In Tanzania da tempo vari gruppi di attivisti politici, associazioni per i diritti umani e rappresentanti di governi occidentali denunciano attività repressive contro i politici dell’opposizione che si trovano ad affrontare arresti arbitrari, sequestri, torture e omicidi.
La Chiesa cattolica stessa ha condannato il ripetersi di queste violenze, affermando, attraverso l’arcivescovo di Dar es Salaam Jude Thaddaeus Ruwa’ichi, che il paese sta attraversando “un periodo difficile, pieno di dolore e sofferenza”. Riferendosi in particolare ai ripetuti atti violenti contro leader politici ha aggiunto: “Purtroppo, sfortunatamente, non riteniamo che questi fenomeni siano condannati con la dovuta fermezza”.
In effetti, la politica di restrizione delle voci dissenzienti continua nonostante l’attuale presidente Samia Suluhu Hassan, che nel 2021 ha rimpiazzato il defunto John Magufuli, fosse stata accolta con grandi speranze dalle opposizioni al suo partito, il Chama Cha Mapinduzi (CCM).
Assunto il potere nel 1961 – come Unione Nazionale Africana del Tanganica (TANU) -, il CCM lo ha esercitato per oltre 63 anni, vincendo anche le recenti elezioni locali di novembre, nelle quali si è proclamato vincitore assoluto con oltre il 98% dei seggi.
Non senza le forti critiche dei funzionari del maggior partito di opposizione, il Chadema (Partito della Democrazia e del Progresso), che ha come già molte volte in passato ha affermato che il voto è stato viziato da irregolarità, violenze e frodi elettorali.
Sequestri, torture e omicidi
Il caso più recente di violenza contro gli oppositori si è verificato il 1° dicembre, pochi giorni dopo le elezioni locali, quando Abdul Nondo, giovane leader del partito ACT Wazalendo, è stato ritrovato e trasportato in ospedale gravemente ferito e intossicato dopo essere stato rapito e rivenuto su una spiaggia a Dar es Salaam, con segni evidenti di tortura e percosse.
Chi aveva posto in atto la violenza aveva detto a Nondo che si era trattato solo di un avvertimento, secondo quanto dichiarato dal vicepresidente del partito, Isihaka Mchinjita, e che la seconda volta non avrebbero esitato a farlo fuori.
Nell’ultimo anno i casi di violenza si sono moltiplicati. L’incidente più grave è stato quello di Deusdedith Soka, giovane esponente del Chadema, rapito da un gruppo di uomini lo scorso 18 agosto nell’area di Buza insieme a due colleghi, Jacob Godwin Mlay e Frank Mbise.
Da allora non si è saputo più nulla dei tre. La loro scomparsa era stata peraltro preceduta in luglio da quella di Dioniz Kipanya, segretario congiunto del Chadema nel distretto di Sumbawanga.
Ancor prima la polizia aveva riconosciuto di essere stata responsabile della scomparsa e dell’arbitrario arresto di un politico dell’opposizione, Kombo Twaha Mbwana, leader del Chadema a Handeni, scomparso in giugno per aver postato – secondo la polizia – “materiale offensivo” sui social media.
Sempre a fine giugno Edgar Mwakabela, altro oppositore del CCM, ha denunciato di essere stato arrestato a Dar es Salaam e condotto alla stazione di polizia di Oysterbay, dove aveva subito maltrattamenti e torture.
Da lì era stato poi trasportato in un’altra stazione di polizia ad Arusha e infine al Parco nazionale di Katavi, dove – secondo la sua denuncia – era stato torturato selvaggiamente prima di essere abbandonato, con gravi ferite da arma da fuoco alla testa. Mwakabela ha affermato che i poliziotti lo avevano abbandonando nel parco convinti, dopo avergli sparato, che fosse morto.
Tornando agli ultimi mesi il fatto più grave è avvenuto in settembre contro Ali Mohamed Kibao, membro del segretariato del Chadema, prelevato da un autobus mentre si recava da Dar es Salaam alla città di Tanga. Percosso e poi cosparso di acido, il suo corpo era stato rinvenuto alla periferia di Dar es Salaam con evidenti segni di torture e segni di acido sul volto.
Un omicidio di natura chiaramente politica, per il quale la stessa presidente Samia era intervenuta chiedendo un’indagine, che finora non ha portato a nulla.
Il 21 ottobre, infine, prima del caso di Nondo e a un mese circa dalle elezioni locali del 27 novembre, Aisha Machano, segretaria dell’ala femminile di Chadema, è stata rapita a Kibiti, nell’est del paese, per poi essere ritrovata nella vicina foresta, viva ma con chiari segni di maltrattamenti e percosse.
Arresti e censura
Aumentati dalla scorsa estate anche gli arresti, a centinaia, di leader e sostenitori dell’opposizione, le restrizioni all’accesso ai social network, del diritto di manifesatre e la censura nei confronti dei pochi media non allineati al governo ancora operativi.
Da notare che lo scorso ottobre l’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch aveva denunciato l’aumento delle violenze contro attivisti dell’opposizione evidenziando che costituisce un segno concreto molto negativo in vista delle elezioni presidenziali che si terranno nel 2025.