Somalia: pronto il dispiegamento delle truppe egiziane di AUSSOM
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Il Cairo partecipa alla Missione dell’Unione Africana in base ad accordi con Mogadiscio volti a isolare politicamente e militarmente l’Etiopia
Somalia: pronto il dispiegamento delle truppe egiziane di AUSSOM
La presenza dei militari egiziani rischia di aumentare le tensioni politico-militari tra il governo federale e l'amministrazione del Jubbaland
27 Agosto 2025
Articolo di Michela Trevisan
Tempo di lettura 4 minuti
Militari dell'esercito egiziano

Terminato il programma di addestramento, comincerà a breve il primo dispiegamento di truppe egiziane in Somalia, nell’ambito della Missione di supporto e stabilizzazione dell’Unione Africana (AUSSOM).

Il contingente di oltre mille uomini sarà dislocato in alcune delle zone più instabili, dove fino a pochi mesi fa erano di stanza le truppe etiopiche: le regioni meridionali di Hiran e Lower Shabelle, nello stato federale di South West, teatro di un’offensiva contro l’avanzata di al-Shabaab verso la capitale Mogadiscio, e nella regione di Gedo, nel turbolento Jubbaland, la cui amministrazione è in aperto contrasto politico e militare con il governo centrale.

Il Cairo con Mogadiscio contro Addis Abeba

Il dispiegamento delle forze armate egiziane in Somalia è avvenuto in seguito all’acuirsi delle tensioni tra Mogadiscio e Addis Abeba, a partire da gennaio 2024, dopo la firma da parte del governo etiope di un accordo con lo stato indipendente del Somaliland – che la Somalia considera ancora parte del suo territorio – per la concessione all’Etiopia di un porto commerciale sul Golfo di Aden.

Le tensioni crescenti furono in seguito stemperate da un’intesa mediata dalla Turchia, storico e potente alleato di Mogadiscio, ma intanto tra i due contendenti si era inserito l’Egitto, schierandosi anch’esso, come Ankara, a difesa dell’integrità territoriale della Somalia.

Con il regime di al-Sisi il governo somalo aveva quindi concluso una serie di accordi militari, tra cui la fornitura di armi e addestramento e, appunto, il dispiegamento di truppe nell’ambito di AUSSOM, la missione che dal gennaio ha sostituito, non senza difficoltà, la precedente missione ATMIS.

La diga della discordia

Il disegno del Cairo è quello di rafforzare le alleanze regionali per isolare l’Etiopia con cui ha aperto da decenni un contenzioso sull’utilizzo delle acque del Nilo dopo la costruzione, da parte di Addis Abeba, della Grande diga della rinascita etiope (GERD), un imponente bacino idroelettrico che l’Egitto teme possa limitare l’afflusso di acqua a valle, cosa che il governo di al-Sisi considera una diretta minaccia esistenziale.

Non pare dunque casuale il dispiegamento delle truppe egiziane in Somalia proprio in concomitanza con le cerimonie di inaugurazione ufficiale della diga, a settembre.

L’AUSSOM

Nel corso del 2024, le tensioni tra Somalia ed Etiopia si erano riversate anche sulla nuova missione dell’Unione Africana, allora ancora in fase di formazione. Nonostante il significativo contributo che le truppe etiopi avevano dato nella lotta ad al-Shabaab con ATMIS, Mogadiscio si era detto contrario a una rinnovata presenza dell’Etiopia nell’AUSSOM.

Un’intesa tra i due paesi sulla presenza etiope nella missione era stata raggiunta solo lo scorso febbraio, dopo una visita a Mogadiscio del capo dell’esercito di Addis Abeba, feldmaresciallo Birhanu Jula.

La missione dell’Unione Africana è composta da una forza di 11.900 uomini, tra soldati, polizia e personale civile. Il contributo più rilevante è quello dell’Uganda, con 4.500 soldati, seguito proprio dall’Etiopia, con 2.500, Gibuti (1.520), Kenya (1.410) ed Egitto (1.091).

Sono inoltre previsti dei contingenti di polizia provenienti da Nigeria, Sierra Leone ed Egitto che saranno di stanza rispettivamente a Mogadiscio (nella Benadir Regional Administration), Jowhar (Hirshabelle) e Baidoa (South West).

Tensioni con il Jubbaland

Lo schieramento di truppe egiziane rischia però di infiammare le già forti tensioni tra il Jubbaland e Mogadiscio, visto che l’amministrazione della regione di Gedo un anno fa aveva dichiarato che non accetterà la presenza di militari egiziani nel suo territorio. E che se questo avverrà saranno considerati forze nemiche al pari di al-Shabaab.

Scontri armati

Per garantire il controllo della turbolenta regione di confine con il Kenya, il governo federale aveva inviato l’esercito a presidio del capoluogo, la città strategica di Balad-Hawo, dove il mese scorso le forze di Mogadiscio si sono scontrate violentemente con le forze armate dello stato federale, guidato dal presidente Ahmed Madobe.

Le radici del malcontento

Assieme al presidente dello stato federale del Puntland, Saeed Abdullahi Deni, Madobe accusa il governo del presidente somalo Hassan Sheik Mohamud di eccessiva ingerenza e di abusare dei suoi poteri costituzionali per esercitare pressioni sugli stati membri che hanno opinioni politiche diverse.

Alla base della discordia c’è il progetto di modifica del sistema elettorale, portato avanti da Mohamud, volto ad instaurare un sistema di voto a suffragio universale diretto, soppiantando il meccanismo di elezione su base clanica in vigore da oltre mezzo secolo.

Un nuovo sistema che dovrebbe essere applicato anche agli stati federali e che non piace a Madobe e a Deni, che sono stati eletti con il sistema clanico. Una rivoluzione che sta incontrando peraltro forti opposizioni anche a Mogadiscio.  

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