Avanza il piano dell’Ungheria – paese dell’Unione Europea guidato dal nazionalista filo russo Victor Orban – di stabilire un avamposto in Ciad.
Un progetto che ha iniziato a concretizzarsi il 6 novembre 2023 con l’approvazione da parte del parlamento di Budapest dell’invio di una missione militare nel paese – che avrebbe dovuto essere dispiegata dalla primavera del 2024 – composta da un contingente massimo di 200 uomini (400 in periodi di rotazione) con risorse militari, armi ed equipaggiamento, che dovrebbe rimanere nel paese fino al 31 dicembre 2025.
Un mese dopo, il ministro degli Esteri Peter Szijjarto presenziava all’apertura di un’ambasciata ungherese a N’Djamena.
Più recente è invece la prima visita ufficiale a Budapest del presidente ciadiano Mahamat Idriss Déby, lo scorso 8 e 9 settembre.
Una visita che si è conclusa con una serie di accordi, tra cui lo stanziamento di 150 milioni di dollari per finanziare progetti in agricoltura, industria alimentare, approvvigionamento idrico e digitalizzazione, e di 1 milione di dollari per migliorare il sistema sanitario.
Budapest fornirà anche 25 borse di studio all’anno per ciadiani che vogliono studiare nelle università ungheresi.
Presente nelle varie fasi di colloqui tra i due paesi il figlio di Orban, Gaspar, poi nominato “ufficiale di collegamento” alla guida della missione militare nel paese del Sahel. Una missione che ufficialmente ha come compito l’addestramento dell’esercito nell’ambito del contrasto al terrorismo.
L’Europa alla finestra
Per il primo ministro ungherese il Ciad riveste un ruolo chiave nella stabilizzazione dell’inquieta fascia di paesi saheliani, alle prese con il rafforzamento dei gruppi jihadisti. Ma l’interesse di Orban è rivolto in particolare al blocco dei flussi migratori verso l’Europa.
Ed è sostanzialmente questa dichiarazione d’intenti che gli è valsa l’appoggio dell’Unione Europea, nonostante la diffidenza generale per la sua vicinanza alla Russia, divenuta partner privilegiato (tra gli altri) di Mali, Niger e Burkina Faso, a scapito della Francia, degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali.
“È importante che più partner internazionali lavorino con il Ciad”, ha dichiarato un portavoce dell’UE all’agenzia di stampa AFP.
E in effetti il paese riveste un importante interesse geostrategico per la sua posizione di raccordo tra il Nord, l’Est e l’Ovest del continente, ed è rimasto l’unico paese della fascia sahelinana ad ospitare militari francesi e di altri paesi dell’Unione Europea. E l’unico su cui Parigi mantiene ancora la sua storica influenza, seppur indebolita dopo la morte del padre dell’attuale presidente.
UE il cui sostegno economico alla missione ungherese risulterà più definito dopo una riunione degli ambasciatori, prevista il 26 settembre, nella quale si discuterà la proposta di Orban di stanziare di 14 milioni di euro (circa 15,6 milioni di dollari) per il Ciad nell’ambito dell’European Peace Facility.
L’ombra di Putin
Ma certo fa sorridere il pensiero che nel groviglio saheliano 200 militari ungheresi possano fare la differenza contro organizzazioni transnazionali strutturate e ben finanziate come quelle che rispondono ad al-Qaida e allo Stato islamico, o alle altrettanto organizzate reti che gestiscono i traffici di esseri umani.
Molto più probabile, sostengono diversi analisti, è che all’interesse dell’Ungheria per il Ciad nasconda la volontà di mettere le mani sulle risorse minerarie del paese (tra cui petrolio, oro, cobalto, litio e uranio) con il sostegno, se non al servizio, della Russia.
Il tramite, secondo il Robert Lansing Institute, sarebbe proprio Gaspar Orban, “diventato uno dei principali canali di comunicazione tra Budapest e Mosca”.
“Riteniamo – scrive il RLI – che l’Ungheria abbia ottime possibilità di lavorare allo sviluppo di un hub di intelligence militare in Ciad, che probabilmente servirà gli interessi della Russia”.
“Tenendo presente la politica migratoria di Budapest – sostengono gli analisti del RLI – consideriamo gli obiettivi espressi dalla missione ungherese in Ciad, come la lotta al terrorismo e il controllo delle migrazioni, solo un pretesto”.
Alla luce di questo pare dunque plausibile che Mosca stia usando l’alleanza con Orban come un Cavallo di Troia che le permetta la penetrazione in Ciad, paese chiave per avanzare nel controllo dell’intera fascia che attraversa l’Africa saheliana dall’Oceno Atlantico al Mar Rosso.