
Da ieri e con effetto immediato la giunta militare al potere in Sudan ha sospeso tutte le importazioni dal vicino Kenya, segnando una nuova tappa nella rottura delle relazioni diplomatiche e commerciali tra i due paesi.
“L’importazione di tutti i prodotti dal Kenya attraverso tutti i porti, valichi, aeroporti e punti di ingresso è sospesa a partire da questa data e fino a nuovo avviso”, si legge in una lettera del ministro ad interim del Commercio e delle Forniture del Sudan, Omar Ahmed Mohamed Ali.
Il divieto è stato emesso sulla base delle raccomandazioni del comitato istituito dal Consiglio Sovrano (l’organo di governo) per valutare il coinvolgimento del Kenya negli affari interni del Sudan.
I già difficili rapporti tra i due paesi si sono ulteriormente incrinati il mese scorso, quando Nairobi ha ospitato un decisivo vertice delle Forze di supporto rapido (RSF) – in guerra da ormai quasi due anni contro la giunta militare sudanese – e dei suoi alleati.
Un summit che ha posto le basi per la formazione di un governo parallelo nei territori controllati dalle RSF, in opposizione all’attuale autorità al potere in Sudan.
La giunta militare accusa dunque l’amministrazione Ruto di sostegno al nemico e di “aperta ostilità”. Il primo atto è stato richiamare l’ambasciatore a Nairobi per consultazioni e, appunto, istituire una commissione per valutare le modalità di risposta.
Il divieto di importazione di tutti i prodotti kenyani darà un duro colpo alla già vacillante economia kenyana. I dati dell’Osservatorio della complessità economica (OEC) riferiti all’export verso il Sudan nel 2023, parlano di merci inviate oltreconfine per un valore complessivo di 48,2 milioni di dollari.
I principali prodotti esportati dal Kenya in Sudan sono stati tè (29,6 milioni di dollari) – prodotto di cui il Sudan è il secondo importatore africano e il decimo a livello mondiale -, tabacco lavorato (3,66 milioni di dollari) e oli di semi (1,84 milioni di dollari).