
In Senegal prosegue la strada, tutta in salita, del presidente Bassirou Diomaye Faye che solo un paio di mesi fa ha festeggiato il suo primo anno al governo del paese. Un governo di rottura con il passato e di profondi cambiamenti. Così era stato annunciato. E in quella direzione si sta cercando di andare.
Per proseguire però, ha bisogno dell’aiuto e della collaborazione delle forze sociali, poiché è soprattutto l’aspetto economico, dello sviluppo e del lavoro il più rilevante e sui cui risultati sono puntati gli occhi di tutti, soprattutto dei giovani che si barcamenano alla ricerca di un lavoro sicuro e pagato in modo giusto.
Così il capo di stato si è rivolto proprio ai sindacati cercando in loro una sponda e una … tregua. Ed è abbastanza iconico che alla fine un accordo si sia trovato e firmato il 1° maggio, giorno della festa dei lavoratori.
Tre anni senza scioperi. È questo il principale risultato dell’accordo, un patto di “stabilità”, tra il governo e le organizzazioni sindacali. Accordo siglato con 24 sindacati dei lavoratori e 4 organizzazioni dei datori di lavoro. Lo scopo è dare la possibilità al governo di lavorare per consolidare l’economia del paese.
«Per costruire un’economia solida e inclusiva che ci permetterà di ridistribuire la ricchezza. E non possiamo farlo gestendo un fronte sociale», sono state queste le parole del primo ministro Ousmane Sonko.
Il nodo finanziario
Una crisi finanziaria, quella che sta vivendo lo stato, acuita da un presunto debito di 7 miliardi di dollari che il precedente governo – accusa oggi quello attuale – avrebbe nascosto falsificando dati della finanza pubblica.
La stretta annunciata da Faye, come la riduzione delle spese nella pubblica amministrazione anche con una serie di licenziamenti nel settore pubblico – tra l’altro criticati dai sindacati – però non basterebbe. Ed ecco perché c’è bisogno di più tempo e nuove strategie che non vengano nel frattempo “disturbate” da azioni sindacali, proteste e manifestazioni.
Risanare e rilanciare
In questo anno il nuovo governo è riuscito in parte ad avere dei successi per quanto riguarda il piano diplomatico, una visione anticolonialista e una politica estera più autonoma e africanista – tra l’altro il presidente ha chiesto, e avverrà entro l’anno, il ritiro degli Éléments français au Sénégal (EFS), presenza permanente delle forze armate francesi con sede a Dakar.
Sul fronte interno, invece, la situazione rimane molto seria in materia di occupazione e costo della vita. E sono questi gli aspetti che oggi interessano di più i senegalesi. E se il complesso progetto di uscita dal franco CFA , promessa principale di Pastef, resta subordinato alla creazione di una nuova moneta dell’Africa occidentale e dovrà quindi essere coordinato con i paesi vicini, l’economia interna resta la questione più urgente.
Questo spiega la scelta del governo di chiedere ai sindacati quella “pax sociale” che gli garantirebbe maggiore libertà di azione. Parallelamente è stato istituito un tavolo di “dialogo nazionale” sul sistema politico (avvio il 28 maggio) che coinvolgerà direttamente i cittadini che potranno esprimersi attraverso un’apposita piattaforma online, denominata Jubbanti, da cui sarà possibile rispondere a 19 domande in tre ambiti: democrazia, libertà e diritti umani; processo elettorale; riforme istituzionali e gestione delle elezioni.
E, nonostante le difficoltà e i punti interrogativi per il futuro, la maggior parte dei senegalesi si dicono certi che il paese stia andando nella giusta direzione.
Cittadini fiduciosi
Lo affermano i risultati dell’ultimo sondaggio condotto da Afrobarometer. Un ottimismo che tuttavia contrasta con la percezione dell’attuale situazione economica nazionale. Quasi la metà dei cittadini, infatti, la considera negativa, anche se quattro su dieci la percepiscono positivamente. Per quanto riguarda le condizioni di vita personali, poco più della metà dei cittadini afferma che sono buone.
Ma dietro questo fragile equilibrio – sintetizza l’analisi – si nasconde una preoccupazione importante: l’elevato costo della vita. Quasi sei cittadini su 10 ritengono che l’aumento del costo della vita sia il problema più grande del paese, seguito da salute e disoccupazione.
Per andare più nello specifico, due terzi (67%) dei senegalesi affermano che il loro paese sta procedendo nella giusta direzione; quasi la metà (47%) ritiene che l’attuale situazione economica sia negativa; quasi quattro senegalesi su 10 (38%) la descrivono come buona.
Oltre questo, la metà (52%) degli intervistati afferma che le proprie attuali condizioni di vita sono buone. Al contrario, quasi tre intervistati su 10 (28%) giudicano negativamente la propria situazione.
Infine, come si accennava, è l’aumento del costo della vita il problema più grande del paese agli occhi dei senegalesi, citato da quasi sei intervistati su 10 (59%); il secondo è la sanità (52%) mentre la disoccupazione è considerato un problema dal 38% della popolazione.