Tanzania: il governo blocca la piattaforma social X - Nigrizia
Pace e Diritti Politica e Società Tanzania
La stretta motivata con la diffusione di materiale pornografico. Per gli attivisti per i diritti umani una “repressione preoccupante” in vista delle elezioni di ottobre
Tanzania: il governo blocca la piattaforma social X
05 Giugno 2025
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 4 minuti

In Tanzania si registra una nuova mossa repressiva del governo in vista delle elezioni generali di ottobre.

Ieri il ministro dell’Informazione Jerry Silaa ha annunciato il blocco all’accesso alla piattaforma social X, accusata di consentire la diffusione di contenuti pornografici.

In una dichiarazione fatta a una televisione locale, il ministro ha collegato il divieto all’annuncio fatto da X nel 2024, quando aveva comunicato che la piattaforma non avrebbe più bloccato i contenuti per adulti “prodotti e distribuiti consensualmente”.

Silaa ha spiegato che tali contenuti sono contrari alle “leggi, alla cultura, ai costumi e alle tradizioni” della Tanzania e che il fatto che X permetta la diffusione di “materiale sessuale esplicito, inclusi contenuti pornografici omosessuali”, viola le “linee guida etiche” del paese per la navigazione online.

Il ministro ha aggiunto che anche su YouTube alcuni contenuti sono stati resi inaccessibili. “Questo – ha spiegato – fa parte del nostro più ampio impegno per proteggere i consumatori e garantire che tutte le piattaforme online che operano nel nostro paese rispettino le nostre leggi”.

Censura “preoccupante”

Lettura completamente diversa quella che danno gli attivisti tanzaniani per i diritti e le opposizioni politiche, che notano come l’iniziativa censoria suoni quantomeno tardiva.

Il Legal and Human Rights Centre (LHRC) ricorda che X ha subìto una chiusura simile prima delle elezioni del 2020, evidenziando che le nuove restrizioni riflettono un “preoccupante schema di repressione digitale” in vista del voto di ottobre, quando la presidente Samia Suluhu Hassan cercherà una riconferma del suo mandato.

L’organizzazione fa inoltre notare che, nonostante l’annuncio del blocco di X, funzionari governativi e istituzioni pubbliche hanno continuato a utilizzare la piattaforma.

Il LHRC denuncia poi che anche la popolare app audio social Clubhouse e il servizio di messaggistica Telegram risultano inaccessibili.

Già nelle ultime due settimane l’accesso al social di Elon Musk è stato limitato, in seguito a una serie di attacchi informatici che hanno colpito gli account di istituzioni governative e private, tra cui quello della polizia di stato.

Repressione in aumento

Gli hackeraggi e i successivi problemi di accesso a X si sono verificati in seguito all’aumento delle tensioni politiche nel paese e nel pieno del clamore suscitato dall’arresto, dagli abusi e dall’espulsione di popolari attivisti e avvocati ugandesi e kenyani, tra cui l’ex ministra della Giustizia del Kenya Martha Karua, arrivati il 19 maggio a Dar es Salaam per assistere all’udienza di apertura del processo al leader storico dell’opposizione, Tundu Lissu, accusato di tradimento.

Due di loro, il kenyano Boniface Mwangi e l’avvocata ugandese Agather Atuhaire, hanno denunciato di essere stati trattenuti dalle forze di sicurezza per giorni, durante i quali sono stati torturati, umiliati e aggrediti sessualmente, per poi essere abbandonati al confine con il proprio paese.

Trattamenti “disumani” per Amnesty International, che chiede un’inchiesta indipendente che individui i responsabili.

Gli abusi di cui sono stati vittime Mwangi e Atuhaire suonano come un chiaro monito: “Questo è il trattamento riservato a chi si intromette in questioni interne del paese”. Un avviso che era stato espresso molto chiaramente dalla stessa presidente, la quale aveva avvertito che il suo governo non tollererà che attivisti di altri stati dell’Africa orientale si “intromettano” negli affari della Tanzania e causino “caos”.  

Nelle settimane precedenti il pugno duro del regime si era abbattuto sulle opposizioni, che da mesi chiedono sostanziali modifiche alle leggi che regolano le elezioni, in modo da consentire uno scrutinio libero ed equo.

Richieste sistematicamente ignorate dal governo, dominato dal partito-stato Chama Cha Mapinduzi (CCM), ininterrottamente al potere dalla sua fondazione nel 1977, che ha invece aumentato la repressione con minacce, intimidazioni, arresti arbitrari e sequestri di persona che in alcuni casi sono arrivati a provocare la morte. Come successo a decine di oppositori lo scorso anno, l’ultimo dei quali Mohamed Ali Kibao, sequestrato e torturato a morte all’inizio di settembre.

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it