
La Congo River Alliance, il cui membro principale è il movimento M23, ha annunciato lunedì 3 febbraio di aver dichiarato un cessate il fuoco nella Rd Congo orientale a partire da oggi 4 febbraio, giustificandolo per motivi umanitari.
La decisione segue l’intensa offensiva del movimento ribelle che ha portato alla conquista di Goma, capoluogo del Nord Kivu, e al timore di un’avanzata verso Bukavu, nel Sud Kivu. Nonostante l’annuncio, la storia recente suggerisce che tali tregue siano spesso fragili e di breve durata.
Una strana alleanza
La Congo River Alliance è un’alleanza politico-militare che include diversi gruppi ribelli. In un comunicato, ha dichiarato di non voler occupare Bukavu né altre località. Rassicurazione che tuttavia viene accolta con scetticismo, soprattutto da Kinshasa, che considera il gruppo un’organizzazione terroristica e si rifiuta di negoziare con esso.
Risvolti geopolitici
Il conflitto nell’area orientale del paese ha un forte risvolto geopolitico. La presidenza kenyana ha annunciato un vertice straordinario della Comunità dell’Africa orientale (Eac) e della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (Sadc) per sabato 8 febbraio a Dar es Salaam. Mentre Kigali ha fatto sapere che il presidente rwandese ha deciso di partecipare, le autorità della Repubblica democratica del Congo non hanno ancora confermato quella di Félix Tshisikedi.
Scontro Rwanda-Sudafrica
L’incontro mira a contenere l’escalation, in un contesto di crescenti tensioni anche tra Rwanda e Sudafrica, coinvolto militarmente nel conflitto con il dispiegamento di truppe della Sadc nell’Rd Congo. E nella missione ha perso 13 militari. E Kigali accusa Pretoria di avere interessi minerari in Rd Congo. E sarebbe questa la ragione del suo “interventismo” nel paese. Accusa ignorata da Ramaphosa, il presidente sudafricano.
Più consistenti, invece, le critiche mosse da Kinshasa a Kigali: il sostegno all’M23 finalizzato allo sfruttamento delle ricchezze minerarie della regione.
Accuse a Kigali dall’Onu
Accuse confermate da rapporti delle Nazioni Unite, che stimano la presenza di circa 4mila soldati rwandesi sul territorio congolese Il Rwanda respinge le critiche mossegli, accusando al contempo la Repubblica democratica del Congo di manovre politiche scorrette proteggendo le Forze democratiche per la liberazione del Rwanda (Fdlr), un gruppo armato hutu legato al genocidio del 1994.
La crisi ha già causato oltre 700 morti e migliaia di sfollati, aggravando una situazione umanitaria già critica. Mentre la diplomazia prova a scongiurare un’escalation regionale, resta da vedere se il cessate il fuoco dichiarato dall’M23 sarà rispettato o se si tratterà dell’ennesima tregua violata.