Sahara Occidentale: Israele partecipa al saccheggio - Nigrizia
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Nuove concessioni gas-petrolio al largo di Boujdour affidate a un consorzio israelo-marocchino
Sahara Occidentale: Israele partecipa al saccheggio
Un accordo tra Marocco e aziende israeliane per le prospezioni di idrocarburi nelle acque del Sahara Occidentale occupato da Rabat accende il dibattito su legalità internazionale e impatto ambientale. Proteste anche dalla Spagna
21 Maggio 2025
Articolo di Luciano Ardesi
Tempo di lettura 4 minuti

La concessione, in marzo, di un nuovo permesso di prospezione di gas e petrolio al largo di Boujdour, sulla costa atlantica del Sahara Occidentale occupato, continua a suscitare molte reazioni che si prolungano fino ad oggi.

Si tratta di una concessione al consorzio israelo-marocchino formato dalla società israeliana NewMed Energy e da quella marocchina Adarco, che detengono ciascuno il 37,5%, con la partecipazione del restante 25% dell’Ufficio statale marocchino per gli idrocarburi e le miniere (ONHYM).

Il consorzio, formato tre anni fa, fu uno dei primi passi di quell’avvicinamento tra Marocco e Israele propiziato dagli Accordi di Abramo sotto la prima presidenza di Trump nel dicembre 2020 che aveva portato al riconoscimento da parte di Tel Aviv della sovranità di Rabat sul Sahara Occidentale.

In precedenza la società israeliana Ratio Petroleum Limited aveva raggiunto nell’ottobre 2021 un accordo con l’ONHYM per l’esplorazione al largo di Dakhla nelle acque sahrawi.

La prima reazione, oltre naturalmente a quella dei sahrawi, si è fatta sentire in Marocco dove il Partito della giustizia e dello sviluppo (PJD), di ispirazione fondamentalista, in un comunicato di metà marzo aveva rigettato l’accordo con l’impresa NewMed Energy perché sionista.

Del resto l’opinione pubblica marocchina sta seguendo fin dall’inizio con molta attenzione i massacri a Gaza, e non perde occasione per protestare con diverse manifestazioni in varie città del paese.

Così a metà aprile i sindacatati della CDT (Confédération démocratique du travail) e dell’UNTM (Union nationale du travail au Maroc) si sono mobilitati per boicottare lo scalo a Casablanca di una nave danese con a bordo un carico di armi destinate a Israele.

Intanto Tel Aviv ha appena approvato all’inizio di maggio l’accordo di cooperazione nel campo del trasporto marittimo raggiunto due anni fa col Marocco, ma rimasto congelato dopo l’offensiva israeliana a Gaza.

La preoccupazione si è estesa ora alla Spagna poiché l’area della concessione si avvicina alle Canarie, dove il governo locale ha espresso la sua contrarietà alla licenza sia per i rischi all’ecosistema dell’arcipelago, sia perché contraria alla legalità internazionale.

Il Sahara Occidentale figura tra i territori da decolonizzare e più volte la giustizia europea ha annullato gli accodi commerciali tra UE e Marocco per la parte che comprendono i territori e le acque sahrawi, l’ultima volta è stato nell’ottobre scorso.

Fra l’altro il Polisario, il movimento di liberazione del Sahara Occidentale, ha intrapreso diverse azioni giudiziarie, contro le navi che trasportano prodotti di provenienza dei territori sahrawi occupati dal Marocco, vincendole.

Anche per questo diventa sempre più strategico per il Marocco raggiungere un accordo con i paesi dell’Africa occidentale per realizzare il gasdotto che lo unirebbe alla Nigeria passando lungo le cose atlantiche, comprese quelle del Sahara Occidentale. 

Il progetto è in concorrenza con quello portato avanti dall’Algeria che sarebbe unita alla Nigeria con un gasdotto transahariano, attraverso il Niger. Le recenti difficoltà dell’Algeria con Niamey e i paesi del Sahel ha messo in discussione il progetto, e non a caso il governo di Rabat manifesta ora un certo ottimismo.

Contro gli investimenti israeliani nei territori occupati del Sahara Occidentale si sono già mobilitati diversi attori. Così il fondo sovrano norvegese aveva due anni fa ritirato la sua partecipazione azionaria nell’impresa israeliana Delek, cui è poi subentrata la NewMed Energy, dopo gli accordi col Marocco per l’esplorazione nelle acque sahrawi.

In precedenza lo stesso fondo aveva escluso dal suo portafoglio, per le stesse ragioni, l’impresa americana Kosmos e la sua filiale inglese Cairn Energy. Ad oggi sono tre le compagnie israeliane che figurano sulla lista delle imprese coinvolte in tempi recenti nello sfruttamento di risorse del Sahara Occidentale secondo l’associazione Western Sahara Resource Watch. Per l’Italia figura l’Enel.

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