
In Uganda si è aperta tra le polemiche ieri la campagna per la registrazione nell’elenco degli aventi diritto al voto in vista delle elezioni generali previste il 12 gennaio 2026.
Un appuntamento al quale migliaia di giovani che compiranno i 18 anni nel corso di quest’anno non potranno prendere parte, perdendo la possibilità di esercitare il loro diritto al voto.
Lo ha detto chiaramente ieri il presidente della Commissione elettorale (EC), il giudice Simon Byabakamaha Mugenyi, invitando coloro che invece hanno già 18 anni o più, e non l’hanno ancora fatto, ad andare a registrarsi entro il 10 febbraio, data in cui si chiuderà la campagna.
Byabakamaha ha spiegato che una volta chiuse le procedure di registrazione si procederà alla compilazione del registro degli aventi diritto al voto – che dovrà essere pronto entro settembre -, il quale determinerà il numero di schede elettorali necessarie.
Mantenere la registrazione aperta più a lungo, ha aggiunto, complicherebbe la pianificazione logistica, anche perché le schede dovranno essere stampate all’estero, con un conseguente allungamento dei tempi di consegna.
Diritti violati
L’annuncio ha sollevato forti critiche da parte delle opposizioni e dei movimenti per i diritti civili, che parlano di una mossa che viola i diritti costituzionali dei cittadini e che mina l’inclusività della democrazia ugandese.
Contestazioni ci sono state anche per la durata del periodo di registrazione, 21 giorni, considerato troppo breve.
In Uganda, paese che supera i 50 milioni di abitanti, il 21,16% della popolazione ha tra i 15 e i 24 anni e il 48,47% è nella fascia di età 0-14 anni, secondo i dati del World Population Review. Sulla carta, dunque, il voto dei giovani ha un peso rilevante, non solo per le elezioni del 2026 ma anche, e soprattutto, per quelle che seguiranno.
Funzionari elettorali sotto inchiesta
La campagna di registrazione degli aventi diritto al voto è stata tra l’altro preceduta dalla sospensione di sei alti funzionari della Commissione elettorale, tra cui il segretario Leonard Mulekwah, in attesa degli esiti di un’inchiesta interna per cattiva condotta.
I sei sono accusati di cattiva gestione finanziaria e utilizzo irregolare dei fondi a seguito di un rapporto dell’Ispettorato del governo, che li ritiene responsabili di aver gonfiato i costi durante le attività elettorali del gennaio 2021.
Lo spettro del 2021
Un’elezione segnata da un deterioramento dei diritti umani senza precedenti nel paese – con decine di morti e centinaia di arresti e detenzioni arbitrare e torture di dissidenti e oppositori – che ha permesso la sesta riconferma del presidente Yoweri Museveni e del suo partito, il National Resistance Movement (NRM), al potere ininterrottamente dal 1986.
Crimini denunciati e documentati da oltre 200 persone che nel luglio 2023 hanno depositato una richiesta di indagini alla Corte penale internazionale.
Uno spettro che rischia di ripresentarsi nel 2026, avverte il principale gruppo di opposizione, il National Unity Platform del popolare Robert Kyagulanyi, alias Bobi Wine, quando Museveni, oggi 80enne, punterà con ogni probabilità a un nuovo mandato.