Nordafrica unito per Gaza: il convoglio della resilienza arriva in Egitto
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Dalla Tunisia al valico di Rafah, una carovana di oltre mille attivisti sfida il silenzio globale per portare speranza e aiuti
Nordafrica unito per Gaza: il “convoglio della resilienza” arriva in Egitto
11 Giugno 2025
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 5 minuti
(Credit: gloucester2gaza/Wikimedia Commons/CC BY-SA 2.0)

Un’iniziativa popolare senza precedenti sta attraversando il Nordafrica con un obiettivo ambizioso: raggiungere la Striscia di Gaza e rompere l’assedio imposto al territorio palestinese. Il “Convoglio maghrebino della resilienza”, o Global March for Gaza, composto da un migliaio di attivisti provenienti da Tunisia, Mauritania, Marocco e Algeria, ha iniziato il suo lungo viaggio via terra, con l’intento di portare un messaggio di solidarietà e di richiamare l’attenzione globale sulla drammatica situazione umanitaria.

Il convoglio è partito dalla capitale tunisina il 9 giugno, salutato da decine di sostenitori che sventolavano bandiere palestinesi e tunisine.

Si tratta di un’azione che si inserisce in un più ampio movimento internazionale, coinvolgendo oltre trenta nazioni tra Europa, Sud America e Sud-Est asiatico. Gli organizzatori, in coordinamento con diverse realtà che mirano a raggiungere Gaza attraverso vie terrestri, marittime e aeree, intendono sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sugli eventi che si stanno consumando nell’enclave.

In viaggio attraverso il Nordafrica

Dopo aver attraversato la Tunisia, dove si sono uniti ulteriori gruppi dalle città di Sousse, Sfax e Gabes, il convoglio è entrato in Libia il giorno successivo, superando il confine di Ras Jedir. Qui, centinaia di persone hanno calorosamente salutato i partecipanti, dimostrando il crescente sostegno lungo il percorso.

La prima tappa libica è stata la città di Zawiyah, nei pressi della capitale Tripoli. Si prevede che migliaia di persone si uniranno alla carovana man mano che avanza verso la sua destinazione finale.

Il portavoce del convoglio ha sottolineato che questa iniziativa è un’espressione di solidarietà popolare su strada, frutto dell’impegno di attivisti che da anni si dedicano alla causa palestinese.

L’iniziativa si è rapidamente estesa a una dimensione magrebina, accogliendo a bordo cittadini anche di Libia ed Egitto. L’obiettivo primario è raggiungere Gaza via terra, sfruttando ogni tappa per organizzare eventi di sensibilizzazione che possano informare il mondo sulla crisi umanitaria in corso.

Il percorso è stato meticolosamente pianificato. Dopo la tappa libica, si dirigerà verso l’Egitto, con l’arrivo previsto al Cairo per il 12 giugno e al valico di Rafah, nel sud di Gaza, per domenica 15.

Al Cairo, i partecipanti incontreranno altri attivisti della “Marcia su Gaza” e di altre associazioni, rafforzando così la rete di solidarietà. In totale, oltre un migliaio di persone sono state suddivise tra dodici autobus e cento veicoli.

Un appello alla dignità umana e all’azione internazionale

Tra i volti della carovana spicca quello di Mohamed Amin Bennour, coordinatore medico e chirurgo ortopedico, che ha già prestato servizio come volontario in strutture sanitarie di Gaza tra la metà di dicembre e la metà di gennaio.

Bennour ha evidenziato come il convoglio sia un’azione dedicata a una causa profonda, animata dalla richiesta di dignità per i palestinesi di Gaza e dell’intera regione. “Si tratta di un supporto incrollabile per Gaza e la sua gente oppressa. Il mondo intero assiste a un genocidio e i governi non hanno adempiuto al loro ruolo. È tempo che le persone agiscano. Quanto a lungo il mondo rimarrà in silenzio?”, ha dichiarato.

L’iniziativa si inserisce nel contesto di movimenti globali condotti da persone animate da principi di libertà in tutto il mondo, con l’intento di fermare il conflitto, spezzare l’assedio alla Striscia e fornire aiuti a oltre due milioni di palestinesi a rischio carestia.

Il coordinamento tra le Mezzelune Rosse di Tunisia, Libia ed Egitto, insieme agli ordini dei medici dei rispettivi paesi, è fondamentale per la riuscita di questa imponente operazione.

Gli organizzatori hanno già annunciato che a questo “Convoglio della resilienza” ne seguiranno altri, a testimonianza di una determinazione inarrestabile. “Non rimarremo in silenzio riguardo ai diritti dei nostri fratelli a Gaza, o ai diritti di qualsiasi persona perseguitata e sottoposta a oppressione, sotto gli occhi di tutti”, ha ribadito Bennour.

Il contesto di un conflitto devastante

Il viaggio del convoglio avviene in un momento di grave crisi umanitaria. Dall’ottobre scorso, gli attacchi israeliani hanno causato la morte di quasi 54.900 palestinesi, la maggior parte dei quali donne e bambini.

Le agenzie umanitarie hanno lanciato l’allarme sulla carestia che minaccia i 2,4 milioni di abitanti di Gaza, aggravata dalla chiusura dei valichi di frontiera da parte di Israele, che impedisce l’ingresso degli aiuti umanitari da marzo.

Il contesto legale internazionale si fa sempre più pressante. La Corte penale internazionale, lo scorso novembre, ha emesso mandati di arresto per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, indirizzati al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e al suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant.

Parallelamente, Israele è chiamato a rispondere dell’accusa di genocidio davanti alla Corte internazionale di giustizia per le sue azioni contro la popolazione civile nell’enclave. Azioni che la Commissione d’inchiesta internazionale dell’ONU sui Territori palestinesi occupati definisce di atti di «sterminio» e «crimini di guerra e contro l’umanità».

L’eco di questo convoglio si aggiunge alle voci di migliaia di attivisti da 32 nazioni che si sono dati appuntamento per una manifestazione a Rafah il 15 giugno.

Questi attivisti si riuniranno al Cairo il 12 giugno, per poi spostarsi ad Arish il giorno successivo e marciare per 50 chilometri in tre giorni fino a raggiungere il valico. L’obiettivo è lo stesso: rompere il silenzio e portare aiuto a una popolazione stremata.

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