accusato di complicità nella rete di estorsioni e crimini informatici orchestrata dall’influencer nigeriano Hushpuppi
30 Agosto 2022
Articolo di Roberto Valussi
Tempo di lettura 4 minuti
Abba Kyari (a destra) e l'influencer Hushpuppi

Le autorità giudiziarie nigeriane hanno respinto la richiesta di estradizione da parte dei loro omologhi statunitensi nei confronti di Abba Kyari, il 47enne vicecommissario della polizia nigeriana, noto come il “supercop”.

Gli Stati Uniti lo vogliono processare per il suo presunto ruolo nella rete di estorsione e crimini informatici orchestrata dall’influencer nigeriano Ramonu Abbas, detto Hushpuppi. Quest’ultimo si è dichiarato colpevole per frodi ammontanti a 24 milioni di dollari.

Per l’Alta corte federale di Abuja, la capitale nigeriana, Kyari non può lasciare il paese, perché è già sotto processo in Nigeria per una vicenda legata ad una partita di 25 kg di cocaina. Kyari si dichiara estraneo ai fatti in entrambi i casi.

Per lui, è una caduta in disgrazia notevole, soprattutto se si tiene conto della reputazione di eroe di cui godeva fino all’esplosione dello scandalo con Hushpuppi.

Ascesa e caduta del supercop

Che un poliziotto sia implicato in questioni di ricatto, spaccio, o crimini di ogni sorta non sorprende nessuno in Nigeria. Le forze dell’ordine godono di una pessima reputazione, per il loro endemico livello di corruzione e brutalità.

Kyari ne sembrava l’antidoto. Il prototipo dell’eroe integerrimo che può raddrizzare un’intera istituzione. Un eroe nazionale.

Si è guadagnato il suo appellativo di “supercop” risolvendo una serie di casi legati al business dei rapimenti, da anni cresciuta fino a divenire una vera e propria piaga per la Nigeria.

Nel 2016, il presidente della repubblica Muhammadu Buhari lo ha insignito della “medaglia al coraggio”. Prima e dopo sono piovute altre onorificenze, decorazioni e promozioni. Il tutto condito da spumeggianti apparizioni in compagnia di politici e celebrità locali. Un po’ supercop, un po’ rockstar.

Di accuse per corruzione nei suoi confronti ne erano già arrivate lungo gli anni. Ma le aveva sempre respinte al mittente, senza il seguito di alcuna azione legale.

Le cose cambiano nel luglio 2021, quando le autorità californiane lo dichiarano formalmente coinvolto in un’inchiesta per estorsione internazionale. Lo tira in ballo Hushpuppy, che è un altro personaggio da film o serie televisiva.

Lui è un influencer, concentrato a vantare sui social la sua vita di lusso sopra le righe. E sopra la legge. O perlomeno al di fuori. È infatti emerso che le sue fortune economiche venivano da varie attività criminali, incluse le truffe via email, i famigerati 419 (basti pensare a quelle email fantasiose in cui uno sconosciuto ti propone di raccogliere un’eredità, o con trame simili).

Hushpuppy finisce nelle mani della giustizia americana, a cui confessa, tra le varie cose, di aver orchestrato una truffa ad un imprenditore del Qatar per un 1.1 milione di dollari. Prima di concludere l’affare però, uno dei suoi complici voleva tirarsi indietro e avvertire la vittima.

Chiaramente una bella grana per Hushpuppy, che per risolverla dichiara di essersi rivolto a Kyari. Previa lauta ricompensa economica, il supercop avrebbe prontamente arrestato il complice, per poi tenerlo in gattabuia, in condizioni subumane, per un mesetto. Il tempo necessario a finalizzare la truffa.

Kyari respinge le accuse, ma stavolta viene sospeso dal servizio in attesa di ulteriori indagini.

La situazione per lui degenera qualche mese dopo. Lo scorso febbraio, è la giustizia nigeriana ad aprire una nuova inchiesta sul suo conto. L’Agenzia nazionale per la lotta al traffico di droga (Ndea) lo chiama in causa su un carico di cocaina di 25 kg intercettato dalla polizia nigeriana. La Ndea lo accusa di aver tentato di sottrarlo alle forze dell’ordine per lucrare sulla vendita.

Non è chiaro come le autorità nigeriane e statunitensi continueranno a processarlo o a tentare di farlo. Altri tentativi di estradizione non sono da escludere.

Ma per i nigeriani, la sua parabola rovinosamente discendente aggiunge disillusione nei confronti dell’istituzione della polizia nazionale – ricordiamo le imponenti proteste #EndSars nel marzo 2021 – e ne conferma tutte le peggiori valutazioni.

 

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