Pena di morte. È la sentenza emessa ieri da un tribunale militare di Kinshasa-Gombe nei confronti del leader del gruppo politico-militare Alliance Fleuve Congo (AFC) Corneille Nangaa, l’ex presidente della Commissione elettorale della Rd Congo (CENI), e di altre 25 persone.
Tra queste anche i leader dell’M23 – milizia filo-rwandese attiva nell’est del paese, associata alla piattaforma AFC – Sultani Makenga e Bertrand Bisimwa, e i loro portavoce Willy Ngoma e Lawrence Kanyuka.
Una sentenza, emessa per quasi tutti in contumacia, visto che solo 5 degli accusati sono agli arresti, dopo due settimane di dibattimento.
I giudici hanno accusato i processati di tradimento, partecipazione a un movimento insurrezionale e crimini di guerra, ritenendoli responsabili di stupri, massacri, arruolamento di minori, lesioni intenzionali e omicidio, commessi dall’M23 nella provincia del Nord Kivu da novembre 2021.
Lo scorso dicembre a Nairobi Nangaa aveva formato l’AFC dichiarando l’intenzione di rovesciare il governo del presidente Felix Tshisekedi, che aveva risposto avvertendo che avrebbe inflitto la pena di morte a chiunque avesse preso parte alle attività dell’Alleanza.
Kinshasa aveva quindi chiesto al Kenya di arrestare i membri del gruppo, ma Nairobi si era rifiutata, sostenendo la legittimità del diritto ad esprimere opinioni politiche. La cosa ha creato tensioni nei rapporti tra i due paesi, che fanno parte della Comunità dell’Africa orientale (EAC), assieme, tra gli altri, al Rwanda.
Kigali è da tempo sotto accusa per il suo sostegno militare all’M23, evidenza sempre negata dal presidente Paul Kagame, ma documentata dalle Nazioni Unite e da gruppi di ricerca indipendenti.
La condanna a morte di Nangaa e compagni rappresenta dunque un chiaro monito anche per il Rwanda, il cui esercito è dispiegato con migliaia di uomini in Nord Kivu, dove estrae illegalmente minerali preziosi.
Lo ha detto chiaramente il ministro della Giustizia congolese Constant Mutamba, commentando la sentenza: «Questo è un giorno storico per tutte le vittime della guerra nel nostro paese. È un processo educativo contro tutti i congolesi che hanno deciso di tradire il paese e servire interessi stranieri, in questo caso il Rwanda».
Sul leader dell’AFC e sui suoi membri sono piombate anche le sanzioni degli Stati Uniti e dell’Unione Europea.
Washington – che aveva già imposto restrizioni a Nangaa nel 2019 per aver minacciato le istituzioni democratiche del paese quando era alla guida della CENI – lo accusa ora, insieme all’Alleanza, di «voler rovesciare il governo della Rd Congo» e di «alimentare l’instabilità politica, i conflitti violenti e lo sfollamento della popolazione».
Simili le accuse di Bruxelles che oltre al leader politico e al suo gruppo ha sanzionato anche esponenti dell’M23 e un membro dell’esercito rwandese, per un totale di nove individui e un ente.