
Toupou Lancinet, coordinatore generale in Niger dell’associazione Medici del Mondo, ha dichiarato nei giorni scorsi che tra aprile e maggio oltre 7mila migranti irregolari dell’Africa subsahariana sono stati espulsi dall’Algeria nel deserto di Assamaka, nel nord del Niger.
«Un’ondata di respingimenti senza precedenti», ha denunciato il funzionario aggiungendo: «Benché queste espulsioni siano frequenti, è la prima volta che così tanti migranti vengono cacciati in una sola volta dall’Algeria».
Secondo quanto comunicato dal governatorato di Agadez, tra le migliaia di espulsi si contano oltre 700 bambini, che sono stati accolti da famiglie ospitanti volontarie o in molti casi lasciati a sé stessi per le strade di Agadez.
In collaborazione con gli impiegati del distretto sanitario cittadino, i sanitari di Medici del Mondo (infermieri, ostetriche, psicologi, assistenti sociali) lavorano in particolare presso il centro di accoglienza e assistenza per migranti di Agadez, fornendo assistenza medica e psicologica ai migranti o reindirizzando i casi più gravi verso strutture sanitarie secondarie.
«Queste persone – dice Lancinet – attraversano il deserto a bordo di camion, in condizioni meteorologiche estreme, con temperature superiori a 43° e tempeste di sabbia, senza accesso a cure mediche, cibo o acqua potabile. Hanno perso ogni bene materiale».
I migranti, dal canto loro, raccontano storie tragiche: «I camion sono a cielo aperto, fa un caldo torrido – testimonia a Medici del Mondo Zalika, giovane donna intervistata – un uomo è morto disidratato accanto a mio marito. Non appena si attraversa una città, i passeggeri urlano all’autista di fermarsi per poter prendere acqua. Ma non si fermano mai. Alcuni svengono, altri muoiono per le ferite durante il viaggio. È orribile».
Il caldo e le precarie condizioni igieniche – prosegue Toupou Lancinet – provocano patologie di ogni genere. Solo in aprile al centro di Agadez sono state ricevute 2.600 persone».
Il responsabile di Medici del Mondo aggiunge che si verificano anche numerosi casi di violenza, inclusi stupri contro minori, e sequestri illegali dei pochi beni rimasti».
L’Associazione ha lanciato un appello all’Unione Europea e alla comunità internazionale affinché vengano applicate le misure di accompagnamento previste in caso di rimpatrio nel contesto dell’immigrazione illegale e avviando un dialogo umanitario, così da porre in atto soluzioni sostenibili per soddisfare i bisogni di base nel rispetto dei diritti e della dignità dei migranti.