
Un universo parallelo dove l’Europa è un continente selvaggio, la cui storia è segnata da un colonialismo che lo ha reso sfruttato e impoverito. L’Africa invece è un continente che domina la scena mondiale e dove ogni anno approdano milioni di persone bianche in cerca di futuro. Con un espediente narrativo che costringe le persone bianche a mettersi nei panni di chi, ogni giorno, vive sopra la propria pelle un razzismo strutturale che viene costantemente negato (perché noi siamo brava gente!), Nogaye Ndiaye racconta il paradigma del privilegio.
Lo fa alternando la storia di Martina, detta Khadija (che quel nome così occidentale mette in difficoltà le persone africane), al racconto delle varie microaggressioni che la bambina è costretta a subire per la sua bianchezza. Accusata di un “razzismo al contrario”, solo per aver messo per iscritto una sorta di esperimento sociale, Ndiaye con estrema fermezza mette in chiaro come il razzismo sia legato a un concetto di inferiorità della razza che ha determinato un secolare processo di razzializzazione, imparagonabile a qualsiasi altro tipo di discriminazione.
Un libro solo apparentemente semplice, astuto nel tentativo di portare a riflettere anche su tutti quegli atteggiamenti che si continuano in qualche modo a giustificare e banalizzare, senza comprenderne la reale portata. Un testo che vuole aiutare a costruire consapevolezza chi si trova nel mezzo di un guado identitario in cui ci si mette in discussione.