
Il Premio Allard per l’Integrità Internazionale – uno dei riconoscimenti più significativi al mondo dedicato alla lotta alla corruzione e alla promozione dei diritti umani – è stato assegnato il 17 giugno scorso al giornalista somalo Abdalle Ahmed Mumin, segretario generale del Sindacato dei giornalisti somali (SJS).
Istituito nel 2012 dalla Peter A. Allard School of Law dell’Università della British Columbia in Canada, il premio valorizza persone, organizzazioni o movimenti che rischiano la vita nella lotta contro la corruzione, per la garanzia dello stato di diritto e nella ricerca di giustizia.
«Per me questo premio è profondamente personale. È la conferma di anni di lotta, sacrificio e resistenza di fronte a minacce, prigionia e tentativi di mettere a tacere la mia voce», commenta a Nigrizia il giornalista. «Afferma che difendere la verità, anche quando è pericoloso, non è mai vano. Questo Premio Allard 2025 dice a me – e ad altri come me – che il mondo sta prestando attenzione e che l’integrità è importante».
«Per la comunità dei giornalisti somali e per i miei colleghi del Sindacato dei giornalisti somali, questo riconoscimento è potente», prosegue Mumin. «Accende i riflettori internazionali su un panorama mediatico troppo spesso trascurato, uno spazio in cui i giornalisti operano sotto costante minaccia, dove censura, violenza e impunità sono realtà quotidiane. Il Premio Allard 2025 dà speranza ai giornalisti somali: il loro lavoro non è invisibile. Invia un messaggio alle autorità: la libertà di stampa non è negoziabile. E al mondo: i giornalisti somali non sono soli».
«Abdalle non è solo un giornalista che ha ripetutamente rischiato la vita per dire la verità e costringere i potenti corrotti a rendere conto delle proprie azioni, ma è anche un leader che ha dimostrato un impegno incrollabile per la libertà di stampa e i diritti umani in Somalia. Merita davvero questo premio», ha dichiarato il presidente del SJS Mohamed Ibrahim.
Il Premio Allard è il secondo importante riconoscimento internazionale per Abdalle che nel 2013 è stato premiato con il German Development Media Awards per il suo lavoro di fotogiornalismo sui diritti umani in Somalia.
Un riconoscimento ancora più rilevante se inserito in un contesto socio-politico che fa della Somalia uno dei paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti, secondo l’indice 2025 di Reporter senza Frontiere che posiziona la Somalia al 136° posto su un elenco di 180 paesi.
La stessa organizzazione ricorda i cinque reporter arrestati e tutt’ora detenuti e i 50 professionisti dell’informazione uccisi dal 2010 ad oggi (80 dal 1992, secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti).