
Il 2024 è stato un anno frizzante per la politica del Senegal. I sette giorni finali sembrano rappresentarne la giusta conclusione. Nella settimana che chiude gli ultimi 12 mesi si sono svolti due passaggi istituzionali già previsti che però segneranno il futuro prossimo a Dakar e hanno fatto registrare delle sorprese.
Innanzitutto, l’Assemblea nazionale ha approvato la legge finanziaria per il 2025. O meglio, non l’ha fatto. Meglio ancora, non c’è stato bisogno che lo facesse. Appellandosi a un comma dell’articolo 86 della Costituzione infatti, il governo, nella persona del primo ministro Ousmane Sonko, si è arrogato la responsabilità esclusiva di adottare il documento. Quest’ultimo non è stato quindi sottoposto al voto dei deputati. La norma speciale chiamata in causa dall’esecutivo di Dakar prevede che le opposizioni possano inviare una mozione di sfiducia entro le 24 ore successive alla presentazione della legge, cosa che non è avvenuta.
Tempi stretti o volontà politica?
La motivazione dietro all’utilizzo di questa procedura sarebbe di tipo meramente organizzativo. La finanziaria per l’anno successivo deve essere approvata entro la fine di quello in corso. «Sapete tutti che non sarà possibile tenere sessioni plenarie per esaminare il bilancio dello Stato, da qui al 31 dicembre», aveva detto la settimana scorsa il premier Sonko spiegando la misura ai deputati.
La mossa del governo è stata comunque criticata dalle opposizioni. Certo è che se il testo fosse stato fatto votare ai deputati, difficilmente sarebbe stato bocciato. Dopo aver vinto le presidenziali a marzo con il suo candidato Bassirou Faye, il partito Pastef che guida l’attuale governo ha stravinto le legislative anticipate dello scorso novembre ottenendo addirittura la maggioranza qualificata nell’emiciclo. Il suo progetto di legge di bilancio, si può presumere, non avrebbe incontrato ostacoli.
Abdou Mbow, deputato della coalizione Takku Wallu Senegal, guidata dall’ex presidente Macky Sall, ha denunciato l’assenza del premier Sonko al momento dell’adozione della finanziaria, che invece sarebbe prevista dall’articolo della Costituzione chiamata in causa dal governo. I lavori sono stati supervisionati dal ministro delle finanze Cheikh Diba. Mbow ha definito «inaccettabile» il comportamento della maggioranza, che avrebbe violato la Costituzione. Anche secondo altri deputati ascoltati dalla stampa senegalese, l’esecutivo avrebbe delle responsabilità importanti. La maggioranza avrebbe infatti ritardato di proposito la presentazione della finanziaria.
Entrando nel merito della composizione della finanziaria invece, emergono diversi aspetti interessanti. Sia relativi alla gestione del precedente governo sia, soprattutto, alla direzione che vuole imprimere il prossimo. Il provvedimento ha un valore complessivo di circa 6mila miliardi di Franchi cfa, quasi 10 miliardi di euro.
Fra le previsioni più rilevanti, la riduzione del deficit di bilancio dall’11 al 7% del Pil circa. Una volontà, questa del governo di tagliare il deficit, che si iscrive in una più ampia strategia che punta a portare il disavanzo al 3% nel 2027.
La politica dell’esecutivo è figlia anche dei risultati di un audit sulle finanze pubbliche voluto nei mesi scorsi dall’appena eletto presidente Faye. Dall’esame è emerso che il precedente governo avrebbe di fatto falsificato i dati su deficit di bilancio e percentuale debito/Pil: la prima si è scoperto essere pari al 10% e non al 5,5% come dichiarato dall’amministrazione Sall; il secondo è invece emerso essere pari all’83% della ricchezza nazionale, e non al 76% come reso noto in precedenza.
Le autorità senegalesi sono ora in attesa di un’ultima revisione dell’audit. Anche da quest’ultima analisi partirà un cambio di strategia per la gestione del debito. L’intenzione di Dakar è di non rinegoziarlo con i creditori ma di renderlo più sostenibile.
Nella legge di bilancio inoltre, la crescita dell’economia senegalese è prevista all’8,8% del Pil mentre il tasso di inflazione stimato è dell’1,9%. Una panoramica condizionata in positivo da una delle novità del già citato “frizzante” 2024 di Dakar: l’ingresso del Senegal fra i paesi produttori di idrocarburi.
Il futuro di Sall…
La legge di bilancio non è l’unico fatto importante avvenuto a chiusura del 2024. Come previsto dall’ordinamento senegalese a inizio legislatura, la scorsa settimana hanno preso servizio i nuovi deputati membri dell’Alta corte di giustizia, eletti dall’Assemblea nazionale.
La composizione dell’organismo, che è presieduto dal giudice capo della Corte suprema, riflette quella del Parlamento: sette deputati su otto fanno parte di Pastef. L’Alta corte ha il compito specifico di giudicare gli ex funzionari che beneficiano di un privilegio di giurisdizione, come gli ex capi di stato – solo nel caso di sospetto alto tradimento – o i ministri, per reati gravi.
In 60 anni dall’indipendenza a oggi, all’Alta corte è stato richiesto di intervenire solo in due occasioni e mai nei confronti di presidenti della Repubblica. Dove e se dovrà intervenire nuovamente è una delle grandi domande per la politica senegalese del 2025.
Gli esponenti dell’organismo sono stati nominati 24 ore dopo che Sonko aveva annunciato il piano – ampiamente previsto –di voler abrogare una legge di amnistia promulgata dal governo Sall pochi giorni prima del voto per i reati legati alle manifestazioni politiche del periodo 2021-2024. Tre anni in cui una serie di ondate di mobilitazione convocate per lo più da Pastef erano degenerate in scontri e in cui decine di persone avevano perso la vita secondo Amnesty International.
È grazie a questo provvedimento che il presidente Faye e il premier Sonko sono stati scarcerati, il primo anche potendo concorrere per la guida dello stato. Era stato proprio l’arresto di Sonko a scatenare le proteste nel 2021.
Ora questa legge potrebbe invece ritorcersi contro Sall, che potrebbe, forse, finire davanti ai giudici. I numeri per avviare un procedimento contro un ex capo di stato – minimo tre quinti dell’Assemblea nazionale – Pastef li ha…