Sono agghiaccianti le testimonianze che arrivano da El Fasher, capitale della regione del Darfur settentrionale, sotto assedio da quasi un anno e mezzo, divenuta epicentro della grave crisi umanitaria provocata dal conflitto in Sudan.
L’ultimo allarme è quello lanciato dalla Emergency Response Room del campo di sfollati di Abu Shouk, alla periferia della città, divenuto rifugio per circa 190mila persone, per lo più fuggite dai quartieri settentrionali di El Fasher, distribuite in 38mila nuclei familiari.
118 morti per fame in 40 giorni
In soli 40 giorni, sono morti per fame e malattie almeno 73 bambini sotto i 5 anni e 22 anziani. “Circa 8 persone muoiono ogni giorno”, denuncia in un comunicato la Emergency Room locale, parte di una rete comunitaria informale di assistenza che in tutto il Sudan, grazie al lavoro di cittadini volontari, si occupa di fornire gratuitamente cure mediche, cibo e alloggi alla popolazione.
L’organizzazione descrive la situazione umanitaria e di sicurezza come “preoccupante”, sottolineando la grave e prolungata carenza di acqua, cibo e servizi sanitari.
La conferma di un aumento delle morti legate alla malnutrizione a El Fasher arriva anche dal Sudan Doctors’ Network che parla di 23 persone, tra cui 5 donne incinte, decedute questo mese.
Ferme le Emergency Kitchens
Anche le cucine comunitarie, supporto vitale per migliaia di persone, hanno smesso di funzionare per mancanza di fondi, provenienti per lo più da gruppi di sudanesi della diaspora e da organizzazioni internazionali come la Croce Rossa e il Programma alimentare mondiale.
Sul lavoro di assistenza pesano i tagli voluti dall’amministrazione statunitense, ma anche il prolungato blocco degli aiuti umanitari e dei commerci di generi di prima necessità operato dalla milizia Forze di supporto rapido (RSF) nel tentativo di espugnare El Fasher, sottraendo la città al controllo delle Forze armate sudanesi (SAF).
Un pasto per 20 famiglie, fa sapere la Emergency Room di Abu Shouk, arriva a costare oggi fino a 7 milioni di dollari sudanesi (quasi 10mila euro), una cifra insostenibile. Così le persone sono costrette a cibarsi di mangimi per animali.
Le RSF hanno anche distrutto il 98% delle fonti d’acqua, prosegue il comunicato, avvertendo del rischio una grave crisi sanitaria, in quanto “corpi insepolti si stanno accumulando nelle strade a causa dell’insicurezza”.
Strutture mediche al collasso
«Le garze chirurgiche sono completamente esaurite negli ospedali rimasti operativi e i medici stanno ricorrendo all’uso di zanzariere per medicare le ferite», ha dichiarato qualche settimana fa al Sudan Tribune il direttore dei centri sanitari del ministero della Salute del Darfur settentrionale, Nabil Mohamed, aggiungendo che in città è rimasto un solo chirurgo per curare l’afflusso di feriti, tra i 60 e i 90 al giorno, colpiti per lo più dai bombardamenti delle RSF che prendono di mira punti di raccolta e rifugi civili.
Garantire corridoi umanitari
Quello che sta accadendo è “una tragedia da tempo sotto gli occhi di tutti”, denunciano i medici, che accusano la comunità internazionale e le Nazioni Unite di complicità attraverso il silenzio e l’inazione.
Più che mai urgente è l’appello, lanciato di recente anche da papa Leone, affinché siano garantiti corridoi umanitari sicuri per i civili intrappolati nel conflitto.
Popolazione sotto attacco
In un recente rapporto, le Nazioni Unite denunciano bombardamenti indiscriminati, raid aerei e attacchi con droni su aree densamente popolate all’interno della città e sui campi di sfollati circostanti di Abu Shouk e Zamzam con centinaia di morti.
Nei due campi già nell’agosto del 2024 il Famine Review Committee (FRC) aveva decretato lo stato di carestia, ovvero di mancanza di cibo che porta alla morte. E la situazione da allora non ha fatto che peggiorare.
Ripresi i rifornimenti aerei
La notizia relativamente buona è che ieri, per la prima volta da quando, ad aprile, le linee di rifornimenti aerei erano state interrotte dopo che le RSF avevano abbattuto un caccia dell’esercito sopra la città, le SAF hanno effettuato con successo un lancio di munizioni, medicinali, cibo e denaro contante.
Una goccia in un oceano di disperazione.
Il Sudan è teatro della più grande crisi umanitaria del mondo, con 24,6 milioni di persone che soffrono di grave insicurezza alimentare. 19 milioni sono senza acqua potabile con epidemie di malattie come il colera che si stanno sempre più diffondendo.