Il Sahel si conferma cuore del terrorismo globale - Nigrizia
Conflitti e Terrorismo
Il numero di vittime nella vasta regione è aumentato di circa dieci volte dal 2019
Il Sahel si conferma cuore del terrorismo globale
05 Marzo 2025
Articolo di Redazione
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L’Institute for Economics and Peace, think tank internazionale che da 14 anni si dedica alla ricerca sulla pace e sui conflitti globali, ha pubblicato l’Indice Globale sul Terrorismo 2025 (Global Terrorism Index GTI).

Secondo il GTI la regione africana del Sahel è diventata “l’epicentro del terrorismo globale” e per la prima volta rappresenta “oltre la metà di tutti i decessi legati al terrorismo”.

La fascia del Sahel si estende dalla costa occidentale dell’Africa verso est attraversando tutto il continente. Il GTI include in particolare 10 paesi: Burkina Faso, Mali, Niger, Camerun, Guinea, Gambia, Senegal, Nigeria, Ciad e Mauritania.

In questa vastissima zona semiarida a sud del Sahara, secondo i dati del GTI, lo scorso anno in seguito ad attacchi terroristici di gruppi islamisti hanno perso la vita 3.885 persone su un totale mondiale di 7.555.

Il rapporto aggiunge che mentre la cifra globale di vittime del terrorismo è diminuita rispetto a un picco di 11mila nel 2015, la cifra per il Sahel è aumentata dal 2019 di circa dieci volte, poiché i gruppi estremisti “continuano a spostare la loro attenzione” verso questa regione.  

La maggioranza delle azioni terroristiche è stata messa in atto da due organizzazioni: il gruppo Stato islamico nel Sahel (IS-Sahel) e il Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (GSIM), un ramo di al-Qaida.

Secondo gli analisti, nel processo di occupazione territoriale e di influenza politica, i gruppi jihadisti sono in competizione tra loro.

Secondo i dati di esperti delle Nazioni Unite l’IS-Sahel ha raddoppiato la superfice di territorio che controlla in Mali dopo i colpi di stato del 2020 e 2021, nella parte orientale vicino ai confini con Burkina Faso e Niger, mentre anche il GSIM ha continuato ad espandere la sua presenza.

Il rapporto GTI, d’altro lato, rileva che entrambi i gruppi hanno reclutato molti nuovi combattenti, compresi bambini soldato. E sostiene, peraltro, che l’instabilità politica e la debolezza della governance dei vari paesi ha creato le condizioni ideali per il radicamento dei gruppi ribelli.

Il rapporto denuncia anche come i gruppi jihadisti sostengano le loro operazioni con attività economiche illecite, tra cui rapimenti a scopo di riscatto e furti di bestiame.

La regione è diventata inoltre anche una strada privilegiata per i trafficanti di droga che esportano la cocaina dal Sud America all’Europa. Come si legge nel rapporto: “il traffico di droga rappresenta una delle attività più redditizie dal punto di vista finanziario legate al terrorismo nel Sahel”.

Anche l’estrazione non regolamentata di risorse come oro e altri minerali contribuiscono ad alimentare l’insicurezza generale, dato che i gruppi islamisti sono in lizza per impossessarsene.

In rapporto GTI denuncia infine il rischio di un crescente ampliamento delle operazioni terroristiche verso i paesi a sud del Sahel: ad esempio il Benin e il Togo, quest’ultimo, nel 2024, ha registrato 10 attacchi con distruzione di abitazioni e 52 persone uccise.

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