Sudan: fronte internazionale unito per un cessate il fuoco - Nigrizia
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ONU, Unione Africana e Lega Araba uniscono gli sforzi per una risposta coordinata. Escalation di violenza contro i civili mentre la giunta militare nomina un nuovo primo ministro
Sudan: fronte internazionale unito per un cessate il fuoco
20 Maggio 2025
Articolo di Redazione
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34° vertice della Lega Araba, il 17 maggio a Baghdad, Iraq (Credit: presidenza irachena)

Si compatta il fronte di pressione internazionale per ottenere un cessate il fuoco permanente in Sudan, dal 15 aprile 2023 teatro di uno dei conflitti più sanguinosi al mondo.

Al termine di una riunione consultiva di alto livello, tenuta a margine del vertice della Lega Araba a Baghdad, il 17 maggio, i vertici della Commissione dell’Unione Africana, della Lega Araba e delle Nazioni Unite hanno si sono detti pronti a unire i loro sforzi per una risposta internazionale più forte e coordinata a favore della “sovranità, l’unità, l’indipendenza e l’integrità territoriale del Sudan” e per impedire il collasso delle istituzioni.

Le tre organizzazioni hanno fatto sapere che la loro azione di pressione sulle due parti belligeranti – l’esercito e le milizie Forze di supporto rapido (RSF) – si baserà sui quadri normativi esistenti, tra cui le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU, la Dichiarazione di Jeddah e le decisioni dell’Unione Africana e della Lega Araba.

I leader hanno riconosciuto le difficoltà incontrate finora “nel garantire un efficace coordinamento multilaterale e una chiara divisione dei compiti”, che a loro avviso hanno “influito sul livello di fiducia tra le parti interessate e compromesso gli sforzi di mediazione“, evidenziando quindi la necessità di rafforzare la coerenza multilaterale, anche attraverso un accordo di alto livello sulla formazione di un “gruppo più ampio” di istituzioni internazionali per fornire supporto politico.

Un’impresa non facile ma più che mai oggi necessaria in una fase che registra un’”escalation senza precedenti” di attacchi con droni, che ha portato la guerra a un “nuovo livello” e ha ulteriormente aggravato le condizioni, già disastrose, dei civili.

Lo fa notare, l’esperto designato dall’Alto commissario ONU per i diritti umani, Radhouane Nouicer, che si è detto “profondamente preoccupato” per i numerosi attacchi alle infrastrutture civili critiche come stazioni elettriche, depositi di carburante e gas, centri medici e aeroporti internazionali, in particolare a Port Sudan e Kassala, che stanno avendo un impatto significativo su diritti essenziali come l’accesso al cibo, all’acqua potabile e all’assistenza sanitaria per una popolazione già stremata.

Kamil al-Tayeb Idris nuovo primo ministro

Intanto sul piano politico interno si registra la nomina di un nuovo primo ministro per la prima volta dopo il rovesciamento del governo civile di Abdalla Hamdok, tra ottobre 2021 e gennaio 2022, da parte dell’esercito.

Il capo della giunta militare al potere (Consiglio Sovrano Transitorio), Abdel Fattah al-Burhan, ha scelto l’ex funzionario delle Nazioni Unite Kamil al-Tayeb Idris, già candidato alla presidenza contro il deposto dittatore islamista Omar al-Bashir.

Non è chiaro, però, quanto potere avrà il primo ministro e fino a che punto potrà avere mano libera sulla scelta dei membri di un nuovo governo.

L’attuale esecutivo nominato dai vertici militari, infatti, il 19 febbraio scorso ha modificato il documento costituzionale, conferendo al Consiglio Sovrano il diritto di nominare e revocare il primo ministro su proposta dell’autorità legislativa transitoria, che è composta dallo stesso Consiglio Sovrano e dal Consiglio dei ministri.

Le modifiche costituzionali hanno inoltre esteso il periodo transitorio a 39 mesi, a partire dal 23 febbraio scorso.

La nomina di un nuovo primo ministro civile e di un governo riformato era una mossa attesa dopo la riconquista da parte dell’esercito della capitale Khartoum a fine marzo, e in seguito all’annuncio della prossima nascita di un governo parallelo formato dalle RSF – e da una coalizione di forze politiche e milizie – nelle zone da loro controllate.

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