Sudan: armi cinesi fornite alle RSF dagli Emirati Arabi - Nigrizia
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Una nuova inchiesta di Amnesty International documenta l’approvvigionamento di sofisticati armamenti di fabbricazione cinese alla milizia da parte di Abu Dhabi
Sudan: armi cinesi fornite alle RSF dagli Emirati Arabi
09 Maggio 2025
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti
Il drone di fabbricazione cinese Wing Loong II e le bombe guidate che trasporta

Non sono solo aziende europee a far entrare armi in Sudan attraverso la triangolazione con gli Emirati Arabi Uniti (EAU), in violazione dell’embargo delle Nazioni Unite sull’importazione di armamenti destinati al Darfur.

Dopo l’inchiesta di France 24 che documenta come armi prodotte in Bulgaria siano arrivate nelle mani delle milizie Forze di supporto rapido (RSF), da oltre due anni in guerra contro l’esercito, e usate contri i civili, una nuova indagine, questa volta di Amnesty International, conferma il ruolo primario di Abu Dhabi nel commercio illegale che foraggia il conflitto.

Obici e bombe guidate Made in China

Attraverso l’analisi di immagini e video che mostrano le conseguenze degli attacchi delle RSF in Darfur e nella capitale Khartoum, Amnesty ha identificato bombe guidate GB50A e obici AH-4 da 155 mm di fabbricazione cinese.

Si tratta del primo utilizzo documentato di bombe GB50A in un conflitto a livello globale, fa notare l’organizzazione. Nel rapporto si osservava inoltre che queste bombe possono essere sganciate da vari droni cinesi, tra cui il Wing Loong II e il FeiHong-95, entrambi utilizzati esclusivamente dalle RSF e forniti dagli Emirati Arabi Uniti.

A produrre questi sofisticati armamenti è l’azienda di difesa statale cinese China North Industries Group Corporation Limited (Norinco Group).

Il riconoscimento del produttore è avvenuto attraverso l’analisi dei frammenti di una bomba (una GB50A, appunto) scagliata durante un attacco con drone il 9 marzo scorso nei pressi di al-Malha, nel Darfur settentrionale. I segni indicano che la bomba è stata fabbricata nel 2024.

Alcuni video postati sui social media, risalenti al 27 e 28 marzo, inoltre, mostravano le Forze armate sudanesi (SAF) sequestrare obici Norinco AH-4 da 155 mm ai combattenti delle RSF in ritirata da Khartoum.

In questo caso Amnesty fa notare che “l’unico paese al mondo ad aver importato obici AH-4 dalla Cina sono gli Emirati Arabi Uniti”. E che il trasferimento, secondo il Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), è avvenuto nel 2019, cosa che “suggerisce fortemente il continuo sostegno degli Emirati alle RSF”, anche prima, dunque, dell’inizio del conflitto, il 15 aprile 2023.

Le richieste di Amnesty

L’organizzazione chiede quindi che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite applichi l’attuale embargo sulle armi in Darfur e lo estenda a tutto il paese, che la Cina – firmataria come Abu Dhabi del Trattato sul commercio delle armi – adotti misure urgenti per impedire il trasferimento illecito di armi verso il Sudan.

Chiede inoltre al gruppo Norinco di “riesaminare urgentemente tutte le esportazioni di armi passate, presenti e future verso gli EAU e, se questi non smettono di dirottare le armi verso il Sudan, di cessare le esportazioni di armi” verso il paese del Golfo.

E infine chiede ad Abu Dhabi di interrompere immediatamente i trasferimenti di armi alle RSF. “Fino a quando non lo faranno – si legge nel rapporto -, anche tutti i trasferimenti internazionali di armi agli Emirati Arabi Uniti devono cessare”.

Nel 2024, nel suo rapportoNew weapons fuelling the Sudan conflict” Amnesty aveva già documentato il flusso di armi in ingresso Sudan da parte di diversi paesi, tra cui Francia, Cina, Russia, Turchia ed Emirati. E aveva documentato anche altre violazioni dell’embargo da parte degli Emirati Arabi Uniti, inclusa la fornitura di droni cinesi Wing Loong in Libia.

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