Sud Sudan: arrestato a Juba il vicepresidente Rieck Machar
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Escalation di scontri armati tra le SSPDF e l’SPLA-IO nella capitale e nello stato dell’Upper Nile. Il presidente Kiir ordina lo stop di tutte le operazioni militari nel paese
Sud Sudan: arrestato a Juba il vicepresidente Rieck Machar
Agli arresti anche la moglie di Machar, la ministra degli Interni Angelina Teny
27 Marzo 2025
Articolo di Redazione
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Il primo vicepresidente Rieck Machar

In Sud Sudan la prospettiva dello scoppio di un nuovo conflitto non è mai stata così concreta. Nelle ultime ore si rincorrono notizie sempre più preoccupanti riguardo alle tensioni crescenti tra il presidente Salva Kiir e il primo vicepresidente Rieck Machar, e tra le rispettive milizie: South Sudan People’s Defence Forces (SSPDF) e SPLA-IO.

Nella capitale Juba ieri il ministro della Difesa e il capo del Servizio di sicurezza nazionale (NSS) “sono entrati con la forza” con un convoglio di 20 veicoli pesantemente armati nella residenza di Machar e gli hanno notificato un mandato di arresto.

A darne notizia lo stesso partito del vicepresidente, SPLM-IO, secondo cui Machar sarebbe stato trattenuto in casa assieme alla moglie, la ministra degli Interni Angelina Teny, e due guardie del corpo. Machar e la moglie sarebbero tenuti “agli arresti domiciliari”, mentre il personale di sicurezza sarebbe stato trasferito in una località sconosciuta .

Raffica di arresti eccellenti

Restano in carcere anche il numero due dell’esercito, il ministro del petrolio e una decina di alti funzionari dell’opposizione, tra cui anche il vicegovernatore dello stato dei Laghi (Lakes State), il ministro dell’Istruzione dello stato di Unity e il governatore di quello dell’Upper Nile.

La tensione nella capitale resta palpabile ormai da giorni.

Tanto che, dopo la Germania, ieri anche la Norvegia ha annunciato la chiusura temporanea della sua ambasciata. USA e Regno Unito hanno invece ridotto il personale diplomatico.

Attacchi ai centri di addestramento

Nei giorni scorsi la periferia di Juba è stata anche teatro di attacchi armati da parte del SSPDF a tre basi di addestramento dell’SPLM-IO: quella di Wunliet e di Rambur, il 24 marzo, e quella di Rejef, attaccata ieri mattina.  

Combattimenti nell’Upper Nile

Kiir accusa Machar di essere implicato negli scontri che da metà febbraio vedono contrapposti l’SSPDF e il White Army, milizia etnica affiliata al SPLM-IO, a Nasir e in altre località dello stato nord-orientale dell’Upper Nile.

Dopo i bombardamenti effettuati dalle forze di Kiir, sostenute dall’esercito ugandese, su Nasir e Ulang, che hanno causato un numero imprecisato di vittime anche tra i civili, la sera del 25 marzo l’SPLM-IO ha attaccato le truppe SSPDF a Tonga, nella contea di Panyikang, costringendole a ritirarsi.

Sono stati segnalati scontri anche nello stato di Unity.

I combattimenti nell’Upper Nile hanno causato fino ad oggi lo sfollamento di 50mila persone, secondo le Nazioni Unite.

Stop alle operazioni militari

A tentare di fermare un’escalation armata che rischia di far ripiombare il Sud Sudan in un nuovo conflitto inter-etnico – dopo quello durato cinque anni, terminato nel settembre 2018 con un fragilissimo accordo di pace e una condivisione del potere tra i due contendenti – è stato ieri pomeriggio lo stesso Salva Kiir che ha ordinato l’immediata sospensione di tutte le operazioni militari in corso nel paese.

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