Tanzania: il leader dell’opposizione Tundu Lissu accusato di tradimento
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Il presidente di Chadema era stato arrestato il 9 aprile al termine di un comizo in vista delle elezioni generali di ottobre. Ora rischia la pena capitale
Tanzania: il leader dell’opposizione Tundu Lissu accusato di tradimento
11 Aprile 2025
Articolo di Redazione
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Il leader di Chadema Tundu Lissu (Credit: Likumbage/Wikimedia Commons/CC BY-SA 4.0)

Il Tanzania a cinque mesi dalle elezioni generali del 28 ottobre il clima politico è sempre più infiammato. Ieri Tundu Lissu, presidente del principale partito di opposizione è stato formalmente accusato di tradimento per aver incitato la popolazione alla rivolta e per il tentativo di impedire lo svolgimento delle elezioni.

Un reato che prevede la pena di morte, un tipo di condanna ancora in vigore in Tanzania, seppur non applicata. 

Davanti ai giudici ieri Lissu si è dichiarato non colpevole di altri tre capi d’imputazione, riguardanti la pubblicazione di false informazioni. La prossima udienza è fissata per il 24 aprile. La sua avvocata, Rugemeleza Nshala, ha parlato di accuse di matrice politica.

Il leader di Chadema era stato arrestato il pomeriggio del 9 aprile , al termine di un suo comizio a Mbinga, nella regione di Ruvuma, nel sud del paese. Con lui, denuncia Chadema, sono stati arrestati anche altri tre membri del partito e il suo bodyguard. Il raduno sarebbe stato poi disperso con il lancio di lacrimogeni.

Nelle ultime settimane Lissu stava tenendo raduni in varie zone della Tanzania con lo slogan “Nessuna riforma, nessuna elezione” chiedendo che il governo, dominato dal partito-stato Chama Cha Mapinduzi (CCM) al potere dall’indipendenza, attui una serie di radicali riforme al processo elettorale. In caso contrario, denuncia il partito, si andrà incontro a elezioni viziate da irregolarità, violenze e frodi, come già avvenuto in passato, per garantire la vittoria del CCM.

Una richiesta, quella di riforme elettorali, che Chadema porta avanti ormai da anni, ma che è sempre rimasta inascoltata.

Durante i suoi comizi, riporta il sito d’informazione indipendente tanzaniano The Chanzo, Lissu ha dichiarato che il partito non boicotterà né parteciperà alle elezioni, ma che ne impedirà lo svolgimento. 

Azioni intimidatorie

L’arresto e l’incriminazione di Tundu Lissu, già candidato alla presidenza nel 2020, è l’ultima di una serie di azioni volte a intimidire e ostacolare la campagna politica dell’opposizione e che fanno temere un’escalation di repressione con l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale.

A denunciarlo è la direttrice della comunicazione del partito, Brenda Rupia: “L’arresto del nostro presidente è un chiaro tentativo di mettere a tacere le voci dell’opposizione in vista delle elezioni”, ha dichiarato. “Siamo presi di mira, molestati e brutalizzati semplicemente per aver esercitato i nostri diritti costituzionali”. Si tratta, ha aggiunto, “di una campagna coordinata per intimidire i leader dell’opposizione, limitare le libertà politiche e minare la democrazia”.

Gli attivisti per i diritti umani da tempo accusano il governo della presidente Samia Suluhu Hassan – succeduta a John Magufuli dopo la sua morte nel 2021 – di prendere di mira gli oppositori in vista delle elezioni, accuse che il governo nega.

Una lunga scia di sangue

Sta di fatto però che negli ultimi mesi, diversi funzionari del Chadema hanno subìto violenti attacchi. I fatti più gravi risalgono a settembre 2024, quando Mohamed Ali Kibao, un membro della segreteria del partito, era stato rapito e in seguito trovato assassinato con evidenti segni di torture.

Nei tre mesi precedenti almeno altri cinque attivisti erano stati vittime di sparizioni forzate. Tra questi Dioniz Kipanya, scomparso il 26 luglio, e tre giovani leader di Chadema, Deusdedith Soka, Jacob Godwin Mlay e Frank Mbise, sequestrati il 18 agosto. Di loro non si sono avute più notizie.

Un mese dopo l’omicidio di Ali Kibao un’altra funzionaria del partito, Aisha Machano, era stata rapita, picchiata e gravemente ferita. Poi a dicembre una sorte simile è toccata a Abdul Nondo, giovane leader del partito di opposizione ACT Wazalendo. Ma i casi simili si contano a centinaia negli ultimi anni.

Lo stesso Lissu è sopravvissuto a un tentativo di assassinio nel 2017, durante la presidenza di Magufuli. Colpito da 16 proiettili, fu sottoposto a decine di interventi chirurgici all’estero, dove si rifugiò per anni, rientrando in Tanzania solo nel 2023. Lissu fu poi più volte arrestato e in seguito rilasciato.

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