Sudan: il commercio illecito di gomma arabica che finanzia le RSF
Conflitti e Terrorismo Sudan
Secondo un’inchiesta della Reuters, le milizie paramilitari hanno il controllo delle esportazioni
Sudan: il commercio clandestino di gomma arabica che finanzia le RSF
La gomma arabica è un ingrediente fondamentale di prodotti cosmetici e alimentari di largo consumo, come Coca-Cola, M&M's e molti altri
04 Marzo 2025
Articolo di Redazione
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Credit: Getty Images

Il Sudan produce circa l’80% della gomma arabica mondiale. Un dato apparentemente trascurabile nell’attuale quadro generale sudanese. Il paese si trova devastato da quasi due anni di un conflitto ed è teatro di una delle più gravi crisi umanitarie del pianeta.

Ma questa resina naturale, estratta dagli alberi di acacia e ingrediente essenziale di tanti prodotti cosmetici e alimentari di largo consumo come la Coca-Cola, le M&M’s e la filiera Nestlé, è divenuta il fulcro di un commercio illecito che giova molto alle tasche delle Forze di Supporto Rapido (RSF), il gruppo paramilitare in guerra con l’esercito nazionale sudanese dall’aprile 2023. Una situazione favorita dal loro controllo delle principali aree di raccolta, nel Kordofan e nel Darfur.

Già all’indomani dello scoppio della guerra diverse testate si erano interrogate sul futuro di bevande come Pepsi e Coca-Cola, qualora il Sudan si fosse trovato impossibilitato a mantenere i propri ritmi di produzione. Un timore che a quanto pare non aveva tenuto conto delle infinite vie dell’illegalità.

L’inchiesta

A fare luce sulle strade sotterranee in cui scivola la gomma arabica attualmente, è una nuova inchiesta della Reuters. I giornalisti hanno scoperto come le RSF abbiano acquisito il controllo di questo commercio. Alcuni testimoni raccontano di aver visto i paramilitari imporre tasse ai commercianti locali in cambio del permesso di esportare.

La resina viene introdotta nei mercati dei paesi vicini, come Ciad, Senegal, Egitto e Sud Sudan, senza certificazioni che ne garantiscano l’origine. Anche il Kenya, con il porto di Mombasa, sarebbe diventato un importante centro di propagazione di questo traffico.

Il rischio, secondo alcuni operatori del settore, è che il prodotto entri nelle catene di approvvigionamento globali senza che le aziende siano consapevoli della sua provenienza da zone di conflitto.

Sebbene alcune aziende multinazionali abbiano ora diversificato le proprie fonti, acquistando da paesi come il Camerun, l’opacità del mercato rende difficile garantire che la materia prima non provenga da filiere illecite.

Un mercato clandestino difficile da controllare

Da mesi, infatti, la gomma arabica sudanese appare in vendita nei mercati informali al confine con il Sud Sudan e in altre rotte regionali, spesso a prezzi inferiori rispetto ai livelli di mercato.

Alcuni produttori sudanesi, impossibilitati a operare legalmente, denunciano furti e confische da parte delle milizie paramilitari, che poi rivendono il prodotto attraverso intermediari. Ma anche le piattaforme online stanno diventando un canale di vendita per la gomma arabica di origine illecita, facilitando la sua diffusione sui mercati globali.

Mentre alcuni grandi trasformatori si rifiutano di acquistare senza certificazioni etiche, altri preferiscono non approfondire troppo la provenienza delle forniture.

I giganti del settore, intanto, prendono le distanze. Secondo quanto riportato da Voice of America (VOA), la lobby dell’Associazione per la promozione internazionale delle gomme da masticare (AIPG), ha dichiarato lo scorso 27 gennaio di “non vedere alcuna prova di collegamenti tra la filiera di fornitura della gomma [araba] e le forze concorrenti [sudanesi]”.

Danni economici e ritorsioni

La situazione ha conseguenze devastanti per la già vessata economia sudanese. Prima del conflitto, la gomma arabica era un’importante fonte di reddito per migliaia di piccoli produttori, che ora si trovano privati dei loro mezzi di sostentamento.

Senza contare il potere che questa situazione trasferisce nelle mani dei miliziani paramilitari: sempre secondo VOA, dallo scorso ottobre le RSF avrebbero bloccato le esportazioni di 12 prodotti verso l’Egitto, tra cui la gomma arabica, come forma di ritorsione. (AB)

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