
Il decennio di evoluzione socio-politica del Mozambico dall’indipendenza (1975) al 1985 visto con la lente delle relazioni con Washington e con le politiche liberali. È il cuore dell’ultimo libro del professore universitario Luca Bussotti, specialista dell’Africa di lingua ufficiale portoghese.
L’autore presenta un quadro esaustivo dei rapporti tra il Mozambico del primo presidente Samora Machel e l’amministrazione Usa di Ronald Reagan, toccando anche la fase precedente all’affrancamento dal Portogallo, potenza coloniale. Un lavoro, quello di Bussotti, ben riuscito perché collocato nel più ampio contesto delle relazioni tra Usa e diversi paesi dell’Africa australe. Con riferimenti costanti alla politica di Mosca nella stessa regione: ci troviamo al tempo della guerra fredda.
Il breve saggio descrive in particolare la progressiva parabola di avvicinamento, fino alla sua tragica morte, di Machel all’Occidente, e specificamente agli Stati Uniti. A sospingerla, la crescente insoddisfazione del presidente mozambicano per l’insufficiente sostegno economico di Mosca al processo di sviluppo socio-economico del paese.
Una necessità aggravata dall’impegno bellico nel conflitto civile contro la Resistenza nazionale del Mozambico (Renamo), il movimento di opposizione al partito unico del Fronte di Liberazione del Mozambico (Frelimo) che tuttora governa il paese. Una guerra devastante conclusasi con la storica firma della pace a Roma nel 1992 tra Joaquim Chissano, successore di Machel, e il leader di Renamo, Afonso Dhlakama.