Sud Sudan: Bol Mel nominato per decreto vicepresidente del SPLM
Politica e Società Sud Sudan
L’ascesa del controverso uomo d’affari fedelissimo del presidente, sanzionato dagli USA per corruzione, scuote il governo e accende le proteste
Sud Sudan: Bol Mel nominato per decreto vicepresidente del SPLM
Se Salva Kiir si dimettesse, il nuovo ruolo di Benjamin Bol Mel lo renderebbe presidente ad interim del paese. La società civile: “una nomina che segna la discesa definitiva del Sud Sudan nella cleptocrazia”
22 Maggio 2025
Articolo di Bruna Sironi (da Nairobi)
Tempo di lettura 5 minuti
Il presidente Salva Kiir (a sinistra) con Benjamin Bol Mel al momento della sua nomina a consigliere speciale , lo scorso febbraio (Credit: ufficio della presidenza)

L’ascesa di Benjamin Bol Mel ai vertici del potere del Sud Sudan è stata davvero rapidissima. La sera del 20 maggio, per decreto, il presidente Salva Kiir l’ha nominato suo vice alla presidenza del partito di governo, l’SPLM (Movimento popolare per la liberazione del Sudan), il movimento armato che ha portato all’indipendenza il paese.

Bol Mel, prima che un politico, è un uomo d’affari ed è stato il più ascoltato consigliere del presidente in campo finanziario. È tra le persone più chiacchierate del paese per i suoi affari poco trasparenti e per la commistione tra ruoli istituzionali e faccende private.

È sanzionato dagli Stati Uniti fin dal 2017 per corruzione e concussione. È tanto vicino al presidente che sono insistenti le voci, probabilmente non vere, che sia un suo genero, e dunque un membro della sua famiglia. E la famiglia in Sud Sudan conta ancora moltissimo.

La sua ascesa politica è iniziata in febbraio, quando, ancora per decreto, Salva Kiir l’aveva nominato secondo vicepresidente.

Primo presidente era Rieck Machar, capo dell’opposizione, che ricopriva il posto in forza dell’accordo di pace firmato nel settembre del 2018 che aveva messo fine a quasi cinque anni di guerra civile. Ora Machar è agli arresti domiciliari, l’accordo di pace è vicino al collasso, il paese è sempre più instabile e il bilancio statale non permette neppure di pagare regolarmente gli stipendi ai funzionari governativi e alle forze dell’ordine.

Kiir indica il suo successore

In un contesto come quello descritto, è facile immaginare quali siano gli obiettivi di Kiir con la nomina di Bol Mel alla vicepresidenza dell’SPLM: consolidare la presa sul paese sua e del suo gruppo di potere e indicare il suo successore. E lo fa in modo ben poco rituale.

La nomina per decreto di propri sodali in posti istituzionali non è normale, neppure in un paese giovane, governato da ex guerriglieri e perennemente in crisi come il Sud Sudan. Kiir si serve normalmente di decreti per promuovere politici e funzionari fedeli, e perciò in ascesa nell’organigramma della leadership sudsudanese, e per scalzare quelli in discesa, perché sentiti come non più utili o non pedissequamente allineati.

Ma questo è un segno lampante della deriva del paese. Un modo di gestire il potere di governo sentito come non accettabile soprattutto dalla maggior parte dei sudsudanesi.

La nomina di Bol Met alla vicepresidenza prima, e ora alla vicepresidenza del partito di governo, ha scatenato infatti commenti e analisi preoccupate prima di tutto nel paese stesso.

Società civile in allarme

Oggi su Radio Tamazuj, il sito d’informazione tra i più autorevoli del Sud Sudan, si trova un pesante commento di Reclaim South Sudan, una coalizione di organizzazioni della società civile sudsudanese. L’articolo inizia con una citazione che dice, tra l’altro: “Crimine di stato è l’agire del governo contro il suo popolo”. Un prologo per l’analisi che segue, il cui punto più critico riguarda la qualità della governance, dopo la nomina di Bol Mel.

Vi si dice che la sua nomina a vicepresidente era già “un oltraggio etico e legale”. Ma la sua nomina a vicepresidente del partito di governo è un vero punto di svolta: quello che fino a ieri era un paese fragile che faticava ad uscire da una guerra civile è diventato ora una stato criminale con un presidente in pectore sanzionato dalla comunità internazionale per crimini contro quello stato che sarebbe destinato a governare. Senza contare che la sua nomina è stata fatta “in aperto sprezzo dell’ordine costituzionale e delle norme internazionali”.

Il documento continua con un lungo elenco di tutte le norme nazionali e internazionali violate con la nomina di Bol Mel a vicepresidente dell’SPLM e a potenziale nuovo presidente del Sud Sudan, e alle conseguenze che ne potrebbero derivare per il paese.

Infine gli autori si appellano alla comunità internazionale perché non sia indifferente a un simile oltraggio ai sudsudanesi. Tra l’altro, chiedono di sospendere tutte le donazioni dirette a sostenere il budget dello stato, per non legittimare un governo capeggiato da un “cleptocrate sanzionato”. Suggeriscono di far passare i finanziamenti al paese da trust funds con meccanismi di monitoraggio indipendenti.  

Cittadini furenti davvero, a cui sarà difficile far digerire il rospo di una nomina dall’alto, e di quella nomina poi, dopo ripetuti scivolamenti delle tanto attese elezioni.

SPLM spaccato

Altri analisti mettono invece l’accento sulle evidenti spaccature nell’SPLM, messe in luce anche da altri provvedimenti del presidente, come la sostituzione, per decreto e non in un regolare congresso, di due vicepresidenti del partito, vecchi combattenti della lotta di liberazione.

Ter Manyang Gatwech, autorevole difensore dei diritti umani sudsudanese, ad esempio, osserva che il presidente dovrà affrontare molte sfide poste dagli stessi militanti del partito proprio per la messa da parte di vecchi combattenti per la liberazione del paese. Aggiunge che in un prossimo futuro, settimane o mesi, l’SPLM potrebbe frazionarsi e far precipitare il paese nel caos.

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