Sud Sudan: la tensione resta alta a Nasir e Juba - Nigrizia
Conflitti e Terrorismo Sud Sudan
Dopo l'attacco a un elicottero dell’ONU nell’Upper Nile, nella capitale gli Stati Uniti evacuano il personale non d’emergenza
Sud Sudan: la tensione resta alta a Nasir e Juba
10 Marzo 2025
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti
Il primo vicepresidente Rieck Machar

Non accenna a diminuire la tensione politico-militare in Sud Sudan e l’accordo di pace del 2018 appare sempre più fragile.

Epicentro è la contea di Nasir, nello Stato nord-orientale dell’Upper Nile, terreno di aspri combattimenti tra l’esercito (SSPDF) e la milizia White Army, composta principalmente da giovani del gruppo etnico nuer e affiliata al SPLM-IO del primo vicepresidente Rieck Machar.

Dopo oltre due settimane di scontri, il 4 marzo scorso il White Army ha ottenuto il controllo della zona, costringendo l’esercito a ritirarsi nella base locale, presa d’assedio. Alcuni giorni più tardi, il 7 marzo, un elicottero della Missione delle Nazioni Unite nel Paese (UNMISS) è stato attaccato mentre cercava di evacuare i militari rimasti.

Il ministro dell’Informazione Michael Makuei ha detto che 27 soldati e un membro dell’equipaggio ONU sono rimasti uccisi, e due feriti in modo grave. Un fatto “assolutamente abominevole e che potrebbe costituire un crimine di guerra ai sensi del diritto internazionale”, ha affermato il capo dell’UNMISS Nicholas Haysom.

Il timore che il giovane Paese possa ripiombare in un aperto conflitto sta spingendo la comunità internazionale a moltiplicare gli appelli al dialogo. I due protagonisti della guerra civile che ha causato oltre 400mila vittime tra il 2013 e il 2028, Rieck Machar e il presidente Salva Kiir, assicurano di essere tutt’ora impegnati per la pace, ma a Juba l’inquietudine per quanto sta avvenendo è palpabile.

Tanto che ieri il Dipartimento di Stato americano ha ordinato al personale governativo non d’emergenza di lasciare la capitale, avvertendo che “le armi sono facilmente reperibili per la popolazione”.

“Stiamo assistendo a una regressione allarmante che potrebbe cancellare anni di progressi duramente conquistati. Invece di alimentare divisioni e conflitti, i leader devono urgentemente riconcentrarsi sul processo di pace, sostenere i diritti umani e garantire una transizione fluida verso la democrazia”, ​​ha affermato Yasmin Sooka, presidente della Commissione ONU per i diritti umani nel Paese.

Ancora più esplicito è stato Alan Boswell, direttore dell’International Crisis Group Horn of Africa, che ha dichiarato di temere “massacri etnici su larga scala se la situazione non verrà presto contenuta”.

La ribellione del White Army – che ha combattuto a fianco delle forze di Machar durante la guerra civile contro le truppe di etnia dinka, fedeli a Kiir – ha provocato una raffica di arresti di alti esponenti – politici e militari – dell’SPLM-IO nella capitale.

Tra questi il numero due dell’esercito, generale Gabriel Duop Lam, stretto alleato di Machar, e il ministro del petrolio Pout Kang Chol.

Ma, ha avvertito due giorni fa il direttore delle relazioni pubbliche del famigerato servizio di intelligence (NSS) sudsudanese, David John Kumuri, “gli arresti continueranno”. E “coloro che commettono crimini contro lo Stato, cospirano contro il governo o sono collegati agli incidenti di Nasir saranno ritenuti responsabili”.

Leggi anche il dossier “Sud Sudan. Fragili illusioni” uscito nel numero di Nigrizia di gennaio 2025.

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it